NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO:
L’IMPORTANZA DELLA CULTURA E DEGLI INTERVENTI SOCIO-ASSISTENZIALI - di Pietro
Guerini - http://www.riscossacristiana.it/
Pietro Guerini – Portavoce
nazionale no194
Qualcuno ci ha obiettato ,
soprattutto agli inizi del nostro cammino , che l’aborto si combatte per via
culturale e sociale , non legislativa .
Il fenomeno abortivo è un dramma
, un’opinione pressoché da tutti condivisa .
Ecco che la distinzione
abortisti-antiabortisti , se sintetica e semplificatrice , si rivela in realtà
inefficace .
Nessuno può essere considerato
favorevole ad un fenomeno che ritiene connesso ad un dramma .
La distinzione è tra coloro che
riconoscono alla donna il potere di vita e di morte sul proprio figlio ,
ritenendolo automaticamente un oggetto di sua esclusiva proprietà , e coloro
che considerano il concepito un individuo e che ritengono opportuna la sua
tutela giuridica , tanto più doverosa in quanto rivolta verso l’ultimo tra gli
ultimi , il più debole .
Essendo il primo orientamento
recepito pienamente nella legge 194 , il secondo può essere sostenuto
necessariamente chiedendo l’abrogazione di tale normativa , abrogazione che si
può ottenere , di fatto , esclusivamente per via referendaria , stante
l’inerzia del mondo parlamentare , consolidata da oltre un trentennio .
E di fatto rientrano nel primo
orientamento tutti coloro che si astengono dall’aderire ad una iniziativa ,
come la nostra , che ha già ottenuto oltre 4 000 adesioni .
Elogiare una legge o contemplarla
, con rispetto o con sterili critiche , significa rafforzarla .
Tanto più si stigmatizza una
normativa senza agire contro la stessa ( neppure aderendo ad un’operazione
abrogativa già promossa da altri o quanto meno appoggiando tale operazione
indirettamente mediante l’invito ad aderirvi ) tanto più si alimenta il mito
della sua intoccabilità .
La mera critica culturale , che
non a caso ho escluso nel nostro manifesto come obiettivo della associazione
no194 ( la quale ha invece il solo fine abrogativo-referendario della legge ,
non negoziabile ) oltre ad essere sterile e fine a se stessa , non converte ,
limitandosi ad arricchire la preparazione di appartenenti alla propria area .
La conversione (
dall’indifferenza o da posizioni opposte ) può essere frutto solo del dibattito
e il dibattito non può essere imposto dall’alto , né . in democrazia si può
pensare ad un indottrinamento coattivo di massa .
Un vasto dibattito ( pubblico e
interiore ) può sorgere solo da un’iniziativa che abbia come oggetto la vigenza
o meno dei diritti dei cittadini , tra cui il diritto di sopprimere il proprio
figlio durante la gravidanza .
Iniziativa che , poi , può ( anzi
deve ) essere pubblicizzata e descritta , come abbiamo la fortuna di fare
tramite questa eccellente rivista .
Non è , quindi , sterile
criticare una legge , ma limitarsi a criticarla , ed è poi contraddittorio dopo
tale censura nel merito non attivarsi per la sua abrogazione o non aderire ad
un’iniziativa ( tanto più se avviata ) promossa in tal senso .
Ecco il limite della cultura
nella forma del dissenso culturale .
Una legge ha un forte impatto
educativo , stabilendo quando una condotta è lecita o meno .
Far riflettere sulla necessità di
abrogarla nel mentre si agisce per abrogarla , significa fare cultura presso la
collettività ( in quanto l’azione coinvolge gli interessi della collettività )
e non presso una ristretta cerchia di cittadini , per giunta già orientati
sulle medesime posizioni .
Quanto all’aspetto sociale ,
purtroppo , dopo aver ribadito la nostra stima verso coloro che agiscono in
prima linea per scongiurare materialmente interruzioni volontarie di gravidanza
, con obbligatoria menzione anzitutto dei CAV , non abbiamo la legittimazione (
né tanto meno i mezzi ! ) per attuare un piano assistenziale a sostegno delle
madri , dovendoci limitare ad auspicarlo vivamente .
Una legittimazione in tal senso
spetta solo alle autorità competenti .
Qualunque intervento a favore
della maternità dev’essere valutato positivamente , dopo aver , però ricordato
che in paesi come la Francia in cui lo Stato sociale , anche sotto questo
aspetto , funziona bene la percentuale di aborti sulle gravidanze totali è ugualmente
elevato , a riprova del fatto che il fenomeno è soprattutto culturale e non
sociale .
Senza contare i fenomeni
speculativi per gli interventi assistenziali durante la gestazione , posti in
essere da coloro che fingono di essere in dubbio se portare a termine una
gravidanza , in realtà desiderata , per ottenere un sostegno economico .
Ma ben venga questo rischio , se
vi è comunque una politica a favore della nascita di esseri umani e diretta a
prevenire la soppressione di concepiti .
Soppressione che , però , non
dev’essere avallata dallo Stato ma deve tornare ad essere illegale e proprio la
battaglia diretta ad ottenere questa illegalità può agevolare anche il sorgere
di politiche socio-assistenziali a difesa delle nascite , dovendosi ritenere
del tutto incomprensibile perché azione legislativa , culturale e sociale siano
tra loro incompatibili e non si agevolino , piuttosto , l’una con l’altra ,
operando univocamente nell’ambito di una politica “ pro life “ .
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