20/09/2012 - IL CASO - "Ecco quanto ci costerà far soffrire i
bambini" - I problemi affettivi sperimentati nell’infanzia si ripercuotono
nella vita da adulti - A Padova la lezione di Berry Brazelton, uno dei pediatri
più celebri al mondo - SARA RICOTTA VOZA - http://www3.lastampa.it
INVIATA A PADOVA
La sofferenza di un bambino ha
sempre un prezzo. Che paga e pagherà lui per primo nella vita, ma che pagheremo
anche noi tutti insieme come società. E non sarà un prezzo da poco. Finora non
si è sentito il bisogno di quantificare questi danni collaterali che un sistema
in crescita forse pensava di potersi permettere. Oggi che la crisi impone tagli
e spending review in ambiti delicati come scuola e sanità, forse è arrivato il
momento di andare a vedere a quanto ammonterebbe la spesa e su chi graverà. Il
primo a togliersi dall’imbarazzo di mettere un cartellino del prezzo a tutto
questo è Berry Brazelton, un signore di 94 anni che ha ricevuto da poco dalla Casa
Bianca l’onorificenza di «Champion of Change». Pediatra con 60 anni di
esperienza, docente alla Harvard Medical School e consulente di Barack Obama,
nel discorso di ringraziamento al presidente ha citato studi econometrici che
dicono che «ogni dollaro speso per curare i disturbi nel primo anno di vita dei
bambini ne fa guadagnare altri 17».
Doveva essere lui lo «special
guest» al convegno che si è aperto ieri all’Università di Padova con un titolo
che forse qualche tempo fa sarebbe stato tabù: «Quanto costa curare e non
curare i bambini». I 94 anni del Professore non gli hanno permesso di essere
materialmente nell’aula dove insegnò Galileo, ma le sue parole e il suo nome
sono risuonati spesso nelle relazioni dei colleghi italiani. «Sappiamo molto
sulla relazione tra un bambino che soffre e l’adulto che sarà - sostiene
Brazelton - Per la scienza la deprivazione nel grembo ha effetti negativi sulla
salute che durano tutta la vita, lo stesso vale per gravi avversità durante la
prima infanzia. Investire nella prevenzione può trasformare il sistema
sanitario mantenendo le persone in salute e riducendo i costi». La conclusione:
«Una forza lavoro più sana e un sistema sanitario sostenibile significano una
nazione più forte».
La teoria di Brazelton deve avere
fatto breccia anche in Italia se l’organizzatrice del convegno, la
professoressa Graziella Fava Vizziello, docente di psicopatologia, riporta che
anche «secondo gli analisti del nostro Ministero della Salute curare i bambini
porterebbe a un aumento di un punto di Pil all’anno». Ma i bambini italiani
stanno così male? A sentire psicologi, psicoterapeuti e psichiatri a convegno
si direbbe di sì, con patologie in aumento e situazioni di disagio nuove.
«Aumentano la depressione e la dipendenza da computer, e ci sono nuovi disagi
legati alla disoccupazione dei genitori, alle missioni di pace all’estero e
alla crescita dei bambini sopravvissuti a malattie un tempo mortali», elenca la
Prof.ssa Fava. «I padri che vanno via con il rischio di morire portano
scompensi gravissimi nei figli, mentre i tanti bambini un tempo inguaribili
avranno comunque una vita difficile e andranno seguiti assieme ai loro genitori
e ai loro fratelli, che sempre più spesso sviluppano patologie per essersi
sentiti messi da parte».
Bambini non curati come questi
potrebbero un giorno avere patologie psichiatriche. «Secondo l’Oms nel 2020 la
depressione sarà la prima causa di perdita economica», ha spiegato Francesco
Amaddeo, docente di Psichiatria a Verona. «Parlando di costi la schizofrenia è
fra le più costose». Secondo uno studio italiano del 2000, i costi diretti
annui per paziente ammonterebbero a quasi 8000 euro, quelli indiretti a
19mila». «Uno studio inglese stima che il miglioramento nella distribuzione di
abilità cognitive ridurrà la povertà del 2,2%», dice il professor Perali,
ordinario di Politica economica. Che citando il Nobel Heckman, secondo cui non
si deve parlare solo di investimento sulle capacità cognitive ma anche su
quelle di comportamento e bontà di relazioni umane, invita a chiedersi «con
quale asset di capitale umano vogliamo fare crescita». Anche questa è economia.
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