Procreazione assistita e regole - Scongelare le linee guida di Francesco
Ognibene, 13 luglio 2012, http://www.avvenire.it
Dicevano: lasciateci congelare
tutti gli embrioni che servono, vedrete, l’efficacia della provetta farà un
balzo in avanti, avremo una base di scelta assai più ampia di quanto permette
la restrittiva legge 40 "imposta dai cattolici", e nasceranno molti
più bambini. Peccato non sia andata esattamente così. Ottenuta tre anni fa
l’agognata "lacerazione" nella legge, in forza alla sentenza della
Corte Costituzionale che nel 2009 svelleva il limite massimo di tre embrioni
per ciclo, e forzata poi l’interpretazione della facoltà concessa di
crioconservare gli embrioni prodotti per scongelarli secondo necessità, i
fautori del sostanziale ritorno al far west procreativo ante-legge 40 devono
ora fare i conti con la cocente delusione di dati non certo all’altezza dei
loro vaticini.
La relazione al Parlamento del
Ministero della Salute «sullo stato di attuazione della legge contenente norme
in materia di procreazione assistita», diffusa ieri, sconfessa l’allegra
réclame della provetta senza regole. E ridimensiona talune esagerate
aspettative con l’implacabilità delle cifre. Nei 357 centri che praticano la
fecondazione artificiale il numero degli embrioni prodotti e poi congelati è
esploso passando in due anni da 763 a 16.280, gli embrioni tolti dal ghiaccio
per ottenere una gravidanza sono cresciuti con quasi altrettanta rapidità (da
1.255 a 8.779), ma questi incrementi vertiginosi non si riscontrano poi nel
numero di "bimbi in braccio", certamente aumentati (da 10.212 a
12.506) ma di certo non con la progressione spaventosa dell’andirivieni di vite
umane dentro e fuori dai freezer. Vite umane, è il caso di ripeterlo: perché
nei laboratori si creano nuove esistenze personali, irriproducibili e
individue, allo stato embrionale, certo, ma non per questo meno degne di essere
onorate e accolte rispetto a quelle concepite nel grembo materno, o già venute
al mondo. Forzare la mano alla biomedicina oscurando culturalmente questa
solare evidenza scientifica non porta molto lontano: per quanto ci si applichi,
i migliori risultati dei laboratori si devono a una progressione ormai
consolidata delle capacità e delle conoscenze, e non alla tentazione
assecondata di disporre della vita a piacimento, in un crescendo di allergia
alle regole (lo conferma la battaglia in corso per cancellare dalla legge anche
l’elementare, civilissimo e anti-mercatista divieto di fecondazione eterologa).
L’obiettivo di lasciare mano
libera al congelamento e alla conseguente selezione degli embrioni da
impiantare, scelti in base alla loro migliore predisposizione a sopravvivere e
dunque crudelmente discriminati secondo una spietata logica eugenetica, non ha
sortito l’effetto di garantire un’efficienza vistosamente migliore del
sistema-provetta. Non solo: per ottenere secondo questa logica un bambino occorre
ancora creare una media di dieci embrioni (113mila quelli prodotti nel 2010 in
Italia), un costo biologico e umano rigorosamente taciuto come si trattasse di
un insignificante effetto collaterale, che tuttavia proprio per questo suona
ancor più intollerabile. Né vale l’obiezione che in natura accade anche di
peggio: in provetta lo si fa scientemente, ben sapendo cosa si produce, si
scarta, si espone a morte certa. E non c’è proprio paragone.
È indubbio che vada rimesso un
freno a una tendenza che, senza alcun intervento, inevitabilmente ci sbatterà
in faccia, anno dopo anno, un numero crescente di embrioni congelati, il cui
destino sospeso aggiunge problema a problema.
Per questo risulta sempre più
inspiegabile l’inerzia del ministro della Salute che dispone dello strumento
amministrativo per intervenire – le linee guida, prescritte dalla legge e
pronte da mesi sul suo tavolo, con tutti gli altri passaggi previsti già
compiuti, a cominciare dal via libera del Consiglio superiore di sanità – ma
non vi appone ancora la firma che renderebbe operativa una vigilanza efficace e
non più procrastinabile sull’attività dei centri, e ribadirebbe il divieto di
selezione embrionale ancora previsto dalla legge ma di fatto platealmente eluso
col ricorso incontrollato ai congelatori. Il Governo non può non rispettare la
legge e lasciare così che nei centri per la procreazione assistita si
moltiplichino quasi senza freni le "vite congelate". Davanti alla
crescente pressione di chi vuole fare a meno delle regole, agisca chi quelle
regole deve farle rispettare. Si scongelino le linee guida, al più presto.
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