Il nuovo libro del filosofo Nagel: un altro duro colpo al neodarwinismo
- Dopo il libro di Piattelli Palmarini e Jerry Fodor, ancora un duro colpo
politicamente scorretto - di Enzo Pennetta, biologo - 16 settembre, 2012 - http://www.uccronline.it/
Dopo il libro di J. Fodor e M.P.
Palmarini, “Gli errori di Darwin”, arriva un nuovo duro colpo per la teoria
neodrawiniana, e anche stavolta giunge da un non credente. E così come la volta
precedente, non proviene da un biologo, forse è un segno che la teoria è
bloccata internamente da un super-paradigma, e che essa potrà essere messa in
crisi solo dall’esterno.
Il titolo del nuovo libro di
Thomas Nagel, docente di filosofia presso la New York University, è “Mente e cosmo: Perché la concezione materialistica
Neo-Darwiniana della natura è quasi certamente falsa” (“Mind and Cosmos: Why
the Materialist Neo-Darwinian Conception of Nature Is Almost Certainly False”,
Oxford University Press), il messaggio non avrebbe potuto essere più
dirompente.
Nagel è conosciuto sin dal 1974
quando per la «Philosophical Review» scrisse un articolo intitolato “What is it
Like to Be a Bat?“ contro il riduzionismo nelle scienze fisiche. Era dunque
inevitabile che prima o poi affrontasse un argomento centrale in ogni dibattito
sulla mente: la sua origine e quindi la teoria dell’evoluzione. Il libro di
Nagel è essenziale e diretto, si tratta di un testo che affronta senza mezzi
termini gli aspetti irrisolti della teoria neo-darwiniana ponendo precise
domande che chiedono una risposta ai sostenitori della teoria, a pagina 5
troviamo ad esempio il seguente passaggio:
«Il riduzionismo fisico-chimico in biologia è la visione ortodossa, e
ogni resistenza nei suoi confronti è vista come non solo come scientificamente
scorretta, ma anche come politicamente scorretta. Ma da molto tempo trovo
difficile da credere il racconto materialista di come noi e gli altri organismi
esistiamo, inclusa la versione standard di come funzionino i processi
evolutivi. Più dettagli impariamo sulle basi chimiche della vita e sulla
complessità del codice genetico, più diventa non credibile il racconto
standardizzato di come sia avvenuto».
Nagel conferma dunque quello che
già da tempo andiamo dicendo: la critica al darwinismo incontra forti
resistenze non tanto su basi scientifiche, ma in quanto è “politicamente
scorretta”. Questa affermazione trova una forte conferma nella posizione
assunta dal Consiglio d’Europa che ha deliberato in materia con un apposito
documento sui “pericoli del creazionismo” (termine col quale si indica ogni
obiezione alla teoria ortodossa). Ma nonostante le pressioni del “politically
correct”, diventa sempre più difficile ignorare i dati scientifici che mettono
sempre più in difficoltà la teoria, e col passare del tempo la mancanza di
risposte soddisfacenti diventa sempre più difficile da giustificare.
Ma come dicevamo, ancora una
volta la critica al darwinismo viene da una posizione non religiosa, non
c’entra nulla il creazionismo, e così analogamente a quanto dovettero fare J.
Fodor e M. P. Palmarini, anche Nagel deve fare la sua professione di ateismo
per difendersi da quel tipo di accuse che bloccano in modo pretestuoso il
dibattito: «Il mio scetticismo non è basato su credenze religiose, o nella
credenza di qualche alternativa definita. Si tratta solo della credenza che le
prove scientifiche disponibili, a dispetto del consenso dell’opinione
scientifica, in questa materia non ci portano razionalmente a piegare
l’incredulità del senso comune. E questo è particolarmente vero nel caso
dell’origine della vita». E subito dopo aver fatto questa professione, Nagel
affronta dunque il problema di una teoria alternativa a quella darwiniana,
affermando che se essa non è ancora disponibile, quella attuale è comunque
tanto insoddisfacente da non poter essere ulteriormente accettata.
Dopo aver affrontato argomenti come
la mente e il riduzionismo, il libro di Nagel giunge infine alle sue
conclusioni che inchiodano i sostenitori del neodarwinismo alla realtà dei
problemi che affliggono la teoria: «In questo presente clima di dominante
naturalismo scientifico, pesantemente dipendente dalla speculativa spiegazione
darwiniana per ogni tipo di questione, e di attacco armato fino ai denti contro
la religione, ho pensato che sia utile speculare su possibili alternative…. Una
comprensione dell’Universo come fondamentalmente predisposto a generare la
vita, e una spiegazione della mente che probabilmente richiede un forte
distacco dalle solite forme di spiegazione naturalistica di quanto io adesso
possa concepire»
Il darwinismo dunque non solo è
una insoddisfacente spiegazione dell’origine delle specie, ma in quanto “-ismo”
è ormai un’ideologia che permea ogni aspetto della realtà e che si propone come
esplicativa di tutto. Un paradigma fondante della visione del mondo del
“politically correct”, e che quindi è estremamente difficile mettere in
discussione, ma ciononostante la conclusione del libro di Nagel non solo è
ottimista, ma nella sua visione del futuro giunge ad essere impietosa verso lo
stato attuale delle cose: «Le evidenze sperimentali possono essere interpretate
per adattarsi a diverse teorie, ma in questo caso [della teoria neodarwiniana
nda] il costo delle contorsioni concettuali e probabilistiche è proibitivo. Io
sarei pronto a scommettere che l’attuale consenso dei benpensanti apparirà
ridicolo in una o due generazioni (ovviamente potrebbe essere sostituito da un
nuovo consenso anch’esso sbagliato). Il desiderio di credere degli uomini è
inesauribile».
E’ difficile aggiungere altro
alle parole conclusive di Nagel, se non che esse, insieme a quelle di Fodor e
P.Palmarini, possono diventare un nuovo manifesto della critica al darwinismo e
che per questo motivo devono essere diffuse e dibattute il più possibile.
P.S.
Segnaliamo sul sito web di Enzo
Pennetta, Critica Scientifica, l’avvio dell’ottima iniziativa “Tavola Alta” in
cui diversi docenti universitari si confronteranno sull’evoluzione biologica,
consapevoli della necessità di una sua nuova interpretazione che la renda
soddisfacente dal punto di vista scientifico, allontanandosi dall’assunto
riduzionistico che malauguratamente la sostiene.
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