22/05/2012 - IL CASO - Cari papà e mamma ora dimenticatevi la tata - I
genitori di oggi sono "spaesati" di fronte a una contemporaneità
sempre più complessa, frastornati dai tanti modelli educativi proposti anche
dai media - Gli esperti: imparate ad ascoltare il genitore che c'è in voi di SARA
RICOTTA VOZA, http://www3.lastampa.it/
MILANO
Il figlio mangia troppo o troppo
poco, vive al pc o vuol sempre uscire, urla o tace, picchia la sorella o la
subisce, non ascolta, non comunica, contesta. Il genitore intuisce che urge un
intervento educativo ma non sa bene quale. C’è stato un tempo in cui bastava
alzare la cornetta e chiedere a chiunque - parente, amico - e sarebbe arrivata
una risposta, una sola, più o meno condivisa. Oggi un’operazione del genere
sarebbe pericolosissima, assomiglierebbe a una consultazione tra partiti:
pareri opposti e inconciliabili. Non andrebbe meglio con un salto in libreria.
Lo scaffale è fornito ma un titolo sconfessa l’altro, cinque libri sei teorie,
dalla «mamma tigre» alla «mamma mozzarella».
Che fare? Schiacciare il pulsante
collegato col giardinetto dell’Eden di «SOS Tata» o compulsare i blog? Se a
questo si aggiunge che il genitore in cerca di un approccio educativo di solito
è di fretta, la diagnosi è fatta: «spaesamento».
La parola si è aggirata per due
giorni all’università della Bicocca a Milano, dove si è discusso di «SOS
Genitori, gli spaesamenti della contemporaneità». Per cercare soluzioni si sono
incontrati esperti di pedagogia di tutta Italia più uno «special guest»
internazionale, quel Jesper Juul che ha scritto il bestseller «Il bambino è
competente» ed è uno dei portatori più sani del virus della pedagogia da
manuale.
Le premesse son cattive ma le
conclusioni incoraggianti. Nessuno fa la «laudatio temporis acti», tutti
concordano che l’aspetto più negativo oggi è la velocità, ben rappresentata nel
disegno di un bambino che ha raffigurato così la sua famiglia: lui, mamma, papà
e gatto tutti in corsa sullo skate...
Le soluzioni, dunque? Nessun
metodo, niente decaloghi, no alla «dea ex machina» del blog o della tivù.
Piuttosto poche regole di base da accettare tutti (negli ambiti fondamentali
della sincerità, della pari dignità, delle responsabilità, dei limiti e dei
valori) e ricordare che «l’educazione è un abito cucito su misura», come dice
Jesper Juul, il più convinto che i genitori dovrebbero fermarsi, parlare tra di
loro e cercare il genitore che è «in loro». Lui diffida ugualmente di quelli
autoritari, di quelli permissivi e dei «metodi» in voga ogni sei mesi.
E i colleghi italiani? Per Maria
Grazia Riva, docente di Clinica della Formazione alla Bicocca, «tivù, blog,
giornali, film e telefilm sono diventati i grandi narratori della
contemporaneità e sono loro a plasmare i nuovi modelli di comportamento»,
l’importante è che i genitori riscoprano «la coppia amorosa, che è poi la base
della famiglia».
Ma le parole più rassicuranti
vengono dal prof. Michele Corsi dell’Università di Macerata: «Ciclicamente ogni
contemporaneo legge e demonizza la società in cui vive, ma la storia ci ha
insegnato che si è andati avanti; pessimismi e catastrofismi non sono atteggiamenti
colti». Piuttosto, consiglia, « facciano lo sforzo di “essere ancora più
genitori”, che vuol dire essere adulti vicini ai propri figli, guide e
interpreti autorevoli. L’impressione, infatti, è che siano distanti e
preoccupati di sé».
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