lunedì 17 settembre 2012


Staminali, all'Italia piace il Far West - Armando Massarenti - Il Sole24ore Domenica – 16 settembre 2012

E’ almeno dai tempi del caso Di Bella che questo giornale difende l'uso della scienza e dei suoi metodi. Allora pubblicammo una lettera-appello dei giornalisti scientifici italiani, che erano stati esautorati dai direttori e caporedattori dei principali quotidiani dall'affrontare un argomento che era ritenuto di cronaca, e andava cavalcato senza troppi scrupoli per l'etica professionale.

La gestione politicamente dissennata del caso Di Bella fu pagata con i mesi o annidi vita persi da decine di pazienti oncologici ingannati dagli adepti della pseudoterapia (imposta per legge anche da alcuni giudici), inclusi i pazienti arruolati in una sperimentazione, pagata con le nostre tasse, che non c'era ragione di fare perché la scienza aveva già spiegato i motivi per cui quella cura non poteva funzionare. Le pressioni sodali e politiche per sperimentare clinicamente o addirittura consentire l'uso "compassionevole" di cellule staminali rischiano di provocare oggi innumerevoli nuovi casi Di Bella. Per questo abbiamo provato a istruire la discussione spiegando come sia sufficiente seguire le regole della buona ricerca e della buona pratica clinica per governare il fenomeno, in modo da evitare che l'Italia si trasformi in un qualunque Paese senza regole, in cui proliferino ciarlatani che trattano con cocktail di staminali e altri intrugli qualunque grave malattia, e verso cui si organizzano viaggi della speranza e "turismo delle staminali". In tempi di spending review far valere queste regole significa anche risparmiare, garantendo allo stesso tempo l'uso di cure davvero efficaci e la protezione dei pazienti da rischi di abusi sperimentali. La risposte del ministero della Salute è stata singolare, ma prevedibile. Che si fa in Italia di fronte a sommovimenti sodali e politici intorno a questioni tecnicamente molto precise, ma che l'opinione pubblica non capisce? Si istituisce una commissione di saggi odi esperti. Una commissione che però non deve essere indipendente e composta da veri esperti, ma fatta di persone politicamente affidabili, quindi controllata o autocontrollata in funzione di aspettative politiche ed economiche. Ed è in questa chiave che si deve leggere la commissione creata dal ministro Balduzzi per stabilire la politica in merito alla ricerca e sperimentazione sulle cellule staminali mesenchimali. Nel curriculum dei componenti non c'è traccia di conoscenze o attività attinenti ai problemi in discussione che siano rintracciabili e riconoscibili in base alle banche dati e alla biblometria internazionali. C'è da scommettere che si ripeteranno episodi vergognosi per l'immagine della ricerca italiana nel mondo come i finanziamenti al vaccino Ensoli. È dunque ancora più valido l'articolo-denuncia di Paolo Bianco e Michele De Luca pubblicato domenica scorsa. Lo abbiamo chiesto a loro sulla base del nostro solito, per noi ovvio, criterio: scegliere sempre i massimi esperti internazionali certificati su un determinato tema, in questo caso le staminali (mesendrimali) e la loro sperimentazione clinica. Naturalmente non sono stati cooptati tra i saggi Ma viene anche da chiedersi: esiste una comunità scientifica in Italia? Se sì, per favore, batta un colpo.

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