Organi «su misura» con le staminali prelevate dai pazienti - Dopo la trachea, allo
studio rene e fegato. Protagonista un «cervello» italiano ora a Stoccolma - Adriana
Bazzi - 17 settembre 2012 - http://www.corriere.it/
La storia di Andemariam Beyene,
ingegnere geotermico di origine eritrea, ma emigrato in Islanda con una moglie
e due figli, è la prova scientifica che l'idea di costruire in laboratorio
organi da trapiantare nell'uomo può funzionare. Beyene aveva un tumore grosso
come una palla da golf che gli ostruiva la trachea ed era spacciato, ma un
medico italiano del Karolinska Institutet di Stoccolma, Paolo Macchiarini, ha
tentato l'impossibile: la sostituzione della trachea malata con un organo
costruito in laboratorio e fatto di un'impalcatura artificiale sulla quale
erano cresciute, sempre in laboratorio, cellule staminali del paziente stesso
(prelevate dal suo midollo osseo) capaci di formare il tessuto della trachea. A
quindici mesi di distanza dall'intervento, Beyene sta bene.
ARCHITETTO DEGLI ORGANI -
Macchiarini è un «architetto degli organi» ed è noto alle cronache italiane e
internazionali perché, qualche tempo fa, gli è stata negata una cattedra a
Firenze e lui è emigrato a Stoccolma, chiamato dal prestigioso Karolinska, dove
sta portando avanti ricerche sulla medicina rigenerativa. È un leader, ma non è
il solo a occuparsi di questi studi. Alla Wake Forest University nel North
Carolina hanno già costruito e trapiantato, in alcuni pazienti, una vescica
artificiale e ora stanno lavorando al rene e al fegato. Altri laboratori in
Cina e in Olanda si stanno occupando di vasi sanguigni artificiali (arterie
soprattutto) che sono già state impiantate, con successo, in animali da
esperimento.
NUOVA FRONTIERA - È la nuova
frontiera della medicina rigenerativa. Fino a una ventina di anni fa la ricerca
scientifica immaginava l'uomo del nuovo millennio come un essere bionico
costruito con organi artificiali: pompe meccaniche al posto del cuore, filtri
miniaturizzati capaci di lavorare come un fegato o un rene, telecamere
microscopiche e ricetrasmittenti computerizzate per riacquistare la vista o
l'udito. Poi le cellule staminali hanno rivoluzionato i piani della ricerca e
gli ingegneri dei tessuti si sono sostituti agli esperti di meccanica e di
elettronica. Nel 2001 Joseph Vacanti, direttore del Laboratory for Tissue
Engineering and Organ Fabrication al Massachusetts General Hospital di Boston e
pioniere di questi studi, aveva detto in un'intervista al Corriere : «Tento di
creare organi in laboratorio perché mancano organi da trapiantare». E lui stava
già studiando il cuore bioartificiale. Certo, questa ricerca richiede tempi
lunghi, ma oggi le cellule staminali stanno offrendo nuove opportunità. L'idea
è quella di usare staminali da «seminare» su apposite «impalcature» per creare
nuovi organi. Finora sono state utilizzate impalcature «artificiali» come nel
caso della trachea di Beyene, ma i ricercatori stanno trovando soluzioni più
naturali. Nel laboratorio di Macchiarini a Stoccolma Philipp Jungebluth ha
costruito un abbozzo di un cuore e di due polmoni (stiamo parlando di
esperimenti sul topo) eliminando, con un detergente, le cellule, ma conservando
lo scaffold (l'impalcatura, appunto) degli animali, su cui far crescere le
cellule del paziente. Usare un'impalcatura «naturale» (invece di quella
sintetica come per la trachea trapiantata a Beyene), ricavata da organi animali
o, in prospettiva, da cadaveri, può servire per ridurre al minimo i rischi di
rigetto. Perché è proprio questo il fine ultimo della medicina rigenerativa con
cellule staminali prelevate dal paziente: costruire fegati, cuori, reni,
pancreas, cioè organi da trapianto, con le cellule del paziente da curare in
modo non siano rigettate e non richiedano farmaci per contrastare il rigetto.
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