Medicina: 2 mila euro al mese per un bimbo autistico, famiglie in
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Roma, 24 nov. (Adnkronos Salute)
- Fino a 2 mila euro al mese sborsati di tasca propria dalle famiglie italiane
con un bambino autistico. Dribblando la burocrazia delle Asl, le difficoltà con
la scuola 'impermeabile' ai terapisti esterni, il sostegno che spesso è un
miraggio. E cercando di far quadrare i conti del bilancio familiare con le
richieste d'oro che arrivano dai consulenti e dai terapisti privati, spesso
stranieri, in un mercato che sembra non risentire affatto della crisi.
La rivolta dei genitori italiani
con bambini autistici parte dal web: "Vogliamo denunciare una situazione
difficile e troppo spesso ignorata", spiega all'Adnkronos Salute Gianni
Papa, insegnante di sostegno della provincia di Varese, padre di due bambini
(di cui uno con autismo), e combattivo blogger creatore di
'autismoincazziamoci.org': un blog per ''l'autismo da combattimento", nato
più di un anno fa e che oggi calamita mille persone al giorno. Proprio grazie a
Papa su Facebook è nato un gruppo, 'Il costo dell'autismo', che fotografa le
spese affrontate dai genitori per gli interventi cognitivo comportamentali.
"Trattamenti che secondo le
linee guida, tutte le linee guida, devono essere intensivi, precoci e, appunto,
di tipo cognitivo comportamentale per aiutare i nostri figli ad acquisire le
competenze necessarie per vivere nel mondo", dice Papa. Ma che costano un
occhio della testa, perché sono al di fuori del Servizio sanitario nazionale.
Il conto è presto fatto: da 1.300 a 1.500 euro al mese per le terapie (non
scaricabili), 170-300 euro per i consulenti formati ad hoc, quando non si
tratta di 'guru' del metodo Aba (Applied Behavior Analysis – Analisi applicata
del comportamento) in arrivo dall'estero. E poi vanno aggiunti i costi per i
materiali (foto, immagini e cartoncini) usati dai terapisti e quelli per i
rinforzi: "Come l'iPad, strumento usato come premio per stimolare il
bambino a fare determinate cose. Mio figlio lo adora, e adesso toglierglielo è
diventato un problema", racconta Papa con un sorriso.
"Alla fine, sul conto mio e
di mia moglie, restano ogni mese poche centinaia di euro. Anche se cerchiamo di
risparmiare in ogni modo, affidandoci anche a una consulente giovane, che
comunque prende 50 euro l'ora. Più di un neurochirurgo". Il papà blogger è
arrabbiato, così come i tanti componenti del gruppo e i genitori con cui è in
contatto sul web. "Si tratta di un mercato privato, che proprio per questo
è senza limiti. Solo creando dei servizi pubblici si potrebbero abbassare i
prezzi".
Ma l'autismo non è una malattia
'di moda': "Se ne parla troppo poco, e ancora oggi nei servizi sanitari
domina l'approccio relazionale-familiare e psicodinamico. Risultato? Anni di
psicoterapia familiare prima di interventi che partano dal problema del
bambino, cercando di risolverlo", dice Papa. E se i servizi delle unità di
neuropsichiatria infantile sono troppo spesso "'impermeabili'
all'approccio cognitivo comportamentale, tranne in rari casi come il Centro di
Fano e quello di Bologna, la scuola non è certo più aperta". Questa,
infatti, per le famiglie sarebbe la soluzione ideale, dal momento che il
bambino passa a scuola molte ore. "Ma gli insegnanti non sono formati e
spesso le scuole rifiutano di far entrare in classe il terapista privato scelto
e pagato dai genitori". E gli insegnanti di sostegno? "Quando ci
sono, molto spesso fanno ostruzionismo anche loro", assicura.
Ma se i bambini a scuola devono
anche imparare a essere autonomi, i piccoli con autismo devono prima imparare a
chiedere, a relazionarsi con gli altri, altrimenti sono naturalmente portati a
fare da soli. "Con loro servono interventi mirati", sottolinea il
papà. Così occorre concentrare le terapie dopo la scuola. Non solo. Capita
anche di dover battagliare a suon di carte bollate con la Asl. "Io ho un bambino
che farà 6 anni a dicembre e ho da poco vinto la causa con la Asl per ottenere
l'accompagnamento, che non ci era stato riconosciuto. Ci era stato detto che,
comunque, si trattava di un bambino piccolo e che avremmo dovuto stargli dietro
in ogni caso, ma io mio figlio non posso lasciarlo un attimo. Abbiamo fatto
causa e l'abbiamo vinta, ma altre famiglie magari finiscono per rinunciare e
accontentarsi. Questo non è giusto", conclude.
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