«Troppi segreti sulle madri naturali» - Strasburgo condanna la legge
italiana di Giovanni Maria Del Re – 27 settembre 2012, http://www.avvenire.it/
Una persona adottata da bambino
ha diritto di conoscere prima o poi chi è la propria madre biologica, anche se
questa ha scelto di mantenere l’anonimato. Ancora una volta la Corte europea
per i diritti umani (che fa capo al Consiglio d’Europa e niente ha a che fare
con l’Ue) promulga una sentenza di condanna nei confronti dell’Italia foriera
di importanti conseguenze.
Nella fattispecie, la Corte di
Strasburgo ha dato ragione ad Anita Godelli, una donna di 69 anni che ha fatto
ricorso per protestare contro il divieto della legge italiana 184 del 1983 di
conoscere l’identità della madre biologica se questa, lasciando il proprio
neonato all’adozione, ha chiesto di restare segreta. Una legge, spiega la
Corte, che viola l’articolo 8 della Convenzione europea sui diritti umani
(diritto al rispetto della vita privata familiare). La sentenza ha una
particolare rilevanza soprattutto per quelle donne che rinuncino all’aborto in
cambio della garanzia di poter dare in adozione il neonato restando anonime.
Vediamo i fatti. La Godelli, che scoprì a 10 anni che i suoi genitori non erano
biologici ma solo adottivi, invano chiese loro di rivelare chi fossero i suoi
veri genitori. «Ella – si legge in una nota diffusa dalla Corte – afferma di
aver vissuto un’infanzia molto difficile a causa del fatto di non poter
conoscere le proprie radici. All’età di 63 anni, la ricorrente ha avviato
nuovamente dei passi in questo senso, ma è stata respinta dal momento che la
legge italiana garantisce il segreto delle origini e il rispetto della volontà
della madre». Da notare che, come sottolinea la stessa nota, la Godelli non ha
chiesto di sapere nome e cognome della vera madre, ma soltanto "elementi
non identificanti" delle sue origini biologiche.
Ebbene, secondo la Corte di
Strasburgo la legge italiana è troppo squilibrata a tutela della volontà di
anonimato della madre. «Il sistema italiano – si legge nella nota della Corte –
privo di qualsiasi meccanismo che cerchi un equilibrio tra gli interessi
concorrenti (della madre all’anonimato e del bambino adottato a conoscere le
proprie origini, ndr) ha inevitabilmente dato una preferenza cieca ai soli
interessi della madre biologica». La Corte ricorda che il Parlamento italiano
sta discutendo una possibile modifica della legge dal 2008. «Se la scelta delle
misure volte a garantire il rispetto dell’articolo 8 (della Convenzione,
<+corsivo>ndr<+tondo>) nei rapporti tra individui – si legge ancora
nella nota – è di competenza, in linea di principio, del margine di valutazione
degli Stati, nella misura in cui la legislazione italiana non dà alcuna
possibilità al bambino adottato e non riconosciuto alla nascita di chiedere sia
l’accesso a informazioni non identificanti sulle sue origini, sia la
reversibilità del segreto, la Corte ritiene che l’Italia non ha cercato un
giusto equilibrio tra gli interessi ed è andata oltre il suo margine di
valutazione. La Corte conclude che vi è stata violazione dell’articolo 8».
L’Italia, peraltro, dovrà anche
risarcire la Godelli con 15.000 euro. La questione più cruciale, tuttavia, è
un’altra: e cioè la necessità di modificare la legge 184. Un modello possibile
lo indica la stessa Corte, e cioè quello francese, in cui è possibile chiedere
almeno la reversibilità dell’anonimato della madre se questa si dichiara d’accordo.
Potrebbe essere una soluzione di compromesso che dà qualche chance in più ai
bambini adottati di conoscere le proprie radici senza compromettere
drasticamente il desiderio di anonimato di una madre che non può, o non vuole,
tenere il proprio bambino. L’Italia, comunque, entro tre mesi potrà far ricorso
di fronte alla Gran Camera della Corte Ue.
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