In Cina la giustizia è imbavagliata dal regime, 5 settembre 2012, http://www.corrispondenzaromana.it
(di Emanuele Gagliardi) A gennaio
2013 entrerà in vigore in Cina il nuovo Codice di procedura penale. Sulla base
del nuovo codice, un’interpretazione della Corte Suprema del Popolo cinese
propone di dare ai tribunali ordinari la possibilità di «sospendere a proprio
piacimento gli avvocati difensori»dall’attività giuridica fino a un anno per
«violazioni» non meglio specificate. L’interpretazione ha scatenato le proteste
dei legali di tutto il Paese. Secondo un articolo apparso sui media nazionali,
infatti, essa «dà ai giudici un’autorità che non hanno mai avuto»(cfr.
“AsiaNews ˮ, 30 agosto 2012) poiché con il vecchio Codice i giudici non
potevano intervenire sugli avvocati.
Inoltre non è difficile
individuare nella proposta della Corte Suprema un escamotage per impedire la
difesa dei dissidenti e degli attivisti per i diritti umani. Secondo il nuovo
testo, le corti possono ora allontanare dall’aula i legali che «violano gli
ordini del tribunale» ma sono gli uffici dei vari Procuratori che possono
deciderne la sospensione. Il governo ha presentato il testo alla Corte Suprema,
che ha stabilito invece queste nuove sanzioni molto più dure.
Le proteste di questi giorni
riguardano pure la procedura con cui l’interpretazione è stata redatta: i
giudici supremi, infatti, hanno inviato il testo soltanto alle corti locali
chiedendone un «commento», ma non hanno reso pubblico il testo. Esso è stato
scoperto su Internet da alcuni cybernauti, che lo hanno intercettato e lo hanno
fatto circolare. Subito dopo, la Corte Suprema ha stabilito che gli avvocati
difensori non potranno usare in aula strumenti elettronici di alcun tipo,
soprattutto quelli con la connessione alla Rete.
Una manovra che rivela tutto il
nervosismo delle autorità comuniste nei confronti del “nuovo fronte” della
dissidenza, che può contare sempre più sul sostegno di associazioni legali che
contestano i soprusi del regime nelle aule di tribunali. La Costituzione cinese
e diversi trattati internazionali sono infatti (sulla carta) molto democratici,
ma il problema è la loro attuazione, quella che la nuova generazione di
avvocati pretende dal regime. (Emanuele Gagliardi)
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