Sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo: un'analisi di Cinzia
Baccaglini, 13 settembre 2012, http://veritaevita.blogspot.it
Ha fatto molto discutere nei
giorni scorsi la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che - dopo
la richiesta di una coppia italiana portatrice sana di fibrosi cistica,
chiedeva di poter effettuare una fecondazione extracorporea seguita da esame
degli embrioni (diagnosi genetica preimpianto) e scartare quelli eventualmente
affetti da malattia, dichiarando la legge 40 incoerente con la legge 194 e
adducendo come motivazione l’articolo 8 della Convenzione dei diritti dell’uomo
a cui la legislazione nazionale deve sottostare e dove viene enunciato il
diritto ‘al rispetto della vita familiare entro cui lo Stato non può entrare se
non per motivi di sicurezza nazionale’. Come sempre in materia di difesa alla
vita nascente la menzogna si nasconde nei dettagli mescolando ragionamenti veri
su premesse false. Andiamo con ordine. I ricorrenti, nel 2006, avevano già
concepito un bambino con la fibrosi cistica. Nel 2010, in seguito ad un’altra
gravidanza, avevano fatto la diagnosi prenatale scoprendo che il bambino era
malato. Lo abortirono al secondo trimestre secondo la legge 194. Quindi non
sono sterili o infertili e dovrebbero essere fuori dall’applicazione della 40
se non fosse per un allargamento delle linee guida dell’allora ministro L.Turco
(2008) che introdusse la frasetta ‘anche per quelle con malattie sessualmente
trasmissibili’, ovviamente si riferiva ad altro tipo di patologie….ma si sa il
solito buco nella diga che poi…La coppia infatti scrive fra le motivazioni che
non ha senso che le sia stato permesso l’aborto di un feto, ma non le si
conceda l’eliminazione di un embrione. E’ questo l’affermazione cavalcata
ovviamente perché essendo forte il dolore per l’aborto che al secondo mese è un
parto pilotato, “l’umana pietà irrazionale” dice: “ meglio che questa diagnosi
preimpianto la facciamo sull’embrione”, fuori dal grembo della madre e lo
eliminiamo prima di inserirlo nel laboratorio dove è stato prodotto! (come se
l’embrione non fosse già figlio di quella coppia e la sindrome post
fecondazione avesse a che fare solo con quelli non attecchiti e non anche con
quelli’fantasma’ per averli lasciati in laboratorio!) E’ già e quanti embrioni
produciamo..fino a quello sano? E poi dopo che abbiamo tolto delle cellule per
lui vitali nel suo stadio evolutivo e scopriamo che è malato? Ovvio lo
buttiamo. La Corte Europea dà ragione alla coppia, ma è debole quando scrive
che l’embrione non può essere considerato un bambino. Infatti, in questo punto
ritroviamo la prima contraddizione della sentenza, che risulta incoerente con
la giurisprudenza europea, dato che la Corte di Giustizia Europea ha ormai
affermato che “sin dalla fase della sua fecondazione qualsiasi ovulo umano deve
essere considerato come un embrione umano, dal momento che la fecondazione è
tale da dare avvio al processo di sviluppo di un essere umano”. E qui arriva la
Verità, da altri usata per altri scopi, perché sì purtroppo, la l. 40 è
incoerente perché vieta la diagnosi preimpianto ma poi fa “salva” la l. 194 che
prevede l’aborto sia per qualsivoglia ragione nel primo trimestre, anche per
quelli sopravvissuti alle tecniche di impianto, che nel secondo trimestre (a
parole “solo” per la tutela della salute, anche psichica, della donna ma di
fatto a seguito di diagnosi prenatali sono tanti i bimbi eliminati perché
malati), perché sì, purtroppo,le tecniche di fecondazione in vitro sono nate e
sono state sviluppate con un’impronta eugenetica: gli embrioni possono essere
prodotti e congelati in gran quantità (i “paletti” della l. 40 sono stati quasi
tutti “abbattuti” o “bypassati” prima dalle linee guida e poi dalle sentenze
dei giudici italiani) e essere trattati come cose e non come persone, perché
sì, purtroppo esiste una “coerenza” di queste due ingiuste, inique, uccisive
leggi: perché sì, purtroppo in Italia, da 34 anni applicando la 194 si fa
eugenetica (uccidendo i bambini prima della nascita se sono malati o affetti da
malformazioni). Ora tocca al ricorso del Governo Italiano e alla Grande
Chambre.. A questo punto ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di dire che la
tutela non dovrebbe valere solo per l’embrione ma anche per il feto: come non
si accetta la diagnosi preimpianto a scopo eugenetico, non si dovrebbe
accettare nemmeno la diagnosi prenatale che ha lo stesso fine? E quindi, questa
volta sì, per coerenza, queste leggi bisognerebbe eliminarle entrambe perché
figlie entrambe di quel ‘male minore’ che ci porta dritti dritti nelle braccia
del Maligno Maggiore.
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