Barcellona paga i suoi «eccessi, Avvenire, 3 novembre 2011
Ha avuto un bambino a 50 anni
dopo un ciclo di fecondazione assistita, ma i servizi sociali della Catalogna
le hanno tolto il piccolo una settimana dopo il parto: secondo gli assistenti,
le sue condizioni psicologiche non erano adeguate alla maternità. Non avrebbe
garantito la sicurezza del bambino.
Una storia drammatica, che
riassume alcuni dei paradossi più vistosi della legislazione spagnola, aperta a
tutto (o quasi tutto) nel campo dell’inseminazione artificiale. La vicenda ha inizio
nel 2008, quando la donna ricorre per la prima volta ad un trattamento presso
una clinica privata di Barcellona. Spende 8mila euro. Per gli psicologi dell’istituto
nessun problema: «La personalità della paziente non rivela caratteristiche
proprie del disordine mentale».
La donna riceve ovuli da una
"donatrice", ma la provetta eterologa inizialmente non dà frutto. La
protagonista della vicenda insiste e solo
al terzo tentativo della stessa tecnica, nel 2009, riesce a portare avanti la
gravidanza: ha 50 anni. Nel frattempo, la stampa locale sottolinea che il conto
presso la clinica è lievitato a 24mila euro.
Sette giorni dopo il parto, i
servizi sociali della Generalitat (il governo catalano) allontanano il bimbo dalla
madre. Secondo il quotidiano El País, la prima denuncia sullo stato
mentale della donna sarebbe stata lanciata proprio dal personale della clinica
che ha dato l’autorizzazione alla fecondazione assistita. Una contraddizione
scioccante, che ha generato una gravissima situazione umana.
«Come è possibile che mi
dichiarino adatta a essere mamma e poi mi tolgano la custodia» perché «non
potevo prevedere i rischi per il bambino?»,
chiede la donna, che ha presentato una denuncia presso un tribunale di
Barcellona per riavere suo figlio. In 22 mesi il piccolo è già stato affidato a
diverse famiglie. La madre assicura che si è trattato solo di sintomi propri
del periodo post-parto, mentre gli assistenti pensano che avrebbe potuto
«mettere in pericolo» l’incolumità del neonato.
La regione catalana "sconsiglia"
l’inseminazione artificiale per le ultra-40enni. Ma in Spagna arrivano donne da
tutta Europa per tecniche spesso proibite altrove. (M.Cor.).
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