NUOVE ISTRUZIONI EUROPEE - Lezioni ai medici e linee guida per vincere
la sofferenza - Ancora molte resistenze nell’uso degli oppioidi negli ospedali Maria
Giovanna Faiella, 25 maggio 2012, http://www.corriere.it
MILANO - Soffrire a causa di un
cancro, perché fanno male le ossa, le articolazioni o l’addome. A provare
dolore sono quasi quattro italiani su dieci ricoverati in ospedale, nella
maggior parte dei casi per altre malattie. Lo rileva lo studio DOmiNO,
"DOlore in medicina interna NO", svolto tra gennaio 2011 e marzo di
quest’anno da Fadoi, la Federazione delle associazioni dei dirigenti
ospedalieri internisti. I medici hanno esaminato 5.200 cartelle cliniche di
pazienti in cura nei reparti di medicina interna di 26 ospedali dislocati su
tutto il territorio nazionale. L’obiettivo? Rilevare in quanti casi era stato
"misurato" il dolore e se fosse stato affrontato con terapie
adeguate.
I NUMERI - Dai risultati emerge
che il 37,5% dei pazienti presenta una sofferenza che richiede l’intervento
medico. Di questi, più della metà, soprattutto anziani, lamenta dolori
osteoarticolari. Un paziente su quattro soffre a causa del cancro, due su dieci
accusano dolori all’addome, ma si soffre anche per disfunzioni del sistema
nervoso centrale e periferico o per problemi cardiaci. «Con questa indagine,
che per la prima volta ha coinvolto malati in corsia e non la popolazione in
generale, abbiamo cercato di capire in che misura fosse avvertito il dolore
cronico e, di conseguenza, come agire per alleviarlo», sottolinea il presidente
di Fadoi, Carlo Nozzoli, responsabile del reparto di medicina interna e urgenza
dell’Azienda ospedaliera-universitaria Careggi di Firenze. Per questo, dopo la
prima fase dello studio, in cui ciascuno dei 26 Centri ha esaminato le cartelle
cliniche degli ultimi cento pazienti, medici e infermieri hanno seguito, in
reparto, "lezioni" sulla gestione del dolore.
RISULTATI - Per valutare i cambiamenti,
a distanza di sei mesi è stata ripetuta l'indagine, esaminando anche questa
volta altre cento cartelle cliniche degli ultimi pazienti ricoverati in
ciascuna struttura. «I risultati della formazione sono positivi — commenta
Nozzoli —. È cresciuta l’attitudine a misurare l’intensità del dolore anche più
volte durante la degenza». Se nella prima fase dell’indagine il monitoraggio
avveniva in meno di un caso su due, a distanza di poco tempo viene fatto nel
77% dei casi. È poi diminuito il dolore accusato dai pazienti, grazie al
maggior utilizzo di farmaci oppioidi, cresciuto del 16% dopo le
"lezioni". Che la formazione sia necessaria per trattare in modo
adeguato anche il dolore nei malati di cancro lo confermano gli oncologi. «Al
momento della diagnosi è un sintomo presente in un paziente su tre, ma in fase
avanzata il dolore colpisce almeno i due terzi dei malati e il 90% di quelli
terminali — riferisce Carmelo Iacono, presidente della Fondazione Aiom
(Associazione italiana di oncologia medica) —. Un oncologo su due segue
personalmente oltre dieci malati terminali ogni mese; ma solo quattro medici su
dieci si sentono adeguatamente informati su come gestire il "fine
vita". A volte, poi, ci sono ancora remore professionali nell’utilizzo
degli oppioidi».
LINEE GUIDA - Uno strumento utile
per gli oncologi sono le nuove Linee guida della European Association of
Palliative Care sull’uso dei farmaci oppioidi per il dolore da cancro,
pubblicate di recente sulla rivista Lancet Oncology. «Finora non c’era una descrizione
così dettagliata su come gestire gli oppioidi soprattutto in caso di dolori da
cancro complicati da trattare — spiega Augusto Caraceni, direttore della
Struttura di cure palliative, terapia del dolore e riabilitazione dell’Istituto
Nazionale dei Tumori, tra i coordinatori del progetto dell’Unione Europea —.
Nelle nuove Linee guida si trovano, tra l’altro, approfondimenti su come
controllare i principali effetti collaterali degli oppioidi, come nausea e
costipazione, e sul loro utilizzo in presenza di altre malattie, come
l’insufficienza renale».
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