giovedì 24 novembre 2011


Fuoriporta - Cure palliative per non staccare spine - di Simona Verrazzo, Avvenire, 24 novembre 2011

Tra progetti di legge e cause legali  per depenalizzare l’eutanasia,  i vescovi canadesi in una lettera invitano a eliminare il dolore  e non il malato, restituendogli dignità n Canada la Chiesa cattolica torna a difendere la vita e lo fa in occasione della pubblicazione, la scorsa settimana, del report Non essere dimenticati: la cura dei canadesi vulnerabili, redatto dalla Commissione parlamentare sulle cure palliative e compassionevoli della Camera dei comuni del Parlamento federale di Ottawa, composta da tutti i partiti politici con l’obiettivo di incrementare nell’assistenza sanitaria pubblica le cure palliative e compassionevoli. All’indomani del report, la Conferenza episcopale cattolica canadese ha emesso un documento dal titolo Con dignità e compassione: la cura per i canadesi vulnerabili. «La nostra Conferenza – si legge – ha ripetutamente e chiaramente affermato che ognuno è responsabile del benessere degli altri fino alla loro morte naturale… Le cure palliative e compassionevoli sono una priorità essenziale. Rispettano la dignità di tutte le persone e rispondono a tutte le dimensioni della loro umanità, inclusa quella spirituale». l Canada è uno dei paesi al mondo, assieme con l’Australia, dove l’eutanasia impegna di più la politica, sia al livello federale sia al livello dei singoli Stati. Tra le tappe principali, va ricordato l’aprile del 2010, quando con 228 voti contro e 59 a favore la Camera dei comuni del Parlamento federale di Ottawa ha bocciato – per la terza volta – la legge C-384 che avrebbe depenalizzato l’accusa di omicidio per i medici che aiutano un paziente a morire. Sponsor del disegno di legge era la deputata Francine Lalonde, del partito Bloc Québécois. Ed è proprio lo Stato francofono del Québec una delle realtà dove il dibattito è maggiore. Nel settembre del 2010 sono cominciate le consultazioni pubbliche della «Commissione speciale sulla questione della morte con dignità», istituita dal Parlamento del capoluogo Québec city. Gli incontri, in tutto undici, si sono tenuti nelle maggiori città dello Stato, tra cui Montréal. L’anno prima, nel novembre del 2009, la Collège des médecins du Québec (la Federazione dei medici generici) e la Fédération des médecins spécialistes du Québec (quella degli specialisti) avevano dato entrambe parere positivo alla modifica del Codice penale per introdurre il suicidio assistito. ltro Stato dove la discussione è più accesa è quello della British Columbia (il capoluogo è Victoria, ma la città più popolosa è Vancouver). Qui la Bc civil liberties association ha deciso, assieme a una famiglia che lo ha richiesto, di fare causa allo Stato, reclamando l’incostituzionalità del reato di favoreggiamento al suicidio. Il divieto toglierebbe il diritto di scelta delle persone e violerebbe la Carta canadese dei diritti e delle libertà. E sempre in materia di dolce morte, nel settembre del 2010 il Television bureau of Canada ha bloccato la messa in onda della pubblicità pro-eutanasia di Exit onternational, l’organizzazione del discusso medico australiano Philip Nitschke. Gli spot dovevano pubblicizzare le conferenze su «come suicidarsi in sicurezza» in programma quell’anno a Vancouver e a Toronto. 

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