La strada per un esito condiviso, di Vladimiro Zagrebelsky, La stampa,
il 19/07/12, http://www.radicali.it/
Torna nella discussione pubblica
la questione del riconoscimento giuridico da dare alle coppie omosessuali. A
Milano il Consiglio comunale esamina la proposta di istituire un registro delle
unioni civili: coppie di fatto da assimilare per certi versi alle coppie
sposate.
Nel Pd il tema ha dato luogo a
vivaci contrapposizioni.
V’è dunque motivo per ritornare
su un problema ineludibile, che attende ancora soluzione.
Nel diritto italiano e in quello
europeo vi sono alcuni punti fermi. Fermi per il momento, poiché l’evoluzione
che in materia si è svolta nel passato, è naturalmente destinata a continuare.
Ma allo stato attuale si tratta di un punto di arrivo da cui non si può
prescindere. La Corte Costituzionale ha affermato che il matrimonio su cui si
fonda la famiglia, secondo l’articolo 29 della Costituzione, è quello previsto
dal Codice Civile, come unione di persone di sesso diverso. Al tempo stesso la
Corte ha ritenuto che il riconoscimento da parte della Repubblica dei diritti
fondamentali dell’uomo e delle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità, secondo l’articolo 2 della Costituzione, riguarda anche l’unione
omosessuale. Essa è «intesa come stabile convivenza tra due persone dello
stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una
condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti
dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri». Ma
non v’è omogeneità tra il matrimonio cui la Costituzione si richiama e l’unione
omosessuale. Il riconoscimento giuridico di quest’ultima non richiede necessariamente
l’equiparazione al matrimonio, come dimostra la varietà delle soluzioni
adottate dai vari Paesi europei. Spetta quindi al Parlamento individuare le
forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni omosessuali, restando
riservata alla Corte costituzionale la possibilità d’intervenire, mediante il
controllo di ragionevolezza delle soluzioni legislative, a tutela di specifiche
situazioni, che richiedano un trattamento omogeneo tra la condizione della
coppia coniugata e quella della coppia omosessuale.
Nel diritto europeo dei diritti
umani, cui l’Italia è vincolata, da un lato si afferma che la soluzione di
ammettere i matrimoni omosessuali è possibile, ma non obbligatoria per gli
Stati e, dall’altro però si dice che le unioni omosessuali stabili possono dare
origine a una «vita familiare» al cui rispetto gli Stati sono tenuti (articolo
8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo).
Vi è una forte sintonia e piena
compatibilità tra il diritto costituzionale italiano e il diritto europeo in materia,
sia nel riconoscere discrezionalità al legislatore nazionale, sia nel
pretendere però che le unioni omosessuali stabili non siano lasciate nel limbo
dell’irrilevante, del non riconosciuto dal diritto o addirittura del costretto
alla clandestinità. Nelle leggi di molti Stati europei ed anche in quelle
italiane, così come nelle decisioni dei giudici, si trovano diversi esempi in
cui alle coppie di fatto vengono riconosciuti diritti sociali come quelli delle
coppie sposate. Ne sono esempi il diritto al risarcimento dei danni derivanti
dalla morte del compagno, il trasferimento del contratto di locazione e altri
ancora. Quando poi alla coppia di fatto è riconosciuto un certo diritto, allora
da quel diritto non può essere esclusa una coppia per il solo fatto di essere
omosessuale, poiché si tratterebbe di discriminazione inammissibile.
Questo il quadro nel quale si
colloca la richiesta di introdurre il matrimonio omosessuale. Richiesta
ammissibile, ma senza risposta vincolata alla sola soluzione matrimoniale. E
d’altra parte, anche per le coppie eterosessuali la tendenza generale sembra
essere quella che allarga le possibilità di scelta, senza costringere
all’alternativa tra il matrimonio o il nulla. Le numerose soluzioni europee di
Pacs, Dico e simili stanno a dimostrare in che senso si evolvano le esigenze
sociali. Ed è anche significativo che la scelta matrimoniale, unica
disponibile, sia sempre meno adottata da coppie che pur hanno uno stabile
progetto di vita comune.
L’introduzione del matrimonio
omosessuale, pienamente equiparato a quello tra persone di sesso diverso, trova
divisa la società italiana. E la divisione sarebbe anche più evidente quando,
come sarebbe necessario, si affrontassero nel dettaglio i vari aspetti
collegati al matrimonio. Basta pensare alla possibilità della adozione
richiesta dalla coppia omosessuale (ancora in Italia non è ammessa l’adozione
da parte del singolo, o da parte della coppia di fatto). E’ sbagliato ritenere
che l’opposizione sia solo di parte cattolica e che su questa come su altre
questioni che hanno a che fare con l’etica sociale sia possibile tracciare un
confine netto, tra una comunità cattolica e una che cattolica non è o non si
sente. Intanto è esperienza comune costatare quante differenze di atteggiamento
e quante sfumature di opinione esistano tra gli italiani cattolici e poi –
frutto della Storia - diverse istanze etiche e sociali sono condivise anche da
chi non si richiama all’insegnamento della Chiesa. Sarebbe grave per la società
italiana se esistessero due rigidi fronti opposti su temi di questo genere.
Facilmente sarebbero campi l’un contro l’altro armato. Ma non è così, per
fortuna. Né, in materia, corre una divisione secondo le categorie della destra
e della sinistra politica, maggioranza governativa e opposizione. Si tratta di
una realtà di cui occorre tener conto. Essa rende difficile arrivare a
conclusioni legislative, ma ha il vantaggio di esprimere vitalità democratica e
possibilità di evoluzione senza drammi e «guerre di religione». La pretesa di ottenere
la soluzione maggiore, quella matrimoniale, in questo quadro sociale e
politico, contrasta con la via della progressiva risposta alle esigenze
legittime di riconoscimento e regolazione, che nessuna persona o gruppo
ragionevole potrebbe respingere. Non si tratta di chiudere un discorso che per
sua natura non può cristallizzarsi, ma di permettere una soluzione il più
possibile condivisa, incapace di urtare chicchessia e idonea a dar
riconoscimento ad una realtà sociale che ne ha diritto.
Nessun commento:
Posta un commento