mercoledì 4 luglio 2012


Tanya Vlach: "Una mini-camera nell'occhio, ma non sono cyborg" - Intervista alla donna che ha vissuto un'esperienza di crowdfunding in rete fuori dal comune: il Web l'ha aiutata a diventare «bionica», DILETTA PARLANGELI, 4/7/2012


La chiamano la donna bionica, ma lei va in giro per il mondo a spiegare quale e quanta differenza c’è tra i film e la realtà. Per Tanya Valch la tecnologia non è solo un mezzo, ma un punto di partenza e, si spera, di arrivo. Nel 2005 ha perso un occhio in un incidente e oggi, grazie ad una campagna di crowdfunding in rete porta avanti il suo obiettivo, ovvero quello di impiantare una mini camera nella protesi dell’occhio artificiale.

Tutto è partito da un blog: “Ho cominciato a raccontare quello che mi era successo, come un diario personale. Pensavo non mi leggesse nessuno”, racconta. E invece la seguivano eccome.

Il suo sogno ha attratto l’attenzione di molti, un suo video è finito in una Ted Conference da lì il progetto è decollata. Ora eccola qui, Tanya, da San Francisco all’altra parte del mondo, a suon di partecipazioni internazionali, come quella a Frontiers of Interaction 2012 di Roma. Seguita dagli sguardi attoniti di chi l’ha vista mostrare il suo occhio davanti alla platea, racconta sorridente e paziente il ruolo fondamentale della rete (“Cosa vuol dire per me il web? Santo Cielo, è il perché sono qui!”).

Per tutti è una “cyborg artist”, ma che cosa fa?
Sono un'artista multidisciplinare, mi muovo tra teatro e design, ma nel mio background ci sono danza e fotografia. Curo eventi per artisti e insegno film making nei licei. Mi piace combinare tutte le arti e fare in modo di espanderle: movimento, video proiezioni. Ecco, non so cantare.

Quindi niente American Idol?
No! Non voglio farmi nemici nel pubblico che mi segue!

A proposito di antagonisti, per lei lo sono stati i media?
I media spesso parlano delle “cyborg women” giocando anche sul tema sessista, su come le donne possano essere controllate, così come la tecnologia posseduta. Sono ritratte come killer letali o come prostitute. E proprio perché il mio progetto parla dell’unione tra corpo e tecnologia, sono stata descritta abbastanza spesso come un cyborg. All’inizio è stato frustrante. Poi, visto che non rientravo in nessuna delle due categorie sopra descritte e ho voluto spiegarlo, anche se all’inizio la cosa mi spaventava.

Com’è nata l’idea del crowdfunding?
Scrivevo sul blog cercando di capire come potessi essere “ricostruita” e, dal momento che sono una donna geek, che ama la science fiction (anche a me in fondo piacciono “La Donna Bionica” e “Bladerunner”) per me aveva assolutamente senso l'idea di inserire una videocamera nel mio occhio.

Meglio, perché poi dalla fantasia è passata alla realtà.
Quando ho capito che poteva essere possibile, ho iniziato a parlarne, ho incontrato alcune persone e a viaggiare in lungo e in largo per internet. Ho scoperto che avevo un certo seguito e dopo la proiezione di un mio video a un evento del Ted e la conseguente esposizione mediatica, ho deciso di lanciare la campagna su un sito di crowdfunding Kickstarter.

Adesso la prima parte della raccolta fondi è conclusa.
Sì e i soldi raccolti non bastano a creare l'occhio che voglio, ma sicuramente sono sufficienti per la costruzione di un prototipo, un “basic eye” con cui posso iniziare a sperimentare.

E quindi qual è il prossimo grande passo?
Dipende dall’ingegnere che mi segue. Sta lavorando alla prima fase con gli altri membri dello staff, insieme cercano di capire a che punto è la tecnologia, cosa si può fare. Credo che farà in fretta perché questa non è la prima volta che si dedica a un progetto simile, e perché è giovane e pieno di energie!

Insomma, più che una cyborg artist, è una “tech evangelist”!
Gli altri mi chiamano cyborg artist, ma io non mi definisco necessariamente così. Ora la tecnologia è ovunque e ci sono grandi opportunità attraverso la bionica per aiutare le persone con disabilità. Credo ci debba essere una voce che parli per quelle persone, perché devono poter determinare le loro vite in prima persona. Io ci provo, ed è anche molto divertente.

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