La proteina del sangue che riduce i danni da ictus - Pubblicata sulla
rivista "Circulation" una ricerca internazionale coordinata
dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" - 18/09/2012
Si chiama Mannose Binding Lectin
(Mbl) ed è una proteina endogena del sangue appartenente al sistema del
completamento, la sua inibizione riduce fortemente il danno cerebrale causato
da ictus, consentendo di allungare utilmente il tempo di intervento fino a
quasi 24 ore. È questo l’importante risultato di uno studio pubblicato sulla
prestigiosa rivista scientifica “Circulation”.
La ricerca, coordinata da Maria
Grazia De Simoni, Responsabile del Laboratorio infiammazione e malattie del
sistema nervoso dell’Istituto Mario Negri di Milano, è frutto della
collaborazione che ha impegnato gruppi italiani e internazionali con competenze
complementari ed è stata resa possibile anche grazie ad un finanziamento di
Fondazione Cariplo e ministero della Salute.
«Si possono identificare due
aspetti importanti nel nostro studio», afferma la dottoressa De Simoni. «La
nostra ricerca innanzi tutto svela un meccanismo completamente nuovo
responsabile del danno cerebrale indotto da ictus, molto precoce e
caratterizzato dalla deposizione della proteina Mbl sui microvasi cerebrali
ischemici. In secondo luogo dimostra che interferire con questo meccanismo
bloccando Mbl con diverse strategie farmacologiche consente di ridurre il danno
cerebrale con una finestra terapeutica d’intervento di 18-24 ore».
Utilizzando modelli animali
sperimentali clinicamente rilevanti di ischemia cerebrale, i ricercatori hanno
infatti ottenuto una forte riduzione del danno ischemico sia mediante la
somministrazione di un anticorpo che blocca Mbl - sviluppato dal gruppo di
Gregory Stahl, dell’Harvard Institutes of Medicine di Boston, sia mediante la
somministrazione di una nuova molecola ideata e sintetizzata dal gruppo di Anna
Bernardi, del Dipartimento di Chimica dell’Università di Milano in
collaborazione con quello di Javier Rojo del Csic Siviglia, e caratterizzata
nel laboratorio di Marco Gobbi dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario
Negri.
Nonostante i recenti progressi
nella gestione dei pazienti ischemici (diagnosi precoce, trombolisi, creazione
di stroke unit e riabilitazione), l'ictus continua ad avere una prognosi
estremamente sfavorevole,rappresentando una delle principali cause di morte e
la prima causa di disabilità grave nei paesi industrializzati. A tutt'oggi
l'unica terapia disponibile per l'ischemia cerebrale è l'attivatore tissutale
del plasminogeno (tPA). Purtroppo però meno del 5-7% dei pazienti può essere
sottoposto a questo trattamento in quanto questo farmaco può avere gravi
effetti collaterali e non può essere somministrato oltre le 4.5 ore dall'evento
ischemico.
«Per questi motivi – aggiunge
Maria Grazia De Simoni - è necessario identificare nuove terapie efficaci
contro l’ictus che abbiano una finestra terapeutica più ampia, con lo scopo di
aumentare la percentuale di pazienti che possa beneficiarne. La scoperta che
inibire MBL in maniera specifica conferisce protezione anche quando si interviene
molte ore dopo l’evento ischemico consentirà di sviluppare una nuova e
promettente terapia per i pazienti colpiti da ictus».
«L’attività di Mbl», conclude
Anna Bernardi, del Dipartimento di Chimica dell’Università di Milano «a seguito
di un evento ischemico dipende dall’interazione con specifici carboidrati nel
cervello. La nuova molecola mima con successo la struttura di questi zuccheri e
inibisce Mbl in modo specifico. Questo è un altro eccellente esempio di come i
recenti sviluppi della chimica dei carboidrati stiano portando a nuovi
importanti risultati nel campo delle scienze mediche».
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