BIOPOLITICA E DIRITTO - Ricerca europea - veto sugli embrioni - Giovanni Maria Del Re
- 19 settembre 2012 - http://www.avvenire.it
È soltanto un primo passo, ma
certamente importante. Nella lunga battaglia sul finanziamento pubblico europeo
della ricerca su embrioni umani che ne comportino la distruzione, ieri il
Parlamento europeo ha segnato un primo importante punto a favore della vita. La
Commissione giuridica dell’unica istituzione eletta della Ue ha approvata una
relazione del popolare polacco Piotr Borys a larghissima maggioranza (18 sì e 5
no, compatti a favore Popolari e Verdi, divisi Liberali, Socialisti e il gruppo
degli euroscettici) in cui si affermano i rischi giuridici del finanziamento di
una simile ricerca. Rischi derivanti anzitutto dalla storica sentenza emessa il
18 ottobre scorso dalla Corte di Giustizia dell’Ue, che sancisce la non
brevettibilità dell’utilizzo di embrioni e di cellule staminali se questo porta
alla loro distruzione (com’è il caso nella stragrande maggior parte dei casi).
Si era capito già allora che la
sentenza cambiava radicalmente il quadro generale della ricerca, e le
conseguenze si sono viste ieri. La relazione di Borys propone una serie di
emendamenti al testo scritto dalla Commissione europea per il Programma quadro
di Ricerca 2013-2020 «Horizon 2020». Un testo che, nonostante la sentenza dei
giudici Ue, continua a prevedere regolarmente il finanziamento comunitario di
ricerca su cellule staminali (quelle cioè suscettibili di trasformarsi in
qualsiasi altra cellula) estratte da embrioni, e sugli embrioni stessi.
Il parere di Borys, accolto dalla
Commissione giuridica, è chiarissimo: «La sentenza (della Corte Ue, ndr) ha un
impatto sul diritto comunitario. Questo regolamento ("Horizon 2020"
ndr) potrebbe esser portato di fronte alla Corte di giustizia se non escludesse
il finanziamento di ricerche che utilizzino cellule staminali embrionali.
Questo tipo di ricerca dovrebbe dunque essere escluso dal finanziamento Ue
lasciando la questione ai bilanci di ricerca nazionali».
Cruciale l’articolo 16 della
proposta di regolamento Ue. Al paragrafo 4 si afferma, nella versione della
Commissione Europea: «Si può finanziare la ricerca sulle cellule staminali
umane, sia adulte sia embrionali». Il testo approvato dalla Commissione
giuridica del Parlamento recita: «Può esser finanziata la ricerca su altri tipi
di cellule staminali umane» rispetto alle embrionali. Sempre nello stesso
articolo 16, il testo approvato ieri in Parlamento inserisce due
sottoparagrafi, in cui si include tra gli ambiti non finanziati dalla Ue «la ricerca
che implichi la distruzione di embrioni umani; e la ricerca che utilizzi
cellule staminali embrionali umane». Si afferma, inoltre, che «è opportuno che
la Commissione sostenga attivamente la ricerca volta a sviluppare alternative
alle cellule staminali embrionali».
Il parere della Commissione
giuridica non è vincolante ma arriverà alla Commissione Industria, che dovrà
discutere il testo della Commissione europea. E non è una formalità: anche il
Programma quadro di ricerca ricade nell’ambito della "co-decisione":
è cioè indispensabile il sì del Consiglio Ue (che rappresenta i governi) e
dello stesso Parlamento europeo. Se dunque la Commissione Industria dovesse
accogliere i rilievi giuridici approvati oggi il testo messo a punto dalla
Commissione europea non potrebbe passare così com’è. I casi sono due: o si
passa al negoziato informale tra Consiglio e Parlamento per modificare il
testo, o si arriva allo scontro: in plenaria il Parlamento conferma, salvo
sorprese, il voto della Commissione Industria e boccia il testo della
Commissione europea. Che a quel punto deve riscriverlo. La battaglia è appena
cominciata.
© riproduzione riservata
Nessun commento:
Posta un commento