I PERICOLI DELL'ABORTO - Nuovi studi ne confermano i rischi di padre
John Flynn, LC
ZI12092410 - 24/09/2012
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ROMA, lunedì, 24 settembre 2012
(ZENIT.org) – I sostenitori dell’aborto spesso insistono sul fatto che deve
essere legale e prontamente disponibile in modo da ridurre i rischi di salute
per le donne. Alcuni studi recenti però dimostrano che l’aborto porta con se
considerevoli rischi.
Il 6 settembre, LifeNews.com ha
riportato una ricerca in Finlandia, pubblicata sulla rivista Human
Reproduction, che aveva raccolto dati sulle 300.858 madri che tra il 1996 e il
2008 avevano partorito per la prima volta in Finlandia. I risultati hanno
dimostrato che le donne che precedentemente avevano abortito tre o più volte,
avevano possibilità fino a tre volte maggiori di partorire un bambino molto
prematuro, ossia nato prima delle 28 settimane.
Secondo una analisi di questi
risultati condotta dal dott. Peter Saunders, pubblicata su LifeNews.com, si
tratta di uno studio importante, ma non di certo il primo a rivelare questi
rischi: “ci sono circa 120 articoli nella letteratura mondiale che hanno dimostrato
l’associazione tra aborto e nascita prematura” ha detto.
Nonostante questo lo studio
finlandese ha un grosso peso sia per il gran numero di donne che ha incluso,
sia perchè controllava fattori come l’età delle madri, il livello
socioeconomico e vari altri fattori legati alla salute.
il 5 settembre Il Medical Daily
Web site ha riportato come risultati analoghi erano stati ritrovati anche in un
altro studio recentemente pubblicato. Il ricercatore-capo Siladitya
Bhattacharya, titolare della cattedra di ostetricia e ginecologia
dell’Università di Aberdeen, con i suoi colleghi, ha studiato come diversi
metodi di aborto influenzano le probabilità di nascita premature in futuro.
Questi professori hanno studiato
i dati delle donne scozzesi fra il 1981 e il 2007, e hanno scoperto che
l’aborto aumenta il rischio di un parto prematuro in successive gravidanze 37%,
rispetto alle donne che non sono mai state incinta in precedenza.
Complicazioni
Lo studio è stato presentato al
British Science Festival. Il rischio di complicazioni future per quanto
riguarda le gravidanze cresce con ogni aborto. La ricerca dimostra come anche
un solo aborto porta già con sè rischi significativi per quanto riguarda la
sicurezza delle gravidanze successive.
“Abbiamo scoperto che le donne,
che avevano avuto un aborto indotto durante la loro prima gravidanza, erano più
a rischio di andare incontro a sofferenze perinatali e materne rispetto alle
donne che avevano avuto un parto o nessuna gravidanza precedente”, ha detto
Bhattacharya.
Un altro studio recente,
intitolato “Tassi di mortalità a breve e lungo termine associati con l’esito
della prima gravidanza: Studio basato sul registro della popolazione della
Danimarca 1980-2004” è stato pubblicato da David Reardon e Priscilla Coleman.
Questi due studiosi hanno
studiato i registri di 463.473 donne che avevano avuto la loro prima gravidanza
tra il 1980 e il 2004, 2.238 delle quali erano morte. Secondo un riassunto
dello studio, pubblicato dal Medical Science Monitor: “Nella quasi totalità dei
periodi studiati, i tassi di mortalità associati all’aborto spontaneo o
all’aborto indotto durante la prima gravidanza, erano più alti di quelli
associati alla nascita”.
Commentando per il Family
Reasearch Council sui rischi dell’aborto, Jean Monahan ha sottolineato che
secondo il Centers for Disease Control statunitense, dalla sentenza Roe v. Wade
avvenuta nel 1973 ad oggi sono morte almeno 450 donne negli Stati Uniti come
risultato di complicazioni dovute all’aborto.
Monahan ha aggiunto che si tratta
di una stima bassa, dato che molti stati non riportano i loro dati sull’aborto.
Tra questi c’è la California che conta all’incirca un quinto di tutti gli
aborti negli Stati Uniti.
Ha commentato anche sui rischi
dell’aborto mediante sostanze chimiche, col farmaco RU-486. Secondo il Food and
Drug Administration dall’aprile 2011 (10 anni e mezzo dopo l’approvazione negli
Stati Uniti del farmaco RU-486), ci sono stati 2.207 denunce di complicazioni.
Ciò include 612 ricoveri in ospedale, 339 trasfusioni di sangue e 11 morti.
Mortalità materna
Informazioni aggiuntive sui
rischi dell’aborto sono arrivate in un articolo pubblicato il 6 settembre dal
Catholic Family and Human Rights Institute. Secondo Wendy Wright in uno studio
dallo Sri Lanka si è scoperto che nei paesi in via di sviluppo un diffuso abuso
dell’aborto “ha portato ad aborti parziali o settici incrementando la mortalità
e la morbilità materna”.
Studi ulteriori fatti
dall’Association for Interdisciplinary Research in Values and Social Change,
hanno dimostrato che l’RU-486 ha alti tassi di complicazione, con rischi
maggiori per le donne dei paesi in via di sviluppo.
In Vietnam ad esempio una donna
su quattro che avevano usato il farmaco si è dovuta sottoporre ad una ulteriore
operazione chirurgica per abortire a causa di un’azione incompleta del farmaco.
Wright calcolò che, dal momento
in cui è stato legalizzato, almeno 14 donne sono morte negli Stati Uniti a
causa all’uso del farmaco RU-486.
Nonostante tutto la spinta a
rendere L’RU-486 disponibile continua. Fino ad adesso in Australia solo un
piccolo numero di dottori erano autorizzati ad amministrarlo, ma adesso le
farmacie potranno venderlo a seguito della decisione del Therapeutic Goods
Administration, come è stato riportato dai giornali australiani il 31 agosto.
Negli ultimi sei anni in cui il
farmaco RU-486 è stato reso disponibile in Australia, le cifre del TGA mostrano
come vi sono stati 793 casi di “complicazioni” derivanti dall’uso del farmaco.
Wendy Francis dell’Australian
Christian Lobby ha commentato: “Alle donne che affrontano una gravidanza senza
sostegno, la nostra società dovrebbe offrire delle vere scelte, non delle
sostanze chimiche pericolose per avvelenare il figlio non ancora nato”. Un
punto valido, non solo per l’Australia, ma anche per gli altri paesi.
[Traduzione dall'inglese a cura
di Pietro Gennarini]
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