UNIONI CIVILI/ Summers (Uk): a Milano come a Brighton le lobby gay
vogliono solo il matrimonio - INT. Christina Summers - lunedì 17 settembre 2012
- http://www.ilsussidiario.net
Christina Summers è stata eletta
poco più di un anno fa nel consiglio comunale di Brighton and Hove nel sud
dell’Inghilterra. Il suo partito, il Green Party, era uscito trionfante dalle
elezioni, riuscendo a costituire la prima amministrazione verde nel Regno
Unito. Ora però il suo stesso partito intende espellerla. La “colpa” di
Christina Summers, come spiega lei stessa in questa intervista a
ilsussidiario.net, è quella di aver votato contro una mozione a favore del
matrimonio tra omosessuali, seguendo la sua coscienza di cristiana. Un atto che
i suoi colleghi di partito ritengono inaccettabile e contrario alla politica di
uguaglianza per la quale si batte il Green Party. Eppure nel Regno Unito sono
già garantite le unioni civili anche tra persone dello stesso sesso grazie alla
Civil Partnership Act. Il punto è, spiega la Summers, che le coppie omosessuali
«non sono mai soddisfatte e ora vogliono il matrimonio». Una considerazione che
deve far riflettere anche in Italia, vista le polemiche sollevate dalla decisione
della Giunta Pisapia di dar vita al registro delle unioni civili a Milano.
Signora Summers, può spiegarci
perché il suo partito vuole espellerla?
Al Consiglio comunale di Brighton
and Hove è stata messa in discussione una mozione a favore del matrimonio tra
omosessuali. Il mio partito, il Green Party (il Partito Verde), era d’accordo,
ma io no. Avevo avvertito i miei colleghi di partito che non avrei potuto
votare insieme a loro e lo dichiarai apertamente durante la seduta consiliare,
affermando che quella era la politica del Green Party, ma che io non potevo
essere d’accordo e dando le motivazioni. Dopo di che i miei colleghi hanno
avviato un’azione disciplinare nei miei confronti, votando per una commissione
di inchiesta che indagasse su di me. Come è noto, David Cameron vuole togliere
il divieto dei matrimoni omosessuali e i consiglieri di Brighton si erano
radunati per esprimere il loro appoggio, ma io, come cristiana, non posso dare
il mio sostegno. I miei colleghi ritengono che così io vado contro un principio
fondamentale del mio partito, la politica di uguaglianza. Quando ho accettato
la candidatura, ho firmato una dichiarazione che sottoscriveva questo principio
di uguaglianza e ora loro sostengono che, votando contro il matrimonio gay, ho
violato questo accordo.
In questo documento, lei dichiarò
di essere in favore del matrimonio omosessuale?
Assolutamente no. Si trattava
della normale dichiarazione in favore dell’uguaglianza che si firma
abitualmente in molte occasioni. Il Green party sostiene l’uguaglianza di
tutti, senza discriminazioni di razza, età, ecc., ma non vi è alcuna
indicazione specifica, anche se il partito ha condotto da lungo tempo una
campagna a favore del matrimonio omosessuale, anzi è stato il primo partito, ma
tutto questo a livello nazionale. Un tema simile non doveva neppure essere
sollevato a livello locale, a Brighton.
Hanno messo dunque sullo stesso
piano essere contro il matrimonio omosessuale ed essere contro l’uguaglianza
dei diritti? Lei pensa che sia giusto equiparare le due cose?
Non penso che essere in
disaccordo con il matrimonio omosessuale sia essere contro l’uguaglianza. Chi è
a favore cerca di sostenere che trattare gli omosessuali in modo diverso dagli
eterosessuali è discriminazione. Io sono d’accordo che debbano essere trattati
nello stesso modo e penso che siano trattati in modo egualitario. Il Civil
Partnership Act (Legge sulle Unioni Civili) è stato approvato nel Regno Unito
nel 2004 e dà in pratica agli omosessuali gli stessi diritti degli eterosessuali
sposati. Voler ora far un altro passo avanti e chiamare matrimonio le unioni
civili è per me senza senso, anche sul piano semantico. Non è compito del
governo, del parlamento o dei politici decidere di cambiare il significato
delle parole.
Lei quindi crede che la parola
“matrimonio” implichi l’unione tra un uomo e una donna?
Sì, da un punto di vista
cristiano non posso che essere d’accordo, perché in numerosi passi la Bibbia
definisce il matrimonio come quello tra un uomo e una donna; è questo il
contesto in cui avviene la procreazione, si costituisce la famiglia e via
dicendo. In aggiunta, è anche l’espressione particolare della relazione che c’è
tra Cristo e la Chiesa. La Bibbia è piena di riferimenti a questo unico
rapporto del matrimonio, che è anche di fedeltà tra i due sessi diversi. È
unico. Questo è il punto che volevo dimostrare. Essere diversi non è una cosa
cattiva. Perché gli omosessuali vogliono essere uguali? Non è negativo essere
diversi.
Cosa pensa della decisione del
suo partito di espellerla? Ritiene che sia una violazione della sua libertà di
parola?
Il Green party governa Brighton
and Hove, la prima amministrazione verde nel Regno Unito. È un fatto
importante, che attira molta attenzione sul partito, perché in molti aspettano
di vedere come i Verdi si comporteranno in questa loro prima occasione di
governo locale. Nei miei confronti c’è senza dubbio una violazione della
libertà di espressione e qui questo è un argomento molto serio, al di là della
materia in oggetto. Il paradosso è che il Green Party è noto per essere molto
liberale da questo punto di vista e, per esempio, nel partito non abbiamo il
cosiddetto “whipping system”, che obbliga i membri di un partito a votare
secondo le posizioni ufficiali in tutte le questioni, comprese quelle di
coscienza. Però, in questa occasione, che per me è senza dubbio una questione
di coscienza, loro non sono d’accordo e la ritengono una questione di diritti
umani. Per questo la notizia ha avuto una risonanza nazionale e internazionale ed
è parte di come, qui nel Regno Unito, viene vista la libertà dei cristiani di
portare in pubblico e per l’interesse pubblico, in particolare in politica, i
principi cristiani.
Cosa pensa della concezione per
cui politica e religione dovrebbero essere tenute separate? Pensa che sia
possibile?
Coloro che mi attaccano dicono
che, dato che sono stata votata dagli elettori, non dovrei portare la mia fede
privata nella mia azione politica, ma questo è del tutto in malafede. Se guardo
ai miei colleghi, quattro di loro sono omosessuali e questi difendono
ovviamente con molta passione la loro posizione, perché quella è la loro
identità. Questo io lo capisco e ho cercato di dir loro che anche la mia presa
di posizione fa parte della mia identità, non posso essere separata dalla mia
fede. Se mi si dice che non posso portare la mia fede nell’area pubblica, di
fatto mi si dice che io non posso partecipare alla vita pubblica.
Pensa che vi sia una sorta di
lobby omosessuale che sta influenzando la politica (specialmente a sinistra)?
Assolutamente. È ciò che sta
succedendo da qualche tempo nel Regno Unito e Brighton ne è al centro. Qui
siamo nel cuore dell’agenda omosessuale. La lobby omosessuale è molto forte ed
è molto influente a Westminster. Per fare un esempio, non penso neppure per un
attimo che Cameron su questo argomento parli in base alle sue opinioni
personali. Quanto a numeri, neppure a Brighton gli omosessuali sono moltissimi,
ma hanno una grande influenza. Uno dei miei colleghi omosessuali è il
presidente del Consiglio e insiste continuamente su questa materia. Non a caso,
è lui alla testa di chi vuole buttarmi fuori.
A Milano l’amministrazione di
centro-sinistra sta introducendo un registro in cui possono iscriversi le
coppie, omo o eterosessuali, che vivono insieme; questo ha indotto molti membri
del Parlamento a chiedere la legalizzazione del matrimonio omosessuale. È
quindi visto come un modo per aprire la strada. Qual è la sua opinione?
È una china pericolosa, come per
l’aborto. Qui nel Regno Unito siamo davanti all’Italia a causa del Civil
Partnerships Act, che ha rappresentato una grande vittoria per le coppie
omosessuali. Per me, questo significa che sono trattate imparzialmente, ma non
sono mai soddisfatte e non si sarebbero fermate alle unioni civili, infatti ora
vogliono il matrimonio. Se si ridefinisce cosa è il matrimonio, si pensi a
quanti secoli di leggi dovrebbero essere riscritti, non solo per il termine
matrimonio, ma anche per tutte le parole associate: “padre”, “madre”, “marito”,
”moglie”, ecc. Questa è la grande preoccupazione sotto il profilo giuridico.
Significa, inoltre, che i genitori non potrebbero intervenire se nelle scuole
si insegnasse agli studenti a far proprio il matrimonio omosessuale. È un piano
inclinato e se il registro di cui parla passasse, dovrebbe anche essere messo
in chiaro che non si può andare oltre. Ciò, però, non impedirebbe alla lobby
omosessuale di continuare a fare pressioni. Io non voglio discriminare gli
omosessuali, ma il modo in cui fanno lobbying è intimidatorio. Non sono contro
l’uguaglianza, ma loro non si fermano neppure quando l’uguaglianza è stata
assicurata.
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