Sulla vita è ora di educare di Carlo Bellieni, 22-11-2011, http://www.labussolaquotidiana.it
Alfano, Bersani, Casini: l’ABC
della politica nostrana era presente all’assemblea nazionale di Scienza e Vita,
il 18 novembre a Roma. Alfano, Bersani e Casini parlano di etica sociale e
questo è in sé bene. Alfano, Bersani e Casini e Scienza e Vita: un colloquio in
cui è chiaro che la società vuole etica e che loro lo capiscono; che per
rendere etica una società si passa anche dalle leggi, e che tutti mostrano di
aver capito la importanza della figura del Santo Padre.
Ora è il caso di domandarci se
questo basta. Cioè se quello che davvero occorre alla gente è solo il dialogo
con i vertici della politica. E se davvero basta fare “buone leggi” per fare
crescere un popolo. Probabilmente c’è dell’altro. Certamente c’è dell’altro.
Perché fare buone leggi non serve a niente se la gente è convinta che siano
leggi cattive e i maitre à penser finiscono per mostrarle come una
soverchieria. Già, i maitre à penser sono quelli che contano sui giornali, in
TV, quelli che danno il “la” all’opinione pubblica, quelli che fanno la cultura
di un popolo. E con la loro artiglieria, il fronte pro-life cosa oppone?
Siamo di fronte ad un’asimmetria,
ad un braccio di ferro fatto tra un omone di due metri e un bambino (anche se
il bambino apparentemente non è sprovveduto e disarmato, il che visti gli esiti
è anche peggio). Da una parte l’artiglieria pesante dei massmedia, dei Vip
(dalle soubrette ai presentatori Tv: ricordate le cento facce di Vip che
campeggiavano sulla copertina di un settimanale alle soglie del referendum sulla
legge 40 invitando a votare SI?); dall’altra… qualcosa che evidentemente non
incide sulla cultura, sul modo di decidere della gente.
Insomma: non basta fare gli
autovelox per ridurre i morti sulle autostrade: bisogna educare. I primi
cristiani non si misero a chiedere all’Imperatore che facesse una legge per
vietare i giochi omicidi nei circhi, o l’infanticidio: semplicemente
costruirono una cultura che non li prevedeva, che mostrava che erano
bestialità. San Benedetto costruì l’Europa non domandando ai barbari di
smettere di fare stragi, ma costruendo i monasteri, rendendo l’Europa
disseminata di luoghi di salvezza.
E di luoghi di salvezza oggi ce
ne sono tanti, come ha benissimo mostrato la giornata seguente a quella prima
descritta, in cui le associazioni locali di Scienza e Vita hanno mostrato cosa
sia il lavoro quotidiano, la bellezza e l’eroismo di chi cura e la bellezza e
l’eroismo di chi viene curato. Tutto va detto. Va mille e mille volte
raccontato con gli strumenti adeguati, ma non più nelle nostre amorose e
ristrette mura.
E non c’è da implorare la
presenza di qualche “laico” che non si vergogni di apparire ad un qualche
convegno pro-life: con la “mitologia dei lontani” abbiamo finito per vederli
più lontani di quanto fossero. Non vogliamo arruolare nessuno, ma vediamo da
laici attenti un parallelismo sulla dignità del lavoro scientifico (da
sottrarre alle manipolazioni genetiche per alcuni, o per altri da non rovinare
introducendo possibilità di morte su chi può essere curato), della donna, dei
bambini, dei vecchi, dei disabili, di fronte a tanto opportunismo, carrierismo,
e a tanta solitudine.
Dal convegno di Scienza e Vita
coi politici usciamo rafforzati, perché ok, i politici hanno un loro ruolo, un
fascino persino; e perché questo non ci basta più. Vogliamo che si riprenda in
mano la cultura e l’educazione di un popolo, che attende e che è disorientato.
San Benedetto e San Paolo non rifuggivano dai politici di allora; e anche oggi
nella Chiesa c’è chi direttamente dialoga sapientemente di leggi con gli
Alfano, Bersani, Casini. Ma c’è anche chi, inoltre, costruisce cultura, chi
mostra al popolo la bellezza della vita, chi crea case famiglia, luoghi
d’accoglienza, banchi alimentari, e vuole rendere questo cultura; questa è ora
la strada da aprire.
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