La menzogna della “teoria del gender” e l’incapacità ad educare - L’ultimo
caso del padre che mette la gonna per imitare suo figlio. - 14 settembre, 2012
- http://www.uccronline.it
Può sembrare una presa di giro,
ma ahimè non lo è. Nils Pickert è divenuto famoso sui casi di cronaca in quanto
si è messo ad indossare la gonna per imitare e solidarizzare con il bizzarro
comportamento del suo piccolo di 5 anni.
Il padre, definito dai media
“premuroso di sani principi”, non poteva certo obiettare al ragazzino che la
gonna la usano le femmine, ma da “attento educatore” all’eguaglianza di genere
ha preferito indossarla insieme al bimbo e passeggiare allegramente per le
strade di Berlino. Dopotutto, si giustifica Nils, «non mi sta neppure così
male».
Il problema è nel fatto che oggi
se ne trovano molti di genitori così, (che, beninteso, grazie al cielo non
arrivano ad indossare abiti dell’altro sesso), che accettano la teoria su
l’eguaglianza di genere o cosiddetta “teoria del Gender”, e che la insegnano ai
propri figli come corretta educazione per la crescita. Ritenuta corretta perché
neutra, relativista, dunque svuotata del concetto di “educazione”. Ma cosa è
questa fantomatica “Teoria del Gender” ? Cercherò in poche parole semplici di
spiegarla.
Tradizionalmente gli individui
vengono divisi in uomini e donne sulla base delle loro differenze biologiche,
infatti il sesso e il genere costituiscono un tutt’uno. La “Teoria del Gender”
propone invece una suddivisione, sul piano teorico-concettuale, tra questi due
aspetti dell’identità:
a) il sesso (sex) che costituisce
un corredo genetico, un insieme di caratteri biologici, fisici e anatomici,
maschili o femminili.
b) il genere (gender) che
rappresenta una costruzione culturale, la rappresentazione, definizione e
incentivazione di comportamenti che rivestono il corredo biologico e danno vita
allo status di uomo, donna, gay, lesbo, trans, bisex e altri 17 generi, secondo
la “Australian human rights commission”.
Il genere, secondo questa teoria,
diventa un prodotto della cultura umana, il frutto di un persistente
adeguamento sociale e culturale delle identità, ed è per questo che un uomo può
illudersi di “scegliere” di diventare donna e così via. In sostanza, il genere
è un carattere appreso o che io scelgo a mio piacimento, non qualcosa di
pre-esistente.
Niente di più menzoniero. Come
già sosteneva Sigmund Freud, che certo non lo si può definire un oltranzista
cattolico, l’uomo e la donna sviluppano la propria psicologia interiorizzando
il proprio corpo sessuato durante l’infanzia e l’adolescenza. Quando questo non
accade, i soggetti non accettano il proprio corpo reale rappresentandone uno
che non corrisponde alla loro realtà personale: il corpo immaginato è diverso
dal corpo reale e da questo passo si arriva ad identificarsi per ciò che non si
è, portando questi soggetti difronte ad un disorientamento sessuale.
Anche il Dott. Roberto
Marchesini, noto psicoterapeuta, in una intervista alla rivista Il Timone,
parlando della “teoria del Gender” così esplica : «Innanzitutto si tratta di un
atteggiamento di ribellione nei confronti della realtà che non può che
aumentare la sofferenza e l’angoscia nell’uomo. Secondariamente, questa teoria
porta ad una visione che muta radicalmente la natura dei legami relazionali. La
relazione, anche sessuale, non è più il compimento di un progetto della natura
umana, ma diventa questione di scelta, anche ideologica, sradicata dal livello
biologico, persino variabile nel tempo. Infine, come è nel destino di ogni
ideologia, anche la “teoria del gender” si sta trasformando quasi in una
dittatura, che limita la libertà di pensiero e di espressione e discrimina chi
non si adegua a questa visione dell’uomo».
Signori, la natura, (apparte i
casi facenti riferimento a gravi patologie, quali l’ermafroditismo) è
costituita da maschi e femmine, uomini e donne, un motivo dovrà pur esservi.
Non è dato a noi scegliere il proprio sesso, ma bensì di riconoscerlo, di
rispettarlo ed identificarci in esso, “c’est la vie”. Quindi vi do un consiglio,
se un domani vostra figlia vi chiedesse di fargli la barba rispondete così: «No
tesoro, la barba se la fa il babbo, semmai quando sarai più grande tu al suo
posto ti metterai sulle labbra un bel rossetto», vedrete che la bambina non si
scandalizzerà affatto.
Niccolò Corsi
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