Staminali, all'Italia piace il Far West - Armando Massarenti - Il
Sole24ore Domenica – 16 settembre 2012
E’ almeno dai tempi del caso Di
Bella che questo giornale difende l'uso della scienza e dei suoi metodi. Allora
pubblicammo una lettera-appello dei giornalisti scientifici italiani, che erano
stati esautorati dai direttori e caporedattori dei principali quotidiani
dall'affrontare un argomento che era ritenuto di cronaca, e andava cavalcato
senza troppi scrupoli per l'etica professionale.
La gestione politicamente
dissennata del caso Di Bella fu pagata con i mesi o annidi vita persi da decine
di pazienti oncologici ingannati dagli adepti della pseudoterapia (imposta per
legge anche da alcuni giudici), inclusi i pazienti arruolati in una
sperimentazione, pagata con le nostre tasse, che non c'era ragione di fare
perché la scienza aveva già spiegato i motivi per cui quella cura non poteva
funzionare. Le pressioni sodali e politiche per sperimentare clinicamente o
addirittura consentire l'uso "compassionevole" di cellule staminali
rischiano di provocare oggi innumerevoli nuovi casi Di Bella. Per questo
abbiamo provato a istruire la discussione spiegando come sia sufficiente seguire
le regole della buona ricerca e della buona pratica clinica per governare il
fenomeno, in modo da evitare che l'Italia si trasformi in un qualunque Paese
senza regole, in cui proliferino ciarlatani che trattano con cocktail di
staminali e altri intrugli qualunque grave malattia, e verso cui si organizzano
viaggi della speranza e "turismo delle staminali". In tempi di
spending review far valere queste regole significa anche risparmiare,
garantendo allo stesso tempo l'uso di cure davvero efficaci e la protezione dei
pazienti da rischi di abusi sperimentali. La risposte del ministero della
Salute è stata singolare, ma prevedibile. Che si fa in Italia di fronte a
sommovimenti sodali e politici intorno a questioni tecnicamente molto precise,
ma che l'opinione pubblica non capisce? Si istituisce una commissione di saggi
odi esperti. Una commissione che però non deve essere indipendente e composta
da veri esperti, ma fatta di persone politicamente affidabili, quindi
controllata o autocontrollata in funzione di aspettative politiche ed
economiche. Ed è in questa chiave che si deve leggere la commissione creata dal
ministro Balduzzi per stabilire la politica in merito alla ricerca e
sperimentazione sulle cellule staminali mesenchimali. Nel curriculum dei
componenti non c'è traccia di conoscenze o attività attinenti ai problemi in
discussione che siano rintracciabili e riconoscibili in base alle banche dati e
alla biblometria internazionali. C'è da scommettere che si ripeteranno episodi
vergognosi per l'immagine della ricerca italiana nel mondo come i finanziamenti
al vaccino Ensoli. È dunque ancora più valido l'articolo-denuncia di Paolo
Bianco e Michele De Luca pubblicato domenica scorsa. Lo abbiamo chiesto a loro
sulla base del nostro solito, per noi ovvio, criterio: scegliere sempre i
massimi esperti internazionali certificati su un determinato tema, in questo
caso le staminali (mesendrimali) e la loro sperimentazione clinica.
Naturalmente non sono stati cooptati tra i saggi Ma viene anche da chiedersi:
esiste una comunità scientifica in Italia? Se sì, per favore, batta un colpo.
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