Le cellule staminali adulte tra mito e realtà, di AUGUSTO PESSINA, Coordinatore
del Gruppo Italiano Staminali Mesenchimali, ©L'Osservatore Romano 27 novembre
2011
Università di MilanoDue recenti
convegni dedicati alle cellule staminali adulte - quello organizzato a Genova
dalla Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo e dall'Ospedale
Galliera e l'International Symposium del Gruppo Italiano Staminali Mesenchimali
(Gism) tenutosi a Roma all'Istituto Regina Elena - permettono di tornare su
alcuni temi caldi della moderna medicina, ricca di prospettive e di domande.
Offrendo la possibilità di considerare criticamente numerosi dati scientifici
di base e clinici e aiutando a chiarire alcuni aspetti essenziali sia per
comprendere i problemi che per affrontarli in modo costruttivo.
Il primo aspetto è quello
comunicativo: solo una corretta e trasparente comunicazione dei problemi
connessi con le nuove terapie cellulari permette di evitare la confusione,
spesso presente nell'opinione pubblica, tra ricerca sperimentale clinica e cure
provate e consolidate. La ricerca basata sulla sperimentazione clinica umana
rappresenta una tappa tanto fondamentale quanto iniziale. La prima fase di
questi studi, eseguita su piccoli numeri di pazienti, ha come scopo soprattutto
la valutazione della non tossicità della terapia stessa e, come ben sanno i
ricercatori clinici, questa fase è preliminare a quelle che successivamente
devono essere impostate per valutarne l'efficacia (e questa, anche quando sia
confermata, deve essere seriamente confrontata con altre eventuali terapie
disponibili).
L'annuncio dell'inizio di studi
clinici nuovi è quindi importante ma non deve essere confuso con il lancio di
una nuova, sicura e provata terapia. In varie occasioni tale fraintendimento ha
generato aspettative in ammalati poi trasformatesi in delusione grave e
aumentato senso, per alcuni, di disperazione di fronte alla malattia. In modo
trasparente i convegni hanno sottolineato che, accanto all'uso di cellule
staminali già importanti per curare, esistono interessanti studi sperimentali
di tipo clinico; di questi, alcuni non ancora conclusi, altri conclusi con
insuccesso, altri ancora di cui non è dato conoscere l'esito. Solo quelli con
risultati positivi potranno portare, in tempi ancora da valutare, a possibili
nuove cure.
È da sottolineare che, quando la
serietà e l'onestà scientifica sono state praticate, siamo perfino arrivati a
constatare che vecchie terapie erano preferibili a quelle innovative. Del
resto, un attento ricercatore impara anche dai risultati negativi e un clinico
torna sempre sui suoi passi se riconosce che non vi sono motivi validi per
percorrere strade nuove - talvolta sostenute solo per interesse economico o di
immagine - che poco hanno a che fare con la risposta ai bisogni del paziente,
la cui persona deve essere sempre posta al centro.
Inoltre, come è emerso dal
simposio internazionale del Gism, esistono fonti tissutali di cellule staminali
adulte non ancora pienamente indagate ma molto interessanti, la cui
potenzialità terapeutica sembra promettente ma deve essere accuratamente
indagata dal punto di vista clinico, mentre altre risposte si aspettano ancora
dalla ricerca biologica di base. Anche le normative per la produzione di
cellule per la terapia richiedono di essere viste alla luce di criteri di
utilizzo equo e su vasta scala. Oggi, i costi di produzione di cellule per le
cosiddette terapie cellulari avanzate sono elevatissimi e sarà quindi
importante, ove arrivino risultati positivi, trovare tecnologie che possano
trasformarli da prodotti di nicchia in prodotti terapeutici di largo utilizzo.
Un'interessante novità che ha
caratterizzato il convegno genovese è stata la partecipazione di associazioni
di pazienti, che hanno confermato l'utilità della loro interazione con i
ricercatori di base e clinici e con i responsabili della regolamentazione, sia
a livello italiano che europeo. Uno degli aspetti decisivi della loro funzione
è quello di tenere alta l'attenzione rivolta alla persona, sia per non
permettere alla burocrazia di rallentare i tempi, sia per evitare euforiche
fughe in avanti di ricercatori o regolatori. Fondamentale, per esempio, è il
loro ruolo nel chiedere anche una distribuzione equa delle risorse: non solo
rivolte alla ricerca biomedica di base e clinica, ma anche a quella
riabilitativa e assistenziale.
Spesso la scienza medica, pur
rivolta a legittime (anche se talvolta utopiche) speranze nel futuro, può
sottovalutare alcuni aspetti della ricerca, sottraendo così risorse a chi vive
adesso, in questo momento storico, e il cui bisogno non può essere rimandato al
futuro. Ogni paziente desidera la guarigione o il miglioramento, ma desidera
anche non venga dimenticato il suo primario diritto di essere curato, assistito
e accompagnato con gli strumenti oggi disponibili. Come ha ricordato Benedetto
XVI alla recente conferenza internazionale sulle cellule staminali, "oltre
a questioni meramente etiche, bisogna affrontare questioni di natura sociale,
economica e politica per garantire che i progressi della scienza medica vadano
di pari passo con una offerta giusta ed equa dei servizi sanitari".
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