Anche l’Australia boccia
le nozze gay - L’Australia si accoda a Germania, Polonia, Slovenia e North
Carolina - 24 settembre, 2012 - http://www.uccronline.it
Dopo Germania, Polonia, Slovenia e North Carolina anche in
Australia è stata respinta una legge che avrebbe legalizzato i matrimoni gay.
Questa volta, al contrario dei precedenti casi, i quotidiani principali hanno
deciso riportare la notizia, seppur in modo molto sintetico.
Il Parlamento australiano ha bocciato la legalizzazione dei
matrimoni tra persone dello stesso sesso con ben 98 voti contrari e solo 42
favorevoli. Per il “no” si sono espressi sia il premier laburista (non
credente) Julia Gillard che il leader conservatore all’opposizione Tony Abbott.
Il matrimonio, nel suo significato antropologico, rimane dunque preservato
anche se in alcuni stati australiani sono permesse forme di unioni civili.
Gli attivisti per i diritti gay hanno definito la decisione
“un schiaffo in viso” poiché evidentemente la lobby LGBT riteneva di essere
riuscita a maturare abbastanza potere (economico e politico) anche nella
cosiddetta “terra dei canguri”. Tuttavia i parlamentari di maggioranza sono
stati autorizzati a votare il disegno di legge in base alle loro convinzioni
personali piuttosto che su linee di partito (al contrario di quanto accaduto
nel partito dei Verdi nel Regno Unito), questo ha contribuito all’importante
risultato raggiunto.
Il dibattito sul disegno di legge ha visto svolgersi una
discussione molto accesa nei giorni scorsi, culminata con le dimissioni di un deputato liberale per
aver paragonato il matrimonio gay al rapporto sessuale tra animali. Amenità del
genere a parte, sulla questione si sono dette anche cose intelligenti,
riassunte nella sottomissione di richiesta inviata nel maggio scorso da 150
medici e psicologi al Senato australiano con la quale si invitava ad opporsi
alla legalizzazione del matrimonio omosessuale.
Su “Il Foglio”, nel frattempo, è stata posta la stessa
domanda sulla legalizzazione delle nozze gay che ha visto la luce anche su
questo sito web, formulata in questo modo: «Se il metro per attribuire la
qualità di unione matrimoniale riconosciuta è quello dell’“amore”, non si
capisce perché stupirsi del caso del Brasile, dove è stata da poco formalizzata
la prima unione civile a tre, due donne e un uomo. E non si capisce nemmeno
perché negare quel riconoscimento a un’unione incestuosa tra adulti, se c’è
l’amore». Se infatti il criterio per legalizzare le nozze gay si basa
sull’esistenza di un consenziente rapporto d’amore allora -come ha ricordato
l’arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin- perché discriminare la
poligamia e i rapporti incestuosi privandoli di un’equiparazione al matrimonio
eterosessuale?
Ovviamente si tratta di una semplice provocazione per far
capire che la motivazione per offrire un riconoscimento ad una relazione
sessuale dovrebbe essere differente dal mero sottolineare l’esistenza di una
relazione romantica tra persone consenzienti, occorre infatti che tale
relazione abbia alcune caratteristiche specifiche che la rendono unica e vitale
per la società, come solo possono essere le relazioni tra l’uomo e la donna,
basate sull’incontro equilibrato e naturale tra gli appartenenti dei due diversi
sessi del genere umano, relazioni originalmente aperte alla vita e adatte
naturalmente alla giusta e bilanciata accoglienza di un nuovo essere umano.
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