Tutto il cervello nel supercomputer di Andrea Vaccaro, http://www.avvenire.it
La filosofia della mente, da
qualche tempo, si trova come in uno stato di sospensione. E sì che nel
"decennio del cervello" - indetto dal presidente Usa Bush agli albori
degli anni Novanta - il dibattito si era scatenato. Non solo correvano parole
inusualmente acuminate tra i fronti opposti dei riduzionisti e anti-riduzionisti,
ma anche all’interno delle stesse correnti circolavano ironie, come quelle tra
dualisti e duali, monisti tout court e monisti anomali, emergentisti di primo
grado e quelli di secondo e terzo.
Adesso, invece, regna una strana
quiete. E analogamente al contadino un tempo avvezzo a scrutare il cielo che
ora si siede in poltrona ad attendere le previsioni meteorologiche, così molti
neurofilosofi, oggi, sono fermi in attesa di quello che uscirà dalla novella
bocca della verità che è la barra di ricerca di Google. Google, beninteso, sta
qui come titolo (o sineddoche) per l’intero cosmo di computer e super-computer
che pervade l’ambito scientifico forse ancor più che la nostra vita ordinaria.
Quanto sta avvenendo nei massimi
laboratori mondiali di neuroscienze, del resto, dà buone ragioni per restare
ammutoliti. L’obiettivo dichiarato, con ingenti investimenti economici e piglio
aggressivo, è: la simulazione del cervello umano. Aperto il varco nel
territorio genomico (ancora tutto da esplorare), la frontiera si è spostata
infatti verso il territorio "connettomico" (connettomics), per
tentare un’incerta traduzione del nome della neo-disciplina che intende
esplorare-mappare l’intero continente vergine delle connessioni neurali. Il
progetto più noto, anche in virtù di recenti annunci, è il Blue Brain
dell’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna, in collaborazione con l’Ibm e un
team di istituzioni universitarie di peso. Direttore: Henry Markram; finalità:
raccogliere e mettere in collegamento gli innumerevoli dati provenienti da
esperimenti settoriali «su ogni tipo di cellula neurale, sulla morfologia,
sulla ricostruzione 3D, sulle proprietà elettriche, sulla comunicazione e la
topologia sinaptica, sull’espressione dei geni…», con il proposito di costruire
un cervello virtuale su un super-computer, il Blue Gene, capace di 144.000
miliardi di byte di memoria.
Un vero atlante funzionale del
cervello per ricerche di interesse teorico sul modo in cui pensiamo,
ricordiamo, impariamo, ma soprattutto per studi sui disturbi mentali e le
malattie neurodegenerative. L’idea "economica" di Markram consiste
nel simulare l’unità base di una colonna cerebrale per poi moltiplicarla, con
le dovute varianti, un milione di volte, al fine di ricostruire un modello di corteccia
cerebrale completo (che è la sede delle funzioni cognitive alte e costituisce
circa il venti per cento dei neuroni dell’intero cervello). Nel 2007, a due
anni dal varo del progetto, è stata completata la simulazione della prima
colonna cerebrale di un ratto; l’anno scorso è stato raggiunto un circuito di
cento colonne neocorticali, per circa un milione di neuroni. Siamo a
percentuali minime rispetto al cervello umano,
ma la marcia è stata intrapresa e la tabella del ritmo esponenziale
della tecnologia permette a Markram di esporsi fino a collocare la simulazione
di un intero cervello umano nell’orizzonte dei dieci anni.
A margine del progetto Blue
Brain, a metà giugno, è stata annunciata la costruzione di Neuropolis, la
cittadella svizzera del cervello, uno showcase di ampie dimensioni che metterà
a disposizione l’enorme data base e la piattaforma di simulazione a tutti gli
scienziati e offrirà anche motivi di intrattenimento, in modo da conferire uno
strato commerciale e pubblicitario all’evento. Assai meno pubblicizzato, nello
stile proprio della Darpa (agenzia dei progetti avanzati del Pentagono), ma non
meno potente è il progetto Synapse, punta di eccellenza del cognitive computing
che, sintetizzando neuroscienze, informatica, filosofia e matematica, cerca di
costruire una mente artificiale tramite lo studio dei meccanismi del cervello.
Attraverso la potenza di calcolo offerta ancora dall’Ibm, Synapse si concentra
principalmente sulle dinamiche topografiche e i livelli di attività elettrica
delle popolazioni neurali. La parola-chiave del progetto è
"sinaptronica", un’elettronica basata sul modo in cui le sinapsi
conservano, processano e comunicano le informazioni.
Il capo d’opera, in questo senso,
è Blue Matter, un algoritmo per modellare i dati neurologici. Attribuendo un
colore alle diverse reti di fibre (il marrone per le fibre che connettono le
regioni critiche per i processi di linguaggio; l’arancione per quelle
interessate nei processi di memoria; il verde per quelle coinvolte nella
visione …) è possibile visualizzare (e Internet offre qualche assaggio) la
propagazione dei vari stimoli all’interno del cervello.
Sono immagini ad effetto quasi
ipnotizzante, che gareggiano con quelle pubblicate da un terzo mega-progetto,
lo Human Connectome, dei National Institutes of Health che, dal 2009, si muove
con l’obiettivo di fornire una mappa completa della connettività sottostante le
funzioni cerebrali.
Da poco è in atto la fase
centrale: la cartografia (detto in termini antichi) o la scannerizzazione (in
termini più alla moda) di un imponente campione di cervelli "viventi"
- più di un migliaio, comprese alcune centinaia di cervelli (di)
"gemelli" - per poi incrociare pattern cerebrali, dati genetici e
test comportamentali.
Attorno a questi, un cosmo di
progetti satelliti, come il Gene Paint dell’Istituto Max Planck di Hannover, il
Whole Brain Atlas di Harvard, il Brain Explorer dell’Allen Institute di Seattle
e molti altri. Vedere, presso questi siti, un’esplorazione a tre dimensioni
della "foresta" neurale oppure un’irradiazione sinaptica colorata di
uno stimolo sensoriale è uno spettacolo (estetico) nello spettacolo
(tecnologico).
Qualche tempo fa in filosofia
della mente ricorreva il detto: «Se il cervello umano fosse abbastanza semplice
da poter essere compreso, il cervello umano sarebbe troppo semplice per poterlo
comprendere». L’ingresso dei super-computer ha però spezzato questo circolo
invincibile: il cervello umano ha inventato il cervello elettronico, cioè il
computer, con il quale studiare il cervello umano tramite un cervello
artificiale, ovviamente diretto da un cervello umano … in un movimento a
spirale verso altezze ancora indeterminate. Un movimento che, hegelianamente,
richiama l’intera trama dell’avventura umana.
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