martedì 11 settembre 2012


Aborto e mortalità materna: le balle dell’UAAR - L’associazione fondamentalista mistifica i dati e la situazione nelle Filippine .- 11 settembre, 2012 - http://www.uccronline.it


Nel sito ateo più visitato d’Italia, quello dell’Uaar – acronimo che sta per Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti –, nel riferire la notizia della recente manifestazione pro-life tenutasi nelle Filippine contro un disegno di legge volto a facilitare l’accesso alla contraccezione, si è scritto che in questo Stato «i dati su aborti clandestini, incidenza delle morti delle madri, gravidanze indesiderate e incremento demografico sono preoccupanti». E’ il solito tormentone: legalizziamo l’aborto e, abbattendo il numero degli aborti clandestini, ridurremo la mortalità materna. Un ragionamento che a molti pare a tutt’oggi convincente, ma che in realtà non sta in piedi. Vediamone brevemente il, anzi “i” perché.

Tanto per cominciare disponiamo di dati sufficienti per ritenere che la legalizzazione dell’aborto, anziché ridurla, contribuisca ad aumentare l’incidenza del fenomeno (anche in Puccetti R. “La menzogna dell’aborto che cura” in Corbelli G.,  ”Mamme che piangono”, Fede&Cultura 2012). Il che mette già in crisi una fondamentale premessa dell’abortismo. Non solo: sono stati recentemente pubblicati studi che hanno messo in luce come il tasso di mortalità materna sia correlato non già alla legalizzazione dell’aborto bensì alla qualità delle cure e dei servizi alla maternità. Del resto vi sono Stati nei quali, benché l’aborto sia illegale, non solo si registra un bassissimo tasso di mortalità materna, ma questo risulta addirittura in calo.

Pensiamo alla Polonia, che dal 1990 al 2010 ha ridotto drasticamente questo tasso da 17 a 5 decessi ogni 100.000 nati vivi; stesso discorso per Malta, mentre in Irlanda, Stato che lo scorso ottobre ha respinto la raccomandazione a legiferare in materia di aborto contenuta nel resoconto dell’Universal Periodic Review , da decenni il tasso di mortalità materna è stabile. Viceversa sappiamo che laddove l’aborto – pratica in seguito alla quale la donna corre un rischio di mortalità triplo rispetto a quello conseguente ad una gravidanza - è stato legalizzato talvolta la mortalità materna è aumentata. Particolarmente significativo è il caso dell’Etiopia, dove, con la legislazione abortista, la mortalità materna è addirittura triplicata (anche in Puccetti R. – Noia G. – Del Poggetto M.C. – Di Pietro M.L. (2009) “Aborto farmacologico: risposta a Parachini e coll.” «Bioetica »3 A; 665-674: 673);

E nelle Filippine? Davvero «i dati» sulle «morti delle madri» sono «preoccupanti»? Ora, posto che si tratta di un Paese economicamente non avanzatissimo, effettivamente il tasso di mortalità materna è molto alto. Il punto però è che questo non risulta in aumento, anzi: si sta riducendo anno dopo anno. Dal 1990 al 2010 – affermano i dati del Global Health Observatory – si è infatti ridotto drasticamente decrescendo da 170 a 99 decessi ogni 100.000 nati vivi . Un dato, converrete, decisamente positivo.

Perché allora gli amici Uaar lo nascondono scrivendo il contrario («la mortalità delle madri è salita del 36%»)? E perché insistono sulla presunta correlazione tra aborto legale e decremento della mortalità materna? Non è chiaro. Esattamente come non è chiara la ragione per la quale si tifa per una proposta di legge che «intende facilitare l’accesso alla contraccezione» dal momento che essa – com’è stato più volte spiegato (si veda anche qui)– non solo non riduce ma addirittura incentiva gli aborti. L’impressione è che si ragioni per slogan e senza competenza. Un sospetto che solleva il dubbio che, nonostante istruzione e scuola dell’obbligo, l’ignoranza sia ancora difficile da abortire.

Giuliano Guzzo
(www.giulianoguzzo.wordpress.com)

Nessun commento:

Posta un commento