Sara, vita strappata al baratro dell’aborto - Palermo, storia di una mamma coraggiosa che, contro il parere dei medici, ha vinto la malattia e fatto nascere la sua bimba di Alessandra Turrisi, Avvenire, 25 novembre 2011
Abortire per potere essere
operata subito di tumore alla tiroide o aspettare qualche mese e rischiare? Angela
ha scelto la vita della sua bambina, rischiando, e ora, a un anno dalla
terribile diagnosi, culla in braccio Sara, di appena 4 mesi, contemplandola
come il «dono più grande che Dio poteva farmi». La storia personale e familiare
di Angela Inglima, 36 anni, del marito Giovanni De Maria, 44 A anni, e dei
figli Valentina, 16 anni, e Alessio, 12 anni, tutti palermitani, è stata messa
in subbuglio da eventi inattesi e trasformata in fiaba a lieto fine grazie alla
determinazione di una donna, che ha trovato nella fede la forza per andare
avanti. Tutto comincia proprio nel novembre dell’anno sorso, quando annunciano
con gioia alla comunità del cammino neocatecumentale, in cui si sono inseriti
da qualche tempo, l’arrivo del loro terzo bambino. Una felicità immensa
trasformata in angoscia quando Angela dà l’annuncio al medico che le aveva
diagnosticato un nodulo alla tiroide. «Lui sapeva che poteva essere qualcosa
più di un nodulo. Ho dovuto fare altre indagini e si è scoperto che si trattava
di carcinoma midollare della tiroide da operare urgentemente», ripercorre quei momenti
Angela. Esistono due strade: abortire e operarsi subito o aspettare tre mesi,
in modo da far crescere un po’ il feto in grembo, e intervenire, col rischio di
metastasi e di perdere il bambino. «Io non volevo abortire. Quello per me era
un segno», continua Angela. Comincia il "pellegrinaggio" di visite ed
esami. «Alcuni medici mi prendevano per pazza, altri a Pisa mi incoraggiavano,
dicendo che si poteva aspettare - dice -. Io avevo la speranza nel cuore».
Attorno alla famiglia De Maria si scatena una gara di solidarietà: il gruppo
famiglie della Cattedrale, la comunità neocatecumentale, gli amici non li lasciano
mai soli. Durante questo travaglio, Angela e Giuseppe trovano il dottor
Giuseppe Siragusa, chirurgo della clinica Orestano di Palermo, disposto a
operarla durante la gravidanza. Nella stessa clinica c’è anche il ginecologo
che segue Angela, Giuseppe Fucà, che la incoraggia e la sostiene. Il 7 febbraio
2011 arriva il momento del ricovero per l’operazione. Il tumore viene
asportato, Angela è costretta ad affrontare dolori terribili perché, essendo in
gravidanza, non può assumere alcune terapie. «Dopo due giorni dall’intervento
mi hanno fatto l’ecografia e si è visto che il cuore del bambino batteva - racconta
la mamma -. È stata un’emozione enorme. Eravamo tutti increduli, anche i
medici. Mi hanno detto che ce l’aveva fatta ed era una bambina». L’esame
istologico dà il responso migliore: il tumore era circoscritto e non è
necessaria neppure la radioterapia. Il 19 luglio scorso nasce Sara e due
domeniche fa viene battezzata.
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