Pisapia si arrende ai cattolici - Dietrofront dopo le polemiche: diktat
del Pd, passano solo le unioni civili, Marta Bravi Alberto Giannoni - Ven,
27/07/2012, http://www.ilgiornale.it/
Pisapia si arrende. E si piazza a
destra del Pd. Sul registro delle unioni civili c'è il via libera. Ma il
prezzo, per il sindaco di Milano, è una capitolazione, formalizzata
dall'annuncio in Consiglio: «Escludo - ha detto - che questa delibera apra alla
possibilità di matrimoni gay». Al di là del folklore e della visibilità
mediatica degli ultrà laici o anticlericali, e delle associazioni gay, è chiaro
che i cattolici del Pd, giocando di sponda degli «amici» del Pdl, hanno vinto.
Hanno vinto su un dato politico
simbolico - come politica è stata la discussione, ben oltre il significato
concreto e amministrativo della delibera, che prevede il registro e che - come
nelle altre città italiane - probabilmente servirà a poco.Il sindaco ha
dichiarato ufficialmente che a Milano non si apre la strada ai matrimoni fra
persone dello stesso sesso. E così ha rassicurato gli scettici, preoccupati
perché non si capiva bene dove si andava a parare. In particolare aveva
scombussolato i piani la citazione nella delibera della famiglia. Un
riferimento normativo è stato poi mantenuto quando si è capito che sganciarsi -
lo ha detto chiaramente il capo della componente cattolica del Pd, Andrea
Fanzago - avrebbe voluto dire «creare qualcosa di nuovo, andare oltre, e magari
aprire la strada a chissà cosa», creando «seri problemi» di coscienza.Ma
Pisapia è andato oltre. Ha previsto la necessità di una legge, visto che il
registro comunale in effetti non può regolare la materia. Ma ha parlato di una
legge «probabilmente» costituzionale. Con ciò - sembra - riconoscendo
implicitamente che la Costituzione oggi prevede il matrimonio fra uomo e donna.
Il «vendoliano» Pisapia insomma scavalcherebbe a destra il Pd nazionale (la
linea Rosi Bindi) compiendo un grosso passo indietro rispetto alle velleità di
qualche giorno fa, quando indicava nella soluzione milanese un modello
nazionale. Una resa forse sofferta, ma non improvvisa, se è vero che lo stesso
Fanzago qualche ora prima aveva previsto «una dichiarazione del sindaco che ci
tranquillizza». La coperta della maggioranza ovviamente è corta. E messa al
sicuro l'ala cattolica dei democratici, resta scoperto il fianco laico, o
anti-clericale: «Basta con gli aut aut del consigliere Fanzago - aveva detto
Roberto Biscardini, della componente socialista del Pd - Fanzago non può
pretendere di condizionare la politica di Milano e del Pd in materia di diritti
civili». «L'unità del gruppo democratico è a rischio» aveva avvertito, ma non è
bastato a mandare all'aria il compromesso. Il senso politico di tutta questa
discussione non è sfuggito al governatore Roberto Formigoni. «La vicenda ha
terremotato la maggioranza di Palazzo Marino», ha detto Formigoni, facendo
emergere altresì «anche tutta l'inutilità di un provvedimento di questo tipo.
Ovviamente - ha concluso - la maggioranza del Comune può decidere ma non credo
che sia positivo». Ma le questioni di concetto - visto, come sostiene il
capogruppo Carlo Masseroli che «con questo registro non si affronta la
questione dei diritti nel merito» - hanno diviso anche le due anime del Pdl.
Con l'ala liberal che, pur con distinguo fondamentali aveva deciso di dare il
suo appoggio al registro, in serata smaschera «l'imbroglio della maggioranza di
centrosinistra che vuole far passare i matrimoni gay - denuncia il coordinatore
cittadino Giulio Gallera - Ma noi non ci stiamo».
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