Spagna, donazione ovuli, è boom. «Ci ho pagato tre mesi di affitto» , settembre
5, 2012, Chiara Sirianni, http://www.tempi.it/
Requisiti: età compresa tra i 18
e i 35 anni, nessuna storia personale o familiare di gravi malattie ereditarie,
nessuna storia di patologia ginecologica, non essere portatori di malattie
sessualmente trasmissibili. C’è un numero verde tramite il quale contattare per
telefono la clinica, e prendere un appuntamento. A quel punto, a voce, si
riceveranno altre informazioni sull’intero processo di donazione degli ovuli.
In Spagna la donazione è regolata dalla legge, che garantisce la tutela dei
donatori, su base volontaria, “altruista” e anonima. L’unica ricompensa,
ufficialmente, è la soddisfazione personale («avrete la sensazione di essere
utili e solidali con coppie bisognose», si legge sul sito di una clinica di
Alicante). Tra il donatore e il centro autorizzato si stipula un contratto, e
alla donazione («sempre senza scopo di lucro») segue un risarcimento monetario
«solo per compensare il disagio strettamente fisico e le spese di viaggio che
possono derivare». Qualsiasi attività promozionale è vietata, per rispettare
«la natura altruistica» del gesto. Ma chi si sottoporrebbe a un’operazione così
invasiva gratuitamente? Di fatto si è creato un vero e proprio mercato, una
tendenza che la crisi sembra aver esasperato.
È il caso di una ragazza,
studentessa a Madrid, che a patto di rimanere anonima racconta a tempi.it la
sua storia, simile a altre centinaia. Un anno fa, la nostra interlocutrice ha letto
un avviso appeso nella bacheca della sua università, quella degli annunci: a
fianco alla proposte di stanze ammobiliate e alle vendite e alle dispense di
sociologia spunta una scritta in corsivo, che invita morbidamente alla
donazione riportando un numero telefonico. «Si è svolto tutto molto rapidamente
– dice a tempi.it –, non si tratta di un trattamento doloroso. In cambio ho
avuto un rimborso di 800 euro, che mi è stato consegnato il giorno stesso del
prelievo. Ci ho pagato l’affitto per tre mesi».
COME DONARE IL SANGUE. Una visita
ginecologica e un trattamento ormonale giornaliero («una punturina
sottocutanea»). Ovviamente, i controlli: «Un giorno sì e un giorno no, a
seconda degli orari più comodi per la donatrice. Io passavo dopo l’ultima
lezione in università. L’aspirazione degli ovuli dura una mezz’ora, sotto
anestesia. Senza ricovero, è tutto fatto in ambulatorio». Esperienza da rifare?
«Forse. Dipende da tanti fattori. C’è un tetto massimo di sei donazioni, per
legge. Ovviamente è pericoloso superare il limite di sei interventi. Va detto
che il nostro tasso di disoccupazione è del 25 per cento». Perché donare i
propri ovuli? «Mi sono sempre pagata gli studi con lavori di vario genere, la
mia non è pigrizia, ma difficoltà tripla nel trovare un entrata fissa. Per cui
ho preso in considerazione un’opzione che tempo fa avrei trovato assurda».
La legge spagnola sulla
fecondazione assistita prevede un rimborso per le spese di viaggio e di lavoro,
e per il disagio fisico apportato. Specificando che la donazione non può mai
avere carattere commerciale. «In effetti gli annunci sono mascherati da
campagna di sensibilizzazione. Tutti mettono l’accento sull’aspetto altruistico
della cosa. Un po’ come avviene per la donazione del sangue. Ti trattano come se
stessi generosamente donando un organo a chi ne ha bisogno». La crisi economica
come ha cambiato le cose? «Si tratta di un tema delicato, su cui ovviamente si
cerca di essere molto discreti. La mia impressione, frutto di qualche
chiacchierata, è che sia un gesto ormai normalizzato. Fino a qualche tempo fa
erano soprattutto le donne straniere a vendere i propri ovuli. Ora so di vari
conoscenti che hanno valutato l’idea. Qualcuno si pente di essersi fatto
piercing o tatuaggi: chi ce li ha, non può donare». Anche chi non è adottato è
fuori dalla lista: non è in grado di dare informazioni in merito ai suoi
genitori biologici. Un caso limite? «C’è chi ricorre alla stimolazione
farmacologica delle gonadi. Così si producono più ovuli. Di solito si tratta di
ragazze straniere».
CERCASI FIGLIO CON GLI OCCHI
CHIARI. È un fenomeno che riguarda solo le giovani? Forse no, stando
all’intervista video che TMNews ha raccolto qualche mese fa: una donna,
sposata, che incassa tremila euro in cambio di due donazioni. Un lavoro da
donna delle pulizie lei, tassista lui, e i soldi che a volte non bastano. «Alla
prima donazione mi ha accompagnato mia madre – ha raccontato alle telecamere –
poi sono venuta da sola. E aiuto la mia famiglia a sopravvivere
economicamente».
Il numero di donatori è aumentato
del 30 per cento nell’ultimo anno, nonostante ci siano rigorosi controlli da
superare. Fisici e psicologici. Anche internet è diventato una vetrina a costo
zero, e spesso e volentieri senza la mediazione delle cliniche. «Non fumo, ho
meno di trent’anni, dono ovuli in cambio di compenso economico». Oppure: «Sono
una ragazza di ventisette anni, studio all’università, nessun problema fisico.
Sono costretta a vendere i miei ovuli a chi ne ha bisogno. Contattatemi». In
genere si tratta di annunci provenienti dall’America Latina, ovviamente
illegali. Numeroso anche il numero delle offerte, come questa: «Cerco donatrice
di ovuli, previo compenso. Preferibilmente con gli occhi azzurri e i capelli
chiari».
Del resto anche le cliniche
offrono un “catalogo” vero e proprio. Letteralmente si chiama «vasto programma
di ovuli e sperma per tutte le razze e caratteristiche fisiche», come si legge
per esempio sul sito dell’Institut Marquès di Barcellona, che specifica di
avere «tutti i fenotipi». Del donatore/donatrice si possono sapere numerosi
dettagli: il suo aspetto fisico e il suo lavoro, per esempio. Ma non la sua
identità.
@SirianniChiara
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