Le scuole cattoliche: “Facciamo risparmiare 6 miliardi allo Stato” - Il
rapporto Cei: alto rischio chiusura per i tagli. Nell’infanzia un bimbo su 4
negli istituti paritari , ANDREA TORNIELLI, 15/09/2012 - http://vaticaninsider.lastampa.it
Sono più di tredicimila scuole di
ogni ordine e grado, con il loro servizio garantiscono un risparmio di sei
miliardi di euro alle casse dello Stato, anche se a motivo dei tagli, in molti
casi, incombe il rischio chiusura. Sono le scuole paritarie, che rientrano a
pieno titolo nel servizio pubblico: la legge 62 del marzo 2000 afferma infatti
che il sistema nazionale di istruzione «è costituito dalle scuole statali e
dalle scuole paritarie private e degli enti locali. La Repubblica individua
come obiettivo prioritario l’espansione dell’offerta formativa e la conseguente
generalizzazione della domanda di istruzione dall’infanzia lungo tutto l’arco
della vita».
Ad accendere i riflettori sul
mondo delle scuole non statali nella settimana in cui si riprende l’attività
didattica è «Il Messaggero di sant’Antonio», che nel numero di settembre
anticipa i dati contenuti nel rapporto «La scuola cattolica in cifre. Anno scolastico
2011-’12» a cura del Centro studi per la scuola cattolica della Cei.
Le paritarie sono in tutto
13.500, novemila di queste cattoliche o di ispirazione cristiana, frequentate
complessivamente da 727 mila studenti. La parte del leone la fanno le scuole
dell’infanzia, con 6.610 istituti per un totale 443 mila allievi. Ciò significa
che in Italia due bambini su cinque nella fascia d’età compresa tra i 3-6 anni
frequentano una scuola materna cattolica. In alcune regioni del nostro Paese,
come il Veneto, sono quasi due su tre. Una prevalenza che denota come per la
fascia d’età dei più piccoli, le scuole statali non siano in grado di
rispondere alla domanda presente sul territorio.
Nettamente inferiori sono le
altre classi di scuole: le superiori sono rappresentate da 621 istituti,
frequentati da 61 mila studenti; le scuole elementari sono 1.130, con 156 mila
bambini. Mentre le scuole medie arrivano a 3.178 istituti, per un totale di 67
mila alunni.
«Per chi frequenta le 9 mila
scuole paritarie cattoliche sparse per l’Italia – scrive “Il Messaggero di
sant’Antonio – poter entrare in classe a settembre significa anche tirare un
sospiro di sollievo. Perché l’estate, come purtroppo accade da alcuni anni, è
stata una stagione di lotta e passione nella quale ha fatto capolino, per molti
istituti, addirittura il rischio chiusura, a causa dei tagli del contributo
statale. Nel settembre 2011, ben 605 scuole non hanno riaperto i battenti».
Con la legge 62 varata dodici
anni fa, lo Stato si è impegnato a sostenere le scuole paritarie con uno
stanziamento che si è sempre aggirato intorno ai 530 milioni di euro l’anno.
Una risorsa significativa, anche se considerata non del tutto adeguata da chi
gestisce gli istituti. Nel 2009 però il contributo è stato dimezzato e le
scuole paritarie tentano da allora di farlo ripristinare. «Che il contributo
sia di sopravvivenza – scrive “Il Messaggero di sant’Antonio” – è facilmente
comprensibile: sono di media una cinquantina di euro al mese per studente, sul
mercato privato non basterebbero nemmeno per due ore di ripetizioni». Ad oggi,
osserva ancora il periodico cattolico, «il taglio permane, nonostante gli
impegni presi a parole».
È significativo il calcolo dei
costi di un allievo della scuola statale e il raffronto con quanto costa invece
alle casse dello Stato chi frequenta la scuola non statale. Secondo
un’elaborazione dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), la spesa
pubblica per il primo ammonta a 6.635 euro, mentre per il secondo l’erario
eroga 661 euro. Il risparmio per lo Stato risulta dunque di 5.974 euro a
studente. In totale, si tratta di un risparmio di 6 miliardi e 334 milioni
l’anno. Da questi dati emerge che le scuole paritarie, frequentate da circa il
12 per cento degli alunni italiani, percepiscono solo l’1% dei fondi statali
per l’istruzione.
Il presidente della Cei Angelo
Bagnasco, intervistato da «Tempi», ha indicato la parità scolastica come una
delle priorità per il nostro Paese e ha chiesto di «attivare un processo di
autonomia e di libertà in tutto il sistema scolastico, superando anacronistiche
pregiudiziali ideologiche e assicurando una rinnovata alleanza tra genitori e
operatori scolastici».
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