03/07/2012 - IL CASO "Sempre
più vicini alla scoperta della particella di Dio" - Eccitazione tra i
fisici, domani annuncio al Cern Ma la verità potrebbe essere diversa dalle
attese - BARBARA GALLAVOTTI, GINEVRA, http://www3.lastampa.it
Difficile contenere l’entusiasmo
qui al Cern, perché nella rete ci deve essere qualcosa di grosso, qualcosa che
sarà annunciato domani in una conferenza per la quale ci si sta preparando in
tutto il pianeta a dispetto dei fusi orari più ostili.
Tutti gli indizi farebbero
pensare che finalmente verrà annunciata la scoperta del bosone di Higgs. A
quanto trapela però le cose potrebbero essere più complicate del previsto, e
forse persino più interessanti.
Andiamo con ordine. Il bosone di
Higgs, l’imprendibile particella di Dio è il Santo Graal per la cui ricerca è
stato costruito il grande acceleratore LHC in funzione al Cern di Ginevra. La
particella dovrebbe essere prodotta come conseguenza di scontri tra protoni che
viaggiano quasi alla velocità della luce in direzioni opposte. Per i fisici è
molto importante riuscire a individuare il bosone, perché è la chiave di volta
senza la quale tutto ciò che è stato teorizzato riguardo al funzionamento
dell’Universo non regge più.
Già a dicembre, i ricercatori
avevano annunciato di aver visto qualcosa di interessante, senza però avere la
certezza che fosse l’agognata particella. Ora però ci sono molti nuovi dati a
disposizione, e sarebbe logico aspettarsi una conferma. Lo farebbero pensare
anche episodi mondani, ad esempio per la conferenza di mercoledì sono attesi
quattro signori che non passano inosservati e che di certo non pianificano un
viaggio a Ginevra senza un buon motivo. Uno è Peter Higgs, il fisico inglese da
cui ha preso il nome la particella. In realtà però la teoria che ha portato a
ipotizzare il bosone ha molti padri, cioè oltre ad Higgs, guarda caso, gli
altri tre ospiti: François Englert, Gerald Stanford Guralnik e Carl Richard
Hagen (l’ultimo genitore, Robert Brout, è deceduto nel maggio 2011).
Eppure, dicevamo, l’annuncio
della scoperta del bosone potrebbe non arrivare, per due motivi. In primo
luogo, i fisici basano le loro scoperte sulla probabilità e giudicano
affidabile un risultato quando la probabilità che sia dovuto al caso è
inferiore a una su un milione. Il bosone di Higgs lascia una firma
caratteristica negli apparati costruiti per captarne le tracce, ma occorre
essere assolutamente certi di avere visto proprio lei, e non lo scarabocchio
dovuto a un rumore di fondo. E questa certezza si può avere solo analizzando un
enorme numero di dati. Non basta. La firma non deve solo essere chiara al di là
di ogni minimo dubbio: deve essere anche esattamente come ci si aspetta. In
caso contrario, bisognerà capire perché è diversa.
Insomma, è possibile che domani i
ricercatori annuncino che è stata fatta una scoperta, ma che è ancora presto
per affermare che si tratta proprio del bosone. Ciò vorrebbe dire che c’è
sicuramente bisogno di nuovi dati, ma forse anche che l’Universo ha qualche
grossa sorpresa da riservarci. Probabilmente al Cern avrebbero preferito avere
ancora tempo a disposizione, ma ci sono degli appuntamenti che gli scienziati
non possono mancare e a mettere fretta in questo caso è una grande conferenza
che inizia in Australia domani stesso e da dove buona parte della comunità
seguirà l’incontro di Ginevra in collegamento via web.
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