Suor Valsa, massacrata a colpi d'ascia di Anto Akkara, 24-11-2011, http://www.labussolaquotidiana.it/
Più di 500 cristiani, fra cui
decine di suore, hanno preso parte all’incontro di preghiera e di protesta che,
guidato dall’arcivescovo Vincent Concessao, ha avuto luogo il 18 novembre
davanti alla cattedrale del Sacro Cuore di Nuova Delhi in reazione al brutale
assassinio di una suora cattolica.
La 53enne Valsa John, delle Suore
di Carità di Gesù e Maria, è stata uccisa a colpi di ascia il 15 novembre
perché si prendeva cura dei poverissimi clan tribali dello stato federale di
Jharkhand, nell’India nordorientale, sfruttati dall’industria mineraria.
«Valsa non era una suora
ordinaria. Con lei abbiamo perso una sorella coraggiosa e determinata che stava
dalla parte dei poveri», ha detto suor Mary Scaria, consorella più anziana
dell’assassinata e segretaria della commissione giuridica della Conferenza
episcopale cattolica indiana (CBCI), al termine dell’incontro di preghiera.
Secondo la polizia, la suora,
originaria dello Stato meridionale del Kerala, è stata uccisa da una folla di
una cinquantina di persone che, nel remoto villaggio di Bachuwari, attorno alla
mezzanotte del 15, l’hanno prima picchiata con dei bastoni e poi finita con
delle asce dopo aver bussato alla porta della casupola dove abitava.
La suora risiedeva in quel
villaggio nella giungla sin dal 1995 impugnando il testimone delle tribù povere
e sfruttate oltre che fatte forzosamente sfollare dalla lobby mineraria.
«A causa delle iniziative di
protesta capitanate dalla suora, la compagnia che in quella zona sfrutta le
miniere di carbone ha infatti dovuto concedere ai tribali immiseriti e
sfrattati tutto ciò che essi chiedevano», ha detto suor Lilly Mary, la madre
superiora provinciale della congregazione cui apparteneva la suora ammazzata,
che risiede a Ranchi, la capitale dello Stato del Jharkhand, a 450 chilometri
di distanza dal villaggio in cui si è verificato il delitto.
L’accordo con la compagnia
mineraria, ha spiegato suor Mary, fu siglato nel 2007 dopo un decennio di
animate contestazioni nel corso del quale erano state pure depositate alla
polizia diverse denunce false contro la suora uccisa, peraltro dismesse dai
tribunali.
A causa delle continue minacce
che le giungevano, i responsabili della sua congregazione avevano comunque
chiesto alla suora di lasciare quella pericolosa regione. «Ma lei era decisa a
restare con la sua gente», ha sottolineato suor Scaria, avvocato dell’Alta
Corte di Nuova Delhi. Sorella Valsa, che entrò nella congregazione Suore di
Carità di Gesù e Maria 24 anni fa dopo essere stata insegnante di scuola
secondaria - aggiunge suor Scaria -, preferiva lavorare in questa difficile
area.
«Quando ho sentito la notizia
sono rimasta esterrefatto», ha detto a La Bussola Quotidiana Anil
Radhakrishnan, un giornalista indù che lavora nello Stato indiano da cui veniva
suor Valsa. Il giorno della morte della donna, Radhakrishnan ne ha del resto
pubblicato un profilo commovente sulle pagine di Malayala Manorama, il
principale quotidiano del Kerala scritto in lingua malayalam.
Il suo articolo, intitolato
Unfading lamp of love (“Un lume d’amore che non si spegne”), si fondava su ciò
che il giornalista aveva visto direttamente nel 2007 allorché fu inviato in
quella lontana regione per realizzare un servizio sulla “donna dell’anno”
commissionatogli dal noto periodico femminile del Kerala Vanita (“donna”).
«Quando la mia jeep raggiunse il
villaggio, i tribali armati di archi e di frecce fermarono il veicolo. Ma
quando fu detto loro che il sottoscritto doveva fare un servizio dedicato alla
loro guida, diedero fiato ai corni e ci condussero da lei festanti con
caroselli tradizionali», ricorda
Radhakrishan.
Stringendo le mani della suora
avvolta nello stesso sari verde che indossavano i tribali, il capo del
villaggio riferì al giornalista che la donna era il “loro Dio” e gli raccontò
di come ella li avesse assistiti contro le angherie. «Era davvero il campione
di quelle genti», ripete ora il giornalista.
Mentre Amarnath Khanna, il capo
della polizia del distretto di Pakur a cui appartiene il villaggio teatro
dell’omicidio, dice che i sospetti ricadono sulla mafia mineraria, conferme in
questo senso giungono anche da Stephen Marandi, ex vice capo del governo locale
dello Jharkhand, un cristiano protestante.
«Suor Valsa mi aveva informato
delle minacce e per questo ho sono ricorso al governo dello Stato affinché
venissero avviate indagini», ha detto alla stampa Marandi, che fu uno dei
protagonisti dell’accordo tripartito del 2007.
«Di quelle minacce ci parlava da
molto tempo», conferma Baby Malamel, fratello maggiore della suora ammazzata.
«Ho visitato il villaggio dove è stata uccisa mia sorella. Un testimone oculare mi ha detto che gli
aggressori venivano da fuori».
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