POLITICA
PIANO FAMIGLIA/ Binetti: senza il quoziente famigliare è solo un
bicchiere d'acqua - http://www.ilsussidiario.net
INT. Paola Binetti
giovedì 24 maggio 2012
Per decenni, governi d’ogni
colore si sono avvicendati illudendo le famiglie italiane, promettendo di porle
al centro dei propri pensieri e sbandierando programmi rivoluzionari che le
avrebbero valorizzate come meritavano. Di fatto, e in certi casi per fortuna,
un secondo dopo le elezioni, hanno continuato tranquillamente ad ignorarle.
Nonostante siano il fattore di sviluppo fondamentale della società, nonché il
suo più efficiente parafulmine. Dove sarebbero, infatti, milioni di giovani
scoraggiati, senza lavoro, senza titolo di studio, senza niente se non avessero
un padre e una madre pronti a sostenerli e disposti a continuare a farlo nel
tempo? Il governo Monti, invece, dal canto suo, finora, non si era degnato
nemmeno di farne minimamente menzione. Neanche per salvare le apparenze.
Finora. E’ giunto anche per il governo tecnico il turno di parlare di famiglia.
Il ministro Riccardi, in audizione alla Camera, ha spiegato che, al più presto,
presenterà il Piano famiglia, leggermente modificato rispetto a quello del
2007, in Cdm. «Sono stati stanziati prima 81 milioni di euro per finanziare due
fasce vulnerabili come gli asili nido d'infanzia e l'assistenza domiciliare
degli anziani; e poi 700 milioni di euro per le Regioni obiettivo, mostrando
come attraverso la famiglia si tenda a raggiungere le fasce più deboli del
nostro Paese», ha spiegato illustrandolo in sintesi. Abbiamo chiesto a Paola
Binetti come valuta il nuovo Piano.
Anzitutto, trova che vi siano
particolari novità rispetto a quello del 2007?
Rispetto al piano precedente non
ci sono cambiamenti significativi; l’unica vera novità è che si tratta, da
parte del governo Monti, del primo passo in avanti per giungere alla sua approvazione.
Trova che vi siano dei punti
particolarmente qualificanti?
Niente di eclatante, per la
verità: si tratta di misure facilmente immaginabili volte a erogare alcuni
servizi e a sostenere, per esempio, le famiglie che mandano i bambini all’asilo
nido o che hanno anziani a carico.
Quindi, tanto varrebbe destinare
quelle risorse ad altro?
Per nulla. In questo momento,
sulle famiglie italiane sta gravando un cappa di piombo, costituita da una
serie di imposizioni fiscali decisamente ostili, che ne stanno mettendo a
repentaglio la sopravvivenza. L’approvazione del piano rappresenterebbe una
boccata d’ossigeno. Sia ben chiaro, ripeto: niente di decisivo o di esaustivo,
secondo una prospettiva futura. Ma, per il presente, si tratterebbe di una
misura estremamente necessaria analogamente al dare un bicchier d’acqua ad un
uomo che sta morendo di sete. C’è un altro motivo per cui, date le circostanze,
la misura rappresenterebbe un grosso aiuto.
Quale?
C’era un livello di scoramento e
un clima di depressione tale che si era convinti, ormai, che il governo, in tal
senso, non avrebbe più fatto nulla.
E invece?
Credo che la presenza di Riccardi
abbia influito non poco.
E’ stato annunciato che il
quoziente familiare, laddove il piano dovesse essere approvato, non ci sarà
Si tratta di uno dei maggiori
punti di debolezza; la sua assenza riflette il fatto che non si tratta di un
progetto strutturale. Interviene per sanare un’emergenza, ma non pensa al
futuro.
Del resto, un progetto
lungimirante non è mai stato tra le priorità di alcun governo
Per tutti, la famiglia è il
centro, la famiglia è la priorità, la famiglia è il perno della società, e via
dicendo. Nessun esecutivo ha mai lesinato slogan di questo genere; nessuno,
tuttavia, ha mai mosso un solo dito in tal senso. Eppure, che si tratti di un
fattore di sviluppo fondamentale, anche sul piano economico, è ormai cosa nota.
Perché, allora, un tale
atteggiamento?
Credo che manchino le competenze
specifiche per affrontare il problema. Non solo nel mondo politico, ma anche in
quello economico o dell’organizzazione aziendale. Come, d'altro canto, ci sono
gravi carenze culturali. Per intenderci: non è più accettabile che una donna
che deve prendersi un permesso per portare il figlio dal dottore sia guardata
con sospetto come se stesse approfittando di chissà quale privilegio. Le stesse
aziende non si rendono conto che agevolare i legami familiari e rafforzare il
patto intergenerazionale è un investimento per tutta la società. Quindi, anche
per loro.
Lo stesso problema riguarda chi
famiglia non è ancora ma vorrebbe diventarlo?
Certo. Se le giovani coppie non
saranno aiutate a costruire relazioni solide, con una serie di garanzie nel
tempo, finiranno nel circolo vizioso di una convivenza a tempo. Non avendo
possibilità di assumersi a tempo stabile la responsabilità dell’acquisto di una
casa o di mettere al mondo dei figli, i loro stessi legami ne soffriranno,
diventando sempre più sfilacciati e fragili.
Si tratta di un problema di
acceso al credito?
In tal caso, il problema della
famiglia si intreccia a quello del lavoro. Nessuna banca concede mutui a chi
non ha lavori stabili.
Da questo punto di vista, come
valuta l’operato del governo?
Finora, da questo governo abbiamo
solamente udito promesse; promesse da parte di Monti, di Passera, della Fornero
e, adesso, di Riccardi. Si tratta di promesse importanti, concrete, con una
ripartizione di fondi, per carità. Ora, però, sarebbe il caso di passare ai
fatti.
(Paolo Nessi)
© Riproduzione riservata.
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