Che cervello quel computer - La macchina super intelligente funzionerà
come i nostri neuroni Intervista a Bandyopadhyay, lo scienziato che ha
inventato le molecole artificiali che mimano il comportamento delle cellule
cerebrali , L‘Unita (CRISTIANA PULCINELLI), 28 maggio 2012, http://www.swas.polito.it
I COMPUTER DI OGGI LAVORANO A
VELOCITÀ IMPRESSIONANTI: ALCUNI DI ESSI SONO CAPACI DI ESEGUIRE 10MILA MILIARDI
DI ISTRUZIONI IN UN SECONDO.
TUTTAVIA, POSSONO ESEGUIRLE SOLO
IN SEQUENZA, OVVERO UNA ALLA VOLTA.
Le cellule del nostro cervello
invece sono lente: «scaricano», cioè trasmettono impulsi elettrici, solo alcune
centinaia di volte al secondo.
Ma sono una squadra: milioni di
neuroni lavorano in parallelo simultaneamente e questo fa sì che tutti insieme
siano enormemente più efficienti di qualsiasi computer superveloce.
Ma non è finita qui.
Le connessioni tra i neuroni si
modificano, evolvono, rafforzandosi o indebolendosi a seconda dell'uso.
In altri termini, la rete che
formano, ovvero il cervello, impara.
Infine, il cervello è in grado,
almeno in parte, di autoripararsi: se un neurone muore, un altro prende il suo
posto.
Allora, perché non prendere
esempio da quella macchina biologica perfetta per progettare il computer del
futuro? È questa la domanda che si è posto Anirban Bandyopadhyay, fisico
indiano di 37 anni che ha al suo attivo una carriera scientifica di tutto
rispetto, tanto che si vocifera già di una sua candidatura al Nobel.
Bandyopadhyay oggi lavora al
National Institute for Materials Science in Giappone.
Da lì ha creato, insieme a un
gruppo di colleghi statunitensi, un nanocervello, ovvero un minuscolo computer
costituito di poche molecole che mima le caratteristiche del cervello umano.
Ogni molecola di questa macchina
biologica interagisce contemporaneamente con le vicine facendole cambiare di
stato e quindi funzionando come un interruttore di un computer che lavora in
parallelo.
Inoltre, anche il nanocervello
evolve e si autoripara.
Per testare la sua potenza, i
ricercatori lo hanno usato per simulare due fenomeni naturali: come il calore
si diffonde in un materiale e come un cancro cresce nell'organismo.
Ed è l'applicazione medica che ad
Anirban Bandyopadhyay sta più a cuore da quando, nel 2010, ha perso suo padre
per un ictus, come ha raccontato nel corso di un suo intervento al festival
«Poiesis» di Fabriano.
Il vostro studio apre la strada
allo sviluppo del computer molecolare che secondo alcuni sarebbe la nuova
rivoluzione in informatica? «Noi crediamo di sì.
Solo che non è chiaro se si potrà
chiamarlo computer perché i computer esistenti risolvono problemi in cui
l'algoritmo è ben definito, ad esempio l'addizione tra due numeri.
Tuttavia, nel caso in cui non si
possa definire bene il problema, questo nuovo apparecchio molecolare ci
potrebbe accompagnare nel difficile compito di cercare e trovare le
informazioni che ci sono necessarie tirandole fuori da una rete di informazioni
astronomicamente grande e complessa.
Si tratta del tentativo di
sfruttare le tecnologie biologiche e il modo in cui funzionano.
Finora noi sapevamo che i sistemi
biologici erano molto superiori alla tecnologia inventata da noi, ma non
sapevamo perché.
Ora capiamo i motivi di questa
superiorità».
Qual è il vantaggio del vostro
nano cervello rispetto ai normali computer?
«I computer biologici sono più lenti dei
normali computer, questo vale anche per il nano cervello.
Ma, in effetti, non siamo tanto
interessati alla velocità del computer, quanto piuttosto alla sua capacità di
imparare che lo metterebbe in grado di risolvere problemi mai incontrati prima.
D'altra parte, si è sempre
sostenuto che solo il computer quantistico potrebbe generare una velocizzazione
esponenziale dell'informatica classica.
Tuttavia, è possibile velocizzare
i computer anche usando oscillatori e sincronia, proprietà che troviamo in
natura, ad esempio in uno stormo di uccelli o in un branco di pesci.
L'uccello che migra è guidato da
un orologio interiore, un oscillatore potremmo dire, che si sincronizza con
quello di tutti gli altri uccelli.
Usando questo meccanismo, invece
di scrivere fantastiliardi di algoritmi sotto forma di proposizioni "se
allora", noi possiamo scrivere le istruzioni direttamente nell'hardware
della macchina fissando particolari parametri di sincronia tra le molecole.
Possiamo pensare agli oscillatori
come a diapason, ma in questo caso sono progettati in modo che invece di un
unico canale di risonanza o di comunicazione ne hanno molti.
Questo favorisce l'elaborazione
simultanea di molti livelli di informazione, o una logica di livello superiore.
È un automa cellulare dotato di
intelligenza».
Cosa sarebbe in grado di fare un
computer costruito su questi principi? «In teoria, potrebbe risolvere problemi
che un computer classico non sarebbe in grado di affrontare neppure lavorando
per tutti gli anni di vita dell'universo.
Inoltre, mentre le future
generazioni di computer "exascale" (ovvero computer mille volte più
potenti degli attuali, n.d.r.) avranno bisogno di un'energia pari a 800-1000
mega watt, il nostro automa ha bisogno di pochi watt perché usa una
comunicazione non radiativa, ovvero che avviene senza emissione di energia.
Infine, l'hardware e i circuiti
di questa macchina cambiano con il tempo, cosicché evolve».
Quali sono le applicazioni
pratiche delle macchine molecolari che state studiando? «Queste macchine
potrebbero funzionare come un cervello robotico e quindi essere utilizzate
nelle operazioni da svolgere nello spazio.
Oppure per la chirurgia medica a
distanza, anche se per fare questo dobbiamo prima raggiungere l'obiettivo di
rendere la nostra macchina operativa in una cellula e non solo in laboratorio.
Inoltre potrebbe essere utile per
il risparmio energetico trasformando ogni singola macchina che vediamo intorno
a noi e che opera utilizzando enormi quantità di energia».
CHI È
Lo studioso della tecnologia
«organica» Anirban Bandyopadhyay, 37 anni, ricercatore del Nims di Tsukuba
(Giappone), ha inventato i «nanobrain», molecole artificiali che mimano il
comportamento dei neuroni cerebrali e si occupa di organizzare una piattaforma
per creare un computer super intelligente.
A «Poiesis» ha affrontato il tema
delle decisioni, sottolineando come ogni scelta avviene selezionando tra un
numero astronomico di alternative.
La fisica quantistica potrebbe
essere la soluzione, poicé ci consente di trattare vasti insiemi di stati
possibili ad enormi velocità, grazie a processi come la sovrapposizione e la
correlazione.
IL FESTIVAL
Una edita miscela di pensieri e
visioni, di parole e di passioni: musica e teatro, cinema e poesia, arte e
scienza.
In concreto parliamo di incontri,
dibattiti, concerti, proiezioni, mostre, letture e performance artistiche.
Questo è «Poiesis», il Festival
di Fabriano ideato e diretto da Francesca Merloni, che quest'anno ha chiamato
ospiti illustri e di respiro internazionale come l'archistar olandese Rem
Koolhaas, il filosofo Giulio Giorello, il teologo Vito Mancuso, gli scienziati
Massimo Piattelli Palmarini, Giuseppe Vitiello, Anirban Bandyopadhyay, lo
scrittore Raffaele La Capria che hanno illustrato l'idea di Grande Opera (tema
di questa edizione) dal punto di vista logico, architettonico, filosofico,
fisico-quantistico, letterario.
Il lavoro, inteso come Grande
Opera dell'uomo, è stato invece discusso, tra gli altri, da Guglielmo Epifani,
il Ministro Corrado Clini e Giovanni Minoli.
Tra i numerosi altri testimoni,
sono saliti sul palco del festival Pierfrancesco Favino, Elisa, Paolo Fresu,
Petra Magoni, Marracash, Alessandro Bergonzoni, i fratelli Taviani e Carolyn
Carlson, che ha proposto una performance tra danza e poesia; i poeti Stefano
Massari, Antonio Riccardi, Gian Mario Villalta; i fotografi Gabriele Basilico,
Monika Bulaj, Giorgio Barrera, Andrea Jemolo.
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