FILM BLASFEMO/ Krzysztol Zanussi: ecco la differenza fra l'offesa a Dio
e agli uomini - INT. Krzysztof Zanussi, venerdì 14 settembre 2012, http://www.ilsussidiario.net
Il film che ha scatenato la
reazione di alcuni islamici, fino al massacro dell’ambasciatore americano in
Libia e di tre suoi dipendenti, è un film definito blasfemo. Ossia urta e
offende una religione e quanto di più sacro quella religione ha, nel caso
specifico il profeta Maometto. Se tutti sono concordi nel ritenere spropositata
la reazione islamica che ha provocato quattro morti, è interessante capire se
un film, un’opera d’arte può essere definita o no blasfema. Nel caso specifico
il film del regista israelo-americano (finanziato da quel pastore statunitense
che in passato si era distinto per aver dato alle fiamme copie del Corano) non
è esattamente un’opera d’arte, piuttosto uno strumento di propaganda a basso
prezzo. Ilsussidiario.net ha rivolto questa domanda al regista polacco Krystof
Zanussi che da sempre nei suoi film mette in primo piano l’aspetto religioso: «La
blasfemia è l’offesa a Dio, non a una persona. Anche per gli islamici l’offesa
al profeta Maometto non dovrebbe essere paragonata a quella a Dio, mentre per i
cristiani la differenza è del tutto evidente e accettata». Nonostante questo,
aggiunge il regista, «oggi siamo molto più preoccupati di offendere i
sentimenti delle persone che di offendere Dio, e il risultato è la ricerca di
una pubblicità attraverso l’offesa dei sentimenti dei credenti, cosa molto
squallida e vergognosa».
Prendendo spunto dall’episodio
che ha visto la morte dell’ambasciatore americano, secondo lei quando un film
può essere definito blasfemo?
Il concetto di blasfemia esiste
da secoli, ma riguarda l’offesa a Dio, non a una persona. Una offesa a Dio e la
paura dell’uomo di essere punito per aver commesso questo atto blasfemo. Il
recente episodio delle Pussy Riot è esplicativo di questo: quelle ragazze russe
si sono comportate in un modo del tutto blasfemo, perché hanno offeso Dio con
la loro preghiera punk.
Sono in pochi, almeno qui in
Occidente, a ritenere blasfemo quanto fatto dalle Pussy Riot...
Questo perché oggi la sensibilità
comune è molto più preoccupata delle persone e dei loro sentimenti che non di
Dio. C’è oggi senza dubbio la voglia di distruggere qualcosa che è considerato
sacro. E lo si fa per attirare interesse pubblico; è una cosa molto triste
offendere i sentimenti dei credenti per ottenere della pubblicità.
Torniamo all’episodio specifico
del filmato che ha fatto infuriare gli islamici...
Quello che ho detto a proposito
della blasfemia non ha niente a che vedere con la reazione che ha portato
all’uccisione dell’ambasciatore, una reazione del tutto sproporzionata e
ingiustificata. Mi permetto però di dire che anche la pena a due anni di galera
per le ragazze russe è sproporzionata.
Islam a parte, è abbastanza
comune nei film degli ultimi anni trovare elementi anticristiani.
Ma è una cosa molto diversa dalla
blasfemia. È una voglia di offendere e annullare il sacro, di ridicolizzarlo.
Questo dovrebbe valere anche per i musulmani, l’offesa del profeta non è offesa
di Dio. Per i cristiani la differenza è evidente. In ogni caso, sì, è presente
oggi una voglia evidente di offendere i credenti.
I film occidentali che si
propongono come film religiosi, hanno poi spesso chiari elementi di
anticlericalismo molto scontato e, se così si può dire, anche banale.
Anche l’anticlericalismo non è
una offesa a Dio, non lo vedo come un peccato. Il discorso in questi casi da
fare è semplice: se la critica portata ai preti è fatta in modo onesto, è
accettabile; non lo è se questa critica viene fatta in modo disonesto. Non è
accettabile cioè generalizzare, dire che tutti i sacerdoti così come tutti i
ferrovieri sono cattivi: qualsiasi generalizzazione è stupida.
Parlando sempre di film a
contenuto religioso, ad esempio il film “The Passion” ha sollevato critiche
anche dure da parte di molti cristiani. Lei che opinione ne ha?
Si tratta di un discorso
artistico che tocca temi come la violenza, l’arte barocca, le torture nelle
opere di Bernini, un discorso dove il dibattito è tutt’oggi aperto. Però non
c’è alcun dubbio che l’opera di Gibson fosse un’opera presa e ispirata in modo
onesto dal Vangelo. Poi può coincidere con il mio gusto o no, ma non offende
nessuno. È stato senz’altro un film problematico per certi cristiani ma
legittimo per la sensibilità cristiana.
Nei suoi film è sempre presente
l’elemento religioso; pensando alle sue opere più recenti, “Il sole nero” è la
storia di una coppia in crisi, ma con profondi riferimenti spirituali. È così?
Sono molto contento se lei lo ha
percepito così, perché era la mia intenzione. È un film con un messaggio
religioso ma non diretto, non in modo convenzionale. Ha a tema la ricerca della
giustizia e la battaglia fra la giustizia e il male, un tema che conosciamo da
sempre.
Ci può citare altri film che
hanno questa sensibilità religiosa simile alla sua?
Sicuramente il lavoro di Ermanno
Olmi ha questa dimensione. Tutta l’opera di Pasolini aveva lo stesso carattere
e così tanti altri. Tra gli ultimi film, sicuramente “Uomini di Dio”, la storia
dei monaci francesi uccisi in Algeria, aveva questa dimensione, sono tutti film
ispirati dallo spirito religioso.
Ci sono stati invece film
occidentali che possono essere definiti blasfemi?
Nell’opera di Buñuel c’era
qualche elemento che poteva sfiorare la blasfemia, ma non si è mai arrivati a
quel livello.
(Paolo Vites)
© Riproduzione riservata.
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