Embrionali, la bio-azienda Geron dice “stop alla ricerca, 22 novembre, 2011, http://www.uccronline.it/
Quasi contemporaneamente al “no”
di Benedetto XVI alla ricerca sulle staminali embrionali a conclusione del
Convegno internazionale sulle cellule staminali adulte promosso dal Pontificio
Consiglio della cultura, in quanto tecnica che distrugge sempre un essere umano, è arrivato il “no”
anche da parte della prestigiosa azienda americana di biotecnologie Geron
Corporation .
Saremmo illusi se pensassimo che
i due eventi possano essere legati. Il vero motivo è economico, come spiega
Paolo De Coppi, prestigioso ricercatore italiano primario del Great Ormond
Street Hospital di Londra, tra i più importanti centri al mondo per la
chirurgia e l’oncologia pediatrica e coordinatore di un gruppo di scienziati
dell’università di Harvard e dell’Istituto di medicina dell’Università di Wake
Forest, nel North Carolina (Stati Uniti), con i quali, lo scorso anno, a soli
35 anni, ha scoperto la presenza di cellule staminali nel liquido amniotico.
Cattolico, è decisamente contrario all’utilizzo delle embrionali per gravose questioni
etiche e si è adoperato in prima persona per tentare di risolvere il problema.
Assolutamente da prendere come modello per tanti!
L’azienda Geron, in questo
momento di insicurezza economica, ha deciso che non era il caso di continuare
con le embrionali e solitamente si taglia quel che non è necessario o poco
utile. Si tenga conto anche che solo poche settimane fa la Corte di giustizia
europea ha stabilito la non brevettabilità delle cellule embrionali (cfr.
Ultimissima 23/10/11). Fare ricerca sulle embrionali pare essere omrai cosa
obsoleta, e sembra affermarlo anche De Coppi: «Posso dire che fino ad ora le
cellule staminali adulte hanno dimostrato di essere le più utili e anche le più
sicure sull’uomo e considero molto importante informare sui progressi reali
della scienza. Sul trial clinico della Geron si concentravano molte aspettative
nel campo delle embrionali, è possibile che gli stessi investitori si siano
resi conto che non c’era più convenienza nell’andare avanti. Voglio ricordare
un altro studio appena pubblicato in questi giorni su Lancet: in pazienti
colpiti da infarto sono state prelevate cellule cardiache poi reiniettate dopo
espansione in laboratorio. Queste cellule autologhe sono risultate capaci di
riparare i tessuti danneggiati del cuore. Davvero un grande risultato».
L’investimento sulle staminali
adulte, conclude, «può essere, almeno a breve termine, il più efficace in
termini clinici». Tanti altri scienziati e specialisti hanno ribadito le stesse
identiche cose (cfr. Ultimissima 24/10/11).
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