Anfaa e "Famiglie per l’accoglienza": la segretezza serve a proteggere
il bambino dal rischio di non nascere - "Genitori si diventa": occorre
bilanciare i diritti, si possono trovare delle vie di mezzo ad esempio
accorciando il limite dei 100 anni per avere informazioni DI Antonella Mariani,
Avvenire, 27 settembre 2012
Due diritti che si scontrano:
quello di un figlio adottivo a conoscere la verità sul suo abbandono e quello
di una madre che ha chiesto, nel dare alla luce un bambino, che su quel giorno
cadesse una pietra tombale. Il piatto della bilancia, per la legge italiana,
pende a favore della madre. Un errore, secondo la Corte europea dei diritti
umani di Strasburgo. La condanna inflitta all’Italia, che comunque può essere oggetto
di ricorso, mette in discussione uno dei capisaldi del parto in anonimato, cioè
la segretezza perpetua. «Questa normativa, in vigore da decenni e che riguarda
solo i figli nati fuori dal matrimonio – osserva Alda Vanoni, ex presidente di
"Famiglie per l’accoglienza", madre adottiva e magistrato in pensione
– grazie alla segretezza del parto vuole scoraggiare l’aborto, l’abbandono in
strada dei neonati o, peggio ancora, l’infanticidio». Solo la Francia, in
Europa, tutela la madre in questo modo, ma Oltralpe c’è la possibilità per un
figlio di chiedere una deroga al Tribunale. In Germania non esistono analoghi paletti,
ma per arginare gli abbandoni e gli aborti sono state installate numerose "culle
per la vita". La
"rigidità" italiana (commi 5-8 della legge 184 del 1983) ha ancora un
senso? «Certo. Essa protegge il bambino perché gli permette di nascere e di avere
una famiglia». Ma secondo la Corte di Strasburgo c’è un conflitto con
l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, laddove D stabilisce
il diritto al rispetto della vita privata e familiare di un individuo. «L’unico
problema potrebbe nascere dalla mancata conoscenza delle vicende sanitarie
della famiglia biologica per eventuali percorsi di malattia», risponde Alda Vanoni.
Secondo la Corte di Strasburgo l’Italia non ha cercato «un giusto equilibrio
tra gli interessi in gioco». In Parlamento giacciono diverse proposte di legge
che riguardano il "parto segreto", tutte rivolte a rafforzare i sostegni
e le tutele di riservatezza della madri. Altre proposte, che riguardano la
"ricerca delle origini degli adottati", chiedono invece di ammorbidire
la normativa, in particolare accorciando il termine di 100 anni per accedere ai
fascicoli delle madri che non hanno riconosciuto il figlio alla nascita. Un
dibattito che non esiste per Donata Nova Micucci, presidente della storica "Associazione
famiglie affidatarie e adottive" (Anfaa). «Per noi il parto in anonimato,
con la certezza per la madre di non essere mai più contattate, significa ridurre
gli abbandoni, gli aborti e gli infanticidi e aumentare la possibilità che
figli non voluti nascano ben assistiti negli ospedali». Ma questo, sostiene la Corte
di Strasburgo, viola il diritto del figlio a conoscere la sua storia... «Per
noi la storia di un figlio non è legata al volto di chi lo ha messo al mondo ma
di chi lo ha cresciuto e amato». Quanto ai casi di malattie genetiche sulle
quali è necessario indagare nella genealogia, secondo Donata Nova Micucci i tribunali
possono comunque contattare la "madre segreta" per ottenere le
informazioni necessarie. Più
possibilista e aperta a un confronto è Anna Guerrieri, presidente di "Genitori
si diventa", un’associazione di famiglie adottive. «Penso che sia venuto
il momento per discutere su una nuova proposta di legge, naturalmente
soppesando i pro e i contro. Nella normativa italiana vengono a scontrarsi due
diritti e viene fatto prevalere quello della madre a restare anonima. Ciò è discriminatorio
se pensiamo al caso di figli adottivi stranieri, che invece entrano in possesso
dell’intero fascicolo sui genitori biologici anche in tenera età. Io credo
invece che bisogna riconoscere come fondamentale il diritto della persona adottata
ad accedere ad alcune informazioni di base su se stesso, ad esempio come e
perché è avvenuto l’abbandono, lo stato di salute di padre e madre biologici». Non
si nasconde, la Guerrieri, che cancellare la segretezza del parto potrebbe
mettere a rischio la nascita di tanti bambini, ma «credo che si possano trovare
vie di mezzo, strumenti legislativi intermedi, come tempi abbreviati rispetto
ai 100 anni previsti, modalità "soft" di contatto della madre». Il
dibattito è aperto.
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