Mamme e figli (italiani) da salvare - MARIELLA GRAMAGLIA - 19/9/2012 - http://www.lastampa.it/
Save the children. Save the mothers. La
più grande organizzazione non governativa internazionale a tutela dei diritti
dell’infanzia, più nota per il suo impegno nel Sud del mondo, sceglie di prendere
posizione sull’Italia. E di farlo insieme alla rivista di economiste inGenere e
all’associazione Pari e dispare, promossa da Emma Bonino.
Ritiene, infatti, che anche noi,
paese sviluppato, siamo un’emergenza. E che sia difficile tutelare i diritti
dell’infanzia in una nazione in cui mamme e bambini rischiano di diventare una
specie in via d’estinzione. Come la foca monaca. Si tratterebbe del più grande
disastro ecologico di tutti i tempi. Fantapolitica? Vediamo. Innanzitutto le
ragioni della demografia. Le giovani donne sotto i 34 sono oggi solo il 17%
della popolazione. Miracolosamente, dopo il minimo storico del 1995, avevano
ricominciato a mettere al mondo un po’ di bambini. Merito sicuramente delle
immigrate, che hanno ringiovanito l’Italia, ma anche di un altro fenomeno meno
ovvio. Contrariamente al luogo comune, il tasso di natalità delle italiane
aumentava là dove le donne potevano disporre di un po’ di lavoro e di servizi,
mentre diminuiva nel Sud, che ricordiamo familiare e materno per tradizione. Si
inaugurava una nuova correlazione più moderna, più europea. Maggiore libertà
femminile uguale – anche più voglia di maternità.
Quel trend si è interrotto. Dal
2009, anno in cui la crisi si è fatta più dura, hanno cominciato di nuovo a
nascere meno bambini anche nel Centro Nord. Eppure, quanto a gusto
dell’autonomia, le ragazze italiane non deludono. Lasciano la famiglia
d’origine con più disinvoltura dei loro coetanei. In più continuano a
dichiarare all’Istat che di figli ne vorrebbero almeno due a testa, se solo
potessero.
Lo impedisce la gravità della
crisi.
Aumenta il gap delle
retribuzioni, aumenta la disoccupazione femminile anche perchè le donne cercano
lavoro più che mai.
Secondo Save the children non c’è
tempo da perdere. Non si può aspettare una nuova stagione in cui ripartirà
l’economia. Per i promotori occorre un piano,
che, attraverso i servizi,
rimetta in moto l’occupazione. Un «Pink new deal», come l’hanno battezzato le
economiste di inGenere. Elsa Fornero, l’attuale ministro del lavoro e delle
pari opportunità, per ora risponde concentrandosi sulle emergenze: social card
per i bambini a rischio di povertà, voucher per asili nido e baby sitter .
Insomma il nuovo inglese dello stato sociale di oggi, flessibile ma fragile. Il
governo dei tecnici dichiara, lealmente, di non avere le risorse per un grande
disegno. E forse nemmeno il tempo e la «visione». E i politici?
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