L’enigma della Sfinge e il continuum dell’esistenza umana - Piccolo
compendio di embriologia per rispondere a cosa sia l’embrione umano - di
Stefano Bruni, pediatra, 12 settembre, 2012, http://www.uccronline.it/
«Qual é quell’animale che al
mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno ne ha solo due e la sera tre?» É
imponente; incute molto più che semplicemente timore. Con il suo corpo di leone
alato e la sua testa di donna, la Sfinge sorveglia dal Citerone l’accesso a
Tebe. Quando si precipita verso di loro per bloccarne il passaggio, alla sua
vista tremano per la paura le gambe dei viandanti. Ad ogni persona che intende
entrare nella città la Sfinge propone il suo quesito: “Qual é quell’animale…”.
Bisogna risolvere l’enigma. Non é un gioco, un ragionamento che si possa
rimandare. É questione di vita o di morte. Chi non sa non passa, non entra
nella città. Anzi, peggio: chi non sa viene divorato, finisce agli inferi. E
sono tanti quelli che finiscono tra le fauci di quella chimera che non é nè
uomo né animale eppure é uomo e animale insieme.
Solo Edipo, l’uomo dal piede
gonfio, un uomo in viaggio alla continua ricerca di se stesso (già, perché
basta essere alla ricerca semplicemente di se stessi per capire, non occorre
essere alla ricerca della Verità per dare la risposta giusta, in questo caso),
indovina: «È l’uomo, quell’animale: agli inizi della vita, la mattina, gattona,
cioè si muove utilizzando braccia e gambe insieme; a mezzogiorno, nella fase
centrale della sua esistenza cammina con le sole gambe in posizione eretta; e
nei suoi ultimi anni, quando la vita ormai volge al tramonto, per sostenere il
proprio passo ha bisogno del bastone». Cosa succederebbe oggi se una moderna
Sfinge, evoluta, ponesse la stessa domanda di allora, dopo averla aggiornata
alla luce delle attuali conoscenze scientifiche: «Qual é quell’animale che
all’alba nuota e sguazza come un pesce, al mattino cammina su quattro zampe, il
pomeriggio su due e la sera su tre?».
Oggi le nostre conoscenze
sull’essere umano sono enormemente piú vaste rispetto a quelle che l’uomo aveva
nel VII secolo a.C. quando Pisandro descriveva il mito della Sfinge poi ripreso
da Apollodoro L’embriologia ci ha mostrato scenari fantastici. Con le moderne
tecniche di imaging oggi possiamo contare le vertebre dell’embrione giá 36
giorni dopo l’ovulazione e l’avvenuta fecondazione ed individuare distintamente
i suoi arti in forma di abbozzo già a 32-35 giorni di vita e le sue dita ben
definite a 8-9 settimane di gestazione. A 11 settimane le dita del feto (che
pesa 8-14 gr ed è lungo 3-4 cm) sono ricoperte da unghie e a 15 settimane, sui
polpastrelli, le impronte digitali sottolineano l’unicità del singolo
individuo. Anche uno che non sia specialista del settore, cercando
semplicemente in Google la voce “3d ultrasound images” può divertirsi a
guardare le meravigliose immagini di feti piccolissimi che fanno “boccacce” e
smorfie varie, compresi sbadigli, o succhiano il pollice.
Possiamo registrarne con un
elettrocardiografo esterno il battito cardiaco quando l’embrione non é ancora
più lungo di 2 cm (7 settimane dopo l’ovulazione) ma già a 22 giorni di vita
(embrione lungo 2 mm) un gruppo di cellule cardiache inizia a pulsare in modo
sincrono. A 11 settimane è possibile registrare con un elettroencefalogramma
l’attività delle cellule cerebrali fetali ma già dalla 7a settimana l’embrione
di 18 mm è capace di movimenti attivi. Gli studiosi ci dicono che (e ci
spiegano come: la cute diviene sensibile grazie al funzionamento dei recettori
sensitivi) un feto é in grado di provare dolore già a partire dalla 10a
settimana di vita e forse anche prima, ancora nello stato embrionale, a partire
dall’8° (http://www.uccronline.it/2010/04/22/aborto-e-dolore-fetale/), e piacere
(succhiandosi il pollice, ad esempio, intorno alla 26° settimana). D’altra
parte già alla 10° settimana la struttura del cervello è completa ed il feto
inizia a presentare riflessi nervosi.
A 10 settimane, con l’entrata nel
periodo fetale, il nuovo essere umano ne presenta già chiaramente la forma, a
partire dalla facies, dove si possono notare gli abbozzi di orecchie, naso (il
bulbo olfattivo responsabile della sensazione olfattiva è già reperibile nel
cervello a partire dalla 7° settimana di vita) ed occhi (retina già
pigmentata). Nello stesso periodo si formano le corde vocali ed il feto è in
grado di emettere suoni. Oggi sappiamo che un feto si calma o si agita
ascoltando diversi generi di musica e che impara a riconoscere ben prima della
nascita la voce della mamma e il ritmo del cuore di lei che infatti lo calmano,
una volta nato, quando é agitato, se vi entra in contatto. Sappiamo che gli
stimoli esterni (suoni, che inizia a sentire alla 23° settimana; sapori, che
grazie alla formazione delle papille gustative intorno ai 60 giorni di vita è
già in grado di iniziare a percepire; stimoli luminosi, cui il feto è già
sensibile a 24 settimane di vita quando è lungo un paio di dm; temperatura e
movimenti) mediati dall’ambiente intrauterino costituiscono per il feto
un’importante esperienza che gli permetterà di adattarsi all’ambiente
extrauterino. A 11 settimane di vita sono riconoscibili i caratteri sessuali
secondari e dunque è possibile sapere se il bambino sarà maschio o femmina. A
18 settimane di vita, quando è lungo 14 cm e pesa intorno ai 150 gr il feto
inizia a presentare un ritmo sonno-veglia e mostra di preferire specifiche
posizioni materne o situazioni ambientali esterne (suoni, luminosità,
movimenti) rispetto ad altre.
Sarebbe impossibile riportare
tutta l’enorme bibliografia riferita alle varie scoperte nel campo
dell’embriologia e della vita dell’essere umano prima della nascita. Un sito
scientifico molto bello (ma è solo uno dei tanti) riporta, settimana per
settimana di gestazione, un riassunto delle dimensioni dell’embrione e del feto
e delle principali caratteristiche anatomo-funzionali degli stessi. Ma davvero
le pubblicazioni scientifiche e i testi divulgativi sull’argomento sono
numerosissimi e accessibili a chiunque anche in rete. Con tutte queste
conoscenze sarebbe logico aspettarsi che tutti oggi siano in grado di
rispondere alla domanda della nuova, moderna Sfinge. Eppure, ancora, l’uomo
sembra non aver conosciuto a sufficienza se stesso, la propria essenza, la
propria origine.
Giá, perché la risposta é sempre
la stessa: “È l’uomo, quell’animale, che all’alba della sua vita, quando si
forma e si sviluppa nel corpo di sua madre é immerso nel liquido amniotico (per
qualche tempo é dotato anche di manine e piccoli piedi che paiono palmati) e in
questo liquido sguazza proprio come un pesciolino”. Ma quanti saprebbero
rispondere oggi? Non certo i tanti che si ostinano a considerare ancora
embrione e feto un “grumo di cellule” o un “tumore che parassita la madre”,
qualcosa d’inutile e talvolta fastidioso, un … “coso” la cui incapacità di vita
autonoma lo rende inferiore, “altro” rispetto alle “persone”. Non certo i tanti
che, contro ogni evidenza scientifica, rifiutano di considerare un continuum lo
sviluppo di quell’essere. Un continuum che ha la sua origine in un miracolo:
due cellule che sono umane ma che non sono l’essere umano, due cellule che
portano tante informazioni ma non tutte le informazioni necessarie alla
definizione del nuovo individuo, due cellule vive ma che non sono la VITA,
ebbene queste due cellule si fondono e si trasformano reciprocamente per dar
luogo ad una nuova VITA, ad un nuovo essere umano, vivente, unico e
irripetibile. Un essere umano che non sarà mai uguale a nessun altro ma non
sarà mai nemmeno uguale a se stesso lungo tutto il corso della propria vita.
La vita non é solo chimica. E per
quanto bene un chimico conosca la tavola periodica degli elementi e sappia
maneggiare e combinare tra loro atomi di diverso peso molecolare non potrà mai
creare la vita. L’uomo non é un pesce, anche se nell’utero della propria mamma
nuota sospeso nel liquido amniotico; cosí come non é un gatto o un cavallo o un
qualsiasi altro animale quadrupede quando, intorno agli 8-9 mesi, inizia a
muoversi sfruttando l’appoggio su tutti e quattro gli arti. L’uomo che nuota
nel ventre materno e che gattona, per qualche tempo, una volta venuto al mondo,
è lo stesso uomo che ad un certo punto, col suo carico si esperienze fatte in
utero e nei primi mesi e anni di vita, con i suoi ricordi e le sue emozioni,
stratificate una sull’altra nel corso delle stagioni, a partire da quel tempo 1
che é lo zigote (scusate ma non mi piace chiamarlo tempo 0), inizia a muoversi
su due gambe in posizione eretta. Né l’uomo anziano, che ha bisogno del
sostegno del bastone, e talvolta anche della stessa cura che si ha di un
bambino, é meno uomo rispetto all’uomo delle età precedenti. L’uomo é sempre
uomo, fin dal primo momento della sua esistenza. E il primo attimo in cui é
stato ció che non ha più smesso di essere é il meraviglioso istante, nascosto e
“magico”, della fecondazione. L’ultimo sarà il momento in cui restituirà la
propria vita.
Bene. Ora fate finta che la
Sfinge vi sottoponga l’enigma: “Qual è quell’animale…”. Prendetevi un po’ di
tempo prima di rispondere; sedetevi comodi e verificate coi vostri occhi qui,
qui e ancora qui quello che vi ho raccontato fino ad ora. Poi rispondete a voi
stessi e alla Sfinge: “Quell’animale è …”.
Nessun commento:
Posta un commento