Obiezione di coscienza in Svezia e negli USA: un confronto sulla
libertà - In uno stato si incriminano i medici obiettori, nell’altro la
salvaguardia della libertà è estesa anche ai farmacisti - 11 giugno, 2012 - http://www.uccronline.it/
Se siete medici in Svezia,
scordatevi Ippocrate e tutti i sogni che facevate da studenti: qui, infatti, se
vi rifiutate di compiere un aborto, potreste essere addirittura imprigionati,
in base a una legge del 1973. La legislazione svedese è sempre stata assai
favorevole all’aborto: dal 1938 per
motivi eugenetici (e vabbé, in tempi di nazismo…), dal 1946 per motivi
socio-sanitari (i nazisti non c’entrano più), nel 1974 è stata abrogata la
necessità dell’approvazione di una commissione medica e l’aborto è consentito
su richiesta per qualsiasi ragione, fino alla 18a settimana di gravidanza.
Dalla 18a alla 22a settimana è necessaria l’autorizzazione del Consiglio
Nazionale della Sanità e del Benessere. Nel 2009 poi, il Parlamento ha votato
contro (271 a 20) la mozione dell’Unione Europea che garantisce il diritto
all’obiezione di coscienza.
Per tutto questo il vescovo
cattolico Anders Arborelius ha avvertito che il governo svedese sta scivolando
verso una mentalità: «Dall’estero ho ricevuto commenti di delusione e
incomprensione per questa risoluzione parlamentare, che contribuisce al declino
della reputazione della Svezia come una società democratica, impegnata nella
tutela dei diritti delle minoranze. Purtroppo, questa decisione conferma la
tradizione oscura che esiste anche nel nostro Paese, quella della
sterilizzazione forzata, a cui è stato permesso di continuare quasi senza
resistenza», ha dichiarato. Di fatto recentemente un medico di medicina
generale è stato redarguito (non incarcerato, almeno!) dalle autorità sanitarie
poiché nel 2010 non ha fornito ad una donna la documentazione necessaria per
andare ad abortire, sia perché il marito non era convinto, sia perché la
signora non sembrava nel pieno delle sue facoltà mentali. Gli è stato detto che
il suo unico compito è quello di realizzare i desideri del paziente,
indipendentemente dalla valutazione del suo stato mentale ed è inoltre stato
criticato per aver violato la riservatezza della paziente discutendo il caso
con il marito.
Rispetto all’obiezione di
coscienza, le cose vanno assai meglio negli Stati Uniti, e particolarmente in Arkansas, Georgia,
Mississippi e South Dakota, in cui anche i farmacisti -oltre ai medici- sono
autorizzati a rifiutarsi di compilare una prescrizione di contraccettivi di
emergenza se questo è contrario alla loro etica personale. A questi Stati
modello si è aggiunto in questi giorni il Kansas, dove il governatore Sam
Brownback ha firmato una nuova legge con
la quale rafforza i diritti di coscienza dei farmacisti che si oppongono alla
distribuzione di farmaci che potrebbero causare aborti.
La nuova legge vieta la
costrizione a prescrivere o somministrare un farmaco che “ragionevolmente si
creda” possa uccidere un bambino nel
ventre della madre. La misura è stata finalizzata alla farmaco abortivo RU-486,
ma -secondo quanto dicono allarmati gli abortisti- potrebbe anche essere usata
per impedire la somministrazione di “Ella”, un farmaco simile alla RU-486 che è
comunque stato approvato dalla FDA come “contraccezione d’emergenza”, ed è
pubblicizzato come funzionante fino ad una settimana dopo il rapporto sessuale.
Linda Gridelli
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