Dovevano essere abortiti, ma la forza della vita li ha salvati - Quattro
storie di quattro bambini felici, di quattro mancati aborti – Davide Galati e
Luca Pavani, 26 luglio, 2012, http://www.uccronline.it
Aveva 23 anni Lacey Buchanan,
quando i medici le consigliarono di abortire perché il suo bambino aveva una
sindrome molto rara e, una volta nato, non sarebbe riuscito a respirare da
solo. Lei e il marito, invece, decisero di portare a termine la
gravidanza. Christian è nato e
sopravvissuto, molti coloro che hanno indicato Lacey come una donna cattiva per
aver scelto di amare il suo bimbo. A starle vicino la comunità della chiesa a
cui da sempre appartiene, che ha dato coraggio a Lacey di realizzare un video
-cliccatissimo- per mostrare al mondo il valore di suo figlio: «sono felice che
Christian stia diventando la faccia e la voce che dimostra che la bellezza è
molto di più dell’aspetto esteriore. Quando Christian sarà abbastanza grande,
chiedete a lui se è felice che lo abbia lasciato vivere. Il suo sorriso ha così
tanto valore che a 14 mesi Christian sta facendo molto di più di quello che
molte persone fanno in una vita», ha spiegato Lacey.
Una storia molto simile a quella
di Luz Maria, concepita nel 2011 in seguito ad uno stupro ma lasciata venire
alla luce dalla madre, nonostante le pressioni da parte di organizzazioni
pro-choice e media. Oggi quella bambina è la gioia della sua famiglia e la testimonianza vivente che dalla violenza può
nascere la gioia, e non è giusto rispondere con un altro atto di violenza, come
quello dell’aborto.
Anche Kellie Burville, di 27
anni, non ha voluto dare ascolto né ai medici né ai loro pronostici, ma solo
alla vita che portava in grembo. «Quando Kellie era al nono mese di gravidanza
abbiamo visto che la piccola aveva un’emorragia cerebrale. Il rischio che
nascesse handicappata era del 50 per cento. Così abbiamo proposto ai genitori
di abortire», sono le parole di un medico del Chelsea Westminster Hospital di
Londra. Il medico spiegò anche che se la piccola fosse sopravvissuta, non
sarebbe stata in grado né di camminare né di parlare, incapace di nutrirsi: «ma
l’idea dell’aborto non mi ha sfiorato nemmeno per un secondo», ha raccontato
Kellie. La piccola è nata solo con poche piastrine nel sangue, ma è bastata una
trasfusione per regolarizzarla. E’ stata battezzata: «Ora fa tutto quello che ti aspetti da una
bimba sana. Lei è il mio miracolo», ha detto Kellie, mentre il papà spiegava la
meraviglia di «vederla fare tutte le cose che i medici dicevano che non sarebbe
mai stata in grado di compiere».
Una nascita difficile anche
quella di Kenna Claire Moore, nata nel gennaio scorso a sole 25 settimane, con
un peso di 270 grammi. Anche in questo caso i medici hanno consigliato l’aborto
alla madre, che soffriva di ipertensione gestazionale indotta dalla gravidanza.
Ma uccidere sua figlia non era una cosa che la interessava, anche se aveva il
60 per cento di probabilità di vedere sua figlia sopravvivere. Pochi giorni fa
Nicki e Sam, i genitori di Kenna, hanno portato a casa la piccola che sembra
stare in condizioni migliori. «Spero che Kenna possa ispirare altre persone che
si trovano ad attraversare momenti così duri» ha spiegato la madre.
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