domenica 16 settembre 2012


Le scuole cattoliche: “Facciamo risparmiare 6 miliardi allo Stato” - Il rapporto Cei: alto rischio chiusura per i tagli. Nell’infanzia un bimbo su 4 negli istituti paritari , ANDREA TORNIELLI, 15/09/2012 - http://vaticaninsider.lastampa.it

Sono più di tredicimila scuole di ogni ordine e grado, con il loro servizio garantiscono un risparmio di sei miliardi di euro alle casse dello Stato, anche se a motivo dei tagli, in molti casi, incombe il rischio chiusura. Sono le scuole paritarie, che rientrano a pieno titolo nel servizio pubblico: la legge 62 del marzo 2000 afferma infatti che il sistema nazionale di istruzione «è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l’espansione dell’offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall’infanzia lungo tutto l’arco della vita».


Ad accendere i riflettori sul mondo delle scuole non statali nella settimana in cui si riprende l’attività didattica è «Il Messaggero di sant’Antonio», che nel numero di settembre anticipa i dati contenuti nel rapporto «La scuola cattolica in cifre. Anno scolastico 2011-’12» a cura del Centro studi per la scuola cattolica della Cei.


Le paritarie sono in tutto 13.500, novemila di queste cattoliche o di ispirazione cristiana, frequentate complessivamente da 727 mila studenti. La parte del leone la fanno le scuole dell’infanzia, con 6.610 istituti per un totale 443 mila allievi. Ciò significa che in Italia due bambini su cinque nella fascia d’età compresa tra i 3-6 anni frequentano una scuola materna cattolica. In alcune regioni del nostro Paese, come il Veneto, sono quasi due su tre. Una prevalenza che denota come per la fascia d’età dei più piccoli, le scuole statali non siano in grado di rispondere alla domanda presente sul territorio.


Nettamente inferiori sono le altre classi di scuole: le superiori sono rappresentate da 621 istituti, frequentati da 61 mila studenti; le scuole elementari sono 1.130, con 156 mila bambini. Mentre le scuole medie arrivano a 3.178 istituti, per un totale di 67 mila alunni.


«Per chi frequenta le 9 mila scuole paritarie cattoliche sparse per l’Italia – scrive “Il Messaggero di sant’Antonio – poter entrare in classe a settembre significa anche tirare un sospiro di sollievo. Perché l’estate, come purtroppo accade da alcuni anni, è stata una stagione di lotta e passione nella quale ha fatto capolino, per molti istituti, addirittura il rischio chiusura, a causa dei tagli del contributo statale. Nel settembre 2011, ben 605 scuole non hanno riaperto i battenti».


Con la legge 62 varata dodici anni fa, lo Stato si è impegnato a sostenere le scuole paritarie con uno stanziamento che si è sempre aggirato intorno ai 530 milioni di euro l’anno. Una risorsa significativa, anche se considerata non del tutto adeguata da chi gestisce gli istituti. Nel 2009 però il contributo è stato dimezzato e le scuole paritarie tentano da allora di farlo ripristinare. «Che il contributo sia di sopravvivenza – scrive “Il Messaggero di sant’Antonio” – è facilmente comprensibile: sono di media una cinquantina di euro al mese per studente, sul mercato privato non basterebbero nemmeno per due ore di ripetizioni». Ad oggi, osserva ancora il periodico cattolico, «il taglio permane, nonostante gli impegni presi a parole».


È significativo il calcolo dei costi di un allievo della scuola statale e il raffronto con quanto costa invece alle casse dello Stato chi frequenta la scuola non statale. Secondo un’elaborazione dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), la spesa pubblica per il primo ammonta a 6.635 euro, mentre per il secondo l’erario eroga 661 euro. Il risparmio per lo Stato risulta dunque di 5.974 euro a studente. In totale, si tratta di un risparmio di 6 miliardi e 334 milioni l’anno. Da questi dati emerge che le scuole paritarie, frequentate da circa il 12 per cento degli alunni italiani, percepiscono solo l’1% dei fondi statali per l’istruzione.


Il presidente della Cei Angelo Bagnasco, intervistato da «Tempi», ha indicato la parità scolastica come una delle priorità per il nostro Paese e ha chiesto di «attivare un processo di autonomia e di libertà in tutto il sistema scolastico, superando anacronistiche pregiudiziali ideologiche e assicurando una rinnovata alleanza tra genitori e operatori scolastici».

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