Gruppo di scienziati conferma lo studio sui disturbi dei “figli” di
genitori gay, Appello di 18 scienziati sul sito della Baylor University, 1
luglio, 2012, http://www.uccronline.it/
Il mese scorso la rivista
scientifica “Social Science Research” ha pubblicato due studi molto
interessanti sulle problematiche dei bambini cresciuti all’interno di una
relazione omosessuale. Il primo, quello del sociologo dell’Università del
Texas, Mark Regnerus, si è basato sul più grande campione rappresentativo
casuale a livello nazionale, facendo parlare per la prima volta i “figli”
(ormai cresciuti) di genitori con tendenze omosessuali, dimostrando un
significativo aumento di disturbi psico-fisici rispetto ai figli delle coppie
eterosessuali. Il secondo studio è stato realizzato da Loren Marks della
Louisiana State University, con il quale è stata confutata la posizione
(politica) ufficiale dell’American Psychological Association (APA), secondo la
quale i figli di genitori gay o lesbiche non sarebbero svantaggiati rispetto a
quelli di coppie eteorsessuali. La studiosa ha analizzato i 59 studi citati
dall’APA per sostenere la propria tesi, dimostrando la loro scarsa
attendibilità.
Entrambi gli studi sono stati
accolti in modo positivo dalla comunità scientifica dal punto di vista della
correttezza procedurale, come abbiamo già avuto modo di segnalare. Sono
arrivate normali critiche sulla metodologia, ma le risposte fornite dai due
ricercatori sembrano essere state esaustive. Al contrario, la prevedibile
reazione della lobby gay è stata animalesca. Avendo a disposizione la quasi completa
platea mediatica, si sono avventurati in insulti e accuse personali ai due
ricercatori (si parla anche di minacce di morte). Alcuni hanno chiesto la
censura dei due studi, altri hanno creato appelli perché siano ritirati dalla
rivista scientifica, altri hanno chiesto che i due studiosi vengano licenziati,
altre associazioni omosessuali hanno invece detto di essere pronte a finanziare
alcuni scienziati (complici, ovviamente) perché pubblichino risultati opposti,
e così via.
E’ così interessante l’iniziativa
di un gruppo di scienziati e docenti universitari, i quali hanno deciso di difendere i due
ricercatori dall’aggressione omosessualista. L’appello di difesa è comparso sul
sito della Baylor University, classificata nel 2011 da US News & World
Report come la 75° miglior università nazionale su di 262. I 18 scienziati e
ricercatori hanno scritto: «Sebbene l’articolo di Regnerus non sia privo di
limiti, in quanto scienziati sociali, pensiamo che gran parte delle critiche
ricevute siano ingiustificate». Innanzitutto, hanno continuato, «la stragrande
maggioranza degli studi pubblicati prima del 2012 su questo tema hanno fatto
affidamento a piccoli campioni non rappresentativi, al contrario, Regnerus per
raggiungere le sue conclusioni si è basato su un campione di grandi dimensioni,
casuale, di oltre 200 bambini allevati da genitori che hanno avuto relazioni
omosessuali, confrontandoli con un campione casuale di oltre 2.000 bambini
cresciuti in famiglie eterosessuali». Questo è stato riconosciuto anche dagli specialisti,
come Paul Amato, W. Bradford Wilcox, Cynthia Osborne ecc.
Inoltre, chi ha criticato lo
studio affermando che i problemi dei “figli” dei gay sono dovuti alla
stigmatizzazione della società (incolpare gli altri è la classica via di fuga),
non ha riconosciuto che «le scoperte di Regnerus relative all’instabilità dei
rapporti sono coerenti con recenti studi su coppie gay e lesbiche in paesi come
l’Olanda e la Svezia, i quali trovano modelli altrettanto elevati di
instabilità tra le coppie dello stesso sesso». Cioè, i disturbi persistono
anche in società fortemente gay-friendly, come abbiamo già avuto modo di
sottolineare anche noi.
Insomma, concludono, «noi
riteniamo che lo studio di Regnerus, che è uno dei primi a fare affidamento su
un ampio campione, casuale e rappresentativo di bambini di genitori che hanno
avuto relazioni omosessuali, ha contribuito notevolmente ad informare la
conversazione in corso tra studiosi sulle famiglie dello stesso sesso in
America».
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