NANOTECNOLOGIE/ Fasci supersonici per depositare nanoparticelle: come
superare la crisi di Cristina Lenardi, martedì 22 novembre 2011, http://www.ilsussidiario.net/
Da domani al 25 novembre si
svolgerà a Mestre (VE) l’edizione 2011 di NanotechItaly, la principale
conferenza italiana sulle nanotecnologie, organizzata da Airi/Nanotec IT,
Veneto Nanotech, Cnr e Iit (Istituto italiano di tecnologia). Su alcuni
interessanti sviluppi delle nanotecnologie applicate all’elettronica e sui
risultati ottenuti da un giovane team di ricercatori milanesi, interviene
Cristina Lenardi, dell’Università degli Studi di Milano, responsabile della
Piattaforma materiali nanostrutturati e polimerici per le biotecnologie della
Fondazione Filarete.
Molte applicazioni nell’ambito
della biomedicina, della robotica e della sensoristica richiedono la capacità
di integrare attuatori ottici e elettronici su piattaforme polimeriche
altamente deformabili. Questa necessità ha dato un forte impulso allo sviluppo
dell’elettronica flessibile e estensibile per la produzione di dispositivi
innovativi che siano facilmente “integrabili e indossabili”.
Tra le ricerche più stimolanti vi
è senza dubbio la creazione della pelle artificiale che riproduca qualità sensoriali
finora attribuibili esclusivamente agli esseri umani. Questa infatti
rappresenta una delle ambizioni scientifiche verso cui molti ricercatori
provenienti da diverse discipline hanno orientato i loro studi. Recenti
articoli, apparsi su prestigiose riviste scientifiche, hanno presentato
significativi e promettenti sviluppi. Tra questi risalta la ricerca del gruppo
coordinato da Zhenan Bao dell’Università di Stanford che ha pubblicato in un
numero di ottobre di Nature Nanotechnology lo sviluppo di sensori di pressione
basati su film di nanotubi orientati.
Il procedimento per la produzione
del dispositivo prevede la deposizione di nanotubi con orientazione casuale su
un supporto in silicone altamente deformabile. Stirando il supporto, i nanotubi
si allineano secondo la direzione di allungamento che mantengono anche dopo il
rilascio del supporto che torna alle sue dimensioni originarie. La resistività
dello strato di nanotubi orientati si mantiene pressoché costante anche dopo un
numero elevato di cicli di elongazione.
Questo comportamento ha suggerito
ai ricercatori di utilizzare un secondo supporto con film di nanotubi orientati
in direzione perpendicolare. Interfacciando i due strati di nanotubi e
separandoli con una sottile pellicola di silicone, si viene a creare un
condensatore la cui capacità viene modificata esercitando una pressione tra le
armature. La misura di tale variazione può quindi essere correlata al valore
della pressione esercitata e della deformazione indotta. In particolare, le pressioni
rilevabili con siffatti dispositivi corrispondono grosso modo alla pressione
applicata in un deciso pizzicotto. Quindi il sistema, indubbiamente ancora da
sviluppare, si presenta come un sensore ideale per dispositivi flessibili con
proprietà simili a quelle della pelle.
Ma all’idea di pelle artificiale
si associa anche quella di “pelle elettronica” in cui siano integrati sensori
in grado di monitorare in modo non invasivo e efficiente lo stato di salute
dell’individuo su cui venga applicata. Tra i vari studi nel settore spicca
quello del gruppo coordinato da John A. Rogers dell’Università dell’Illinois,
che ha recentemente pubblicato i suoi risultati su Science.
La pelle si applica come un
cerotto invisibile, meccanicamente e fisiologicamente impercettibile in grado
di monitorare, ad esempio, i battiti cardiaci, l’attività celebrale e le
contrazioni muscolari. Stephanie Lacour, ingegnere presso l'Università di
Cambridge, esperta di fama internazionale nel settore dell’elettronica
flessibile, conferma che questa ricerca rappresenta una dimostrazione chiave di
come l’elettronica possa essere progettata per mimare le caratteristiche
sensoriali di tessuti biologici aprendo allo sviluppo di sistemi
“impercettibilmente indossabili” a alto contenuto tecnologico.
E in Italia cosa si sta facendo?
Ci sono diversi e autorevoli gruppi che si occupano dello sviluppo
dell’elettronica flessible come l’equipe altamente qualificata diretta da L.
Lorenzelli presso la Fondazione Bruno Kessler di Trento. Ma in questo contesto
vorremmo cogliere l’occasione per raccontarvi la storia, per ora agli inizi, ma
estremamente promettente, di un gruppo di giovani ricercatori dell’Università
di Milano. Questi hanno mosso i loro primi passi nel laboratorio diretto da
Paolo Milani, dove da diversi anni si effettuano studi su materiali
nanostrutturati prodotti utilizzando una tecnica innovativa che permette di
sintetizzare e depositare, mediante fascio supersonico, nanoparticelle su
substrati di qualsiasi natura.
Qui Luca Ravagnan, già distintosi
per alcune ricerche di base su una nuova fase allotropa del carbonio, ha
utilizzato, con i suoi collaboratori, tale tecnologia per la metallizzazione di
substrati polimerici flessibili ed estensibili. La novità di questo approccio
consiste essenzialmente nel fatto che le nanoparticelle vengono impiantate nel
polimero senza indurvi alcuna degenerazione, come invece avviene attualmente
per altri processi di metallizzazione. I materiali così prodotti, oltre a
mostrare un elevato grado di biocompatibilità, sono in grado di sopportare
reiterate e significative deformazioni mantenendo intatte le proprietà di
trasporto elettrico e integrità della metallizzazione.
L’applicazione principe
individuata dalla giovane squadra si è rivolta all’ambito dei Dispositivi
Medici Impiantabili come, ad esempio, elettrodi per neurostimolazione in
alternativa a quelli oggi comunemente utilizzati, che in molti casi si rompono
e/o si spostano dalla sede dell’impianto inducendo, oltre che la perdita della
funzionalità, indesiderati processi infiammatori. I rilevanti risultati
ottenuti non sono stati confinati a una pur bella e utile pubblicazione su una
delle riviste più importanti nel settore dei nuovi materiali come Advanced
Materials, ma si è concretizzata in un brevetto e nella costituzione nel 2011
di una società: la WISE srl (Wiringless Implantable Stretchable Electronics).
Questo piccolo, agile e altamente
qualificato team ha già ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e
internazionali per l’innovazione e l’attività imprenditoriale. In particolare
recentemente WISE ha ricevuto i premi “Start Cup Milano Lombardia 2011” e
“Nanochallenge 2011”, quest’ultimo dotato della cifra di 300.000 euro. Ora
questa giovane realtà, condotta sulla base di un solido piano di crescita
imprenditoriale, si appresta allo sviluppo e messa a punto di un prodotto
innovativo da immettere sul mercato.
Che dire? La crisi economica
forse non è l’ultima parola sullo spirito e la capacità di intrapresa tutta
italiana. Ci auguriamo perciò che altri esempi di imprenditoria giovanile,
alcuni già in atto, siano il volano efficiente e di successo per il
trasferimento tecnologico di quella tanta e buona ricerca che ancor oggi viene
fatta in Italia.
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