UCCIDENDO NON SI CREA LA VITA - La Conferenza episcopale croata si è
espressa sulla nuova legge sulla fecondazione assistita
ZI12071809 - 18/07/2012
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ZAGABRIA, mercoledì, 18 luglio
2012 (ZENIT.org) - «Una legge profondamente immorale e disumana perché apre la
porta alla dissoluzione dei valori fondamentali del matrimonio e della
famiglia». È il commento della Conferenza episcopale della Croazia dopo l’approvazione
da parte del parlamento di una nuova versione della legge sulla fecondazione
medicalmente assistita, considerata una tra le più liberali e permissive in
Europa, perché, tra l’altro, permette il congelamento non solamente dei gameti
maschili e femminili, come consentiva la vecchia legge, ma anche di embrioni.
Alla nuova legge, approvata
venerdì scorso, si sono fortemente opposti la Chiesa cattolica e l’opposizione
di centro-destra. A favore del provvedimento, passato con 88 voti favorevoli su
151 deputati, si sono espressi tutti i partiti di centro-sinistra, mentre
contro ha votato l’opposizione di centro-destra.
Il diritto all’assistenza —
riferisce l’agenzia Ansa — viene garantito a tutte le coppie che non possono
avere figli, incluse quelle di fatto, dunque senza un certificato di
matrimonio, e anche alle donne non sposate, ma sono esplicitamente escluse le
coppie omosessuali.
La precedenza viene data alla
fecondazione omologa, ovvero all’utilizzo dei gameti della coppia che si
sottopone al trattamento, mentre il seme o l’ovulo di donatori esterni è
permesso nel caso non sia possibile utilizzare quelli dei futuri genitori o
quando si vuole evitare la trasmissione di gravi malattie genetiche. È permessa
anche la donazione di embrioni. Gli embrioni, infatti, potranno essere
crioconservati nell’azoto liquido presso i centri medici specializzati, per
cinque anni, e su richiesta della coppia interessata per ulteriori cinque anni.
La legge, inoltre, permette la
fecondazione di dodici ovuli e l’introduzione nel corpo della donna di un
massimo di due embrioni a procedimento, che potrà essere ripetuto, nel caso non
sia riuscito, per altre sei volte.
Per molti è controversa anche la
norma che impone ai genitori e allo Stato di informare, al momento del
raggiungimento della maggiore età, la persona nata con la fecondazione
assistita della sua origine biologica, inclusa l’identità dei genitori
biologici nel caso il procedimento sia stato condotto con gameti donati.
Secondo i dati del ministero
della Salute, una coppia su sei in Croazia ha problemi di fecondità, e la
vecchia legge, secondo chi l’ha voluta riformare, era limitativa poiché
proibiva appunto la conservazione degli embrioni. La Conferenza episcopale
croata, nel definire, come detto, la nuova legge «profondamente immorale e
disumana» ha spiegato che la legalizzazione della crioconservazione degli
embrioni non garantisce il diritto alla vita, ma, nella maggior parte dei casi,
costituisce una condanna a morte degli embrioni. Secondo i vescovi, questa
legge «non tutela e non protegge la salute delle donne e degli uomini croati.
Le procedure mediche di procreazione assistita — sostengono i vescovi — non
servono a curare le cause dell’infertilità. La legge non mira a risolvere i
problemi e non tutela né matrimonio, né la famiglia, ma tende a favorire gli
interessi economico-finanziari delle case farmaceutiche, delle cliniche e degli
operatori sanitari coinvolti».
Il vicepresidente dell’Unione
democratica croata (Hdz, maggiore partito di opposizione), Damir Jelic, si è
spinto fino a paragonare la legge sulla fecondazione assistita alle grandi
tragedie che si sono accompagnate all’affermarsi delle ideologie totalitarie
del Novecento.
Il Governo ha difeso la legge,
insistendo a dire che «chiunque ritenga non-etica una o tutte le procedure
permesse dalla legge non è costretto a sottoporvisi, ma bisogna dare la
possibilità alle coppie che non possono avere figli di scegliere ed essere
assistite dalla sanità pubblica nella loro scelta».
La Conferenza episcopale, ha
esortato tutti i fedeli, specialmente in questi momenti difficili per il Paese,
«alla preghiera, al digiuno e alla penitenza a tutela della vita, del
matrimonio e dei valori della famiglia».
(©L'Osservatore Romano 18 luglio
2012)
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