24/05/2012 – GENETICA - "Pallottole molecolari" contro
fibrosi cistica ed emofilia - Le "pallottole molecolari"sono a base
di piccoli Rna - I test al Centro di ingegneria genetica Icgeb di Trieste per
la sintesi delle proteine di Valentina Arcovio, http://www3.lastampa.it
Così come l'iniettore regola il
flusso del carburante indispensabile per far camminare l'auto, anche i nostri
geni usano una sorta di «iniettore cellulare», che regola la corretta
produzione di proteine indispensabili per l’organismo. Solo che, quando questo
iniettore, chiamato «splicing», non funziona più, ripararlo non è facile come
fa il meccanico con l’auto. E' certamente più complicato, ma non impossibile.
In uno studio finanziato da Telethon e dalla Fondazione italiana fibrosi
cistica il Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologie (Icgeb)
di Trieste ha sviluppato particolari «pallottole molecolari», a base di piccoli
Rna, mirate a risolvere questo difetto genetico, responsabile di tre gravi
malattie: la fibrosi cistica, l'atrofia muscolare spinale (Sma) e l'emofilia. I
risultati sono stati pubblicati sulla rivista «Human Molecular Genetics».
Il team triestino, in
collaborazione con l'Università di Ferrara, ha sperimentato in laboratorio
queste speciali pallottole in grado di «riparare» l'«iniettore cellulare»
deputato alla corretta sintesi delle proteine. «Dobbiamo pensare ai nostri geni
- spiega Franco Pagani, responsabile del Laboratorio di Genetica Molecolare
Umana dell'Icgeb e membro del comitato scientifico dell'Osservatorio Malattie
Rare - come a una sequenza di informazioni discontinua: solo una porzione del
suo contenuto va effettivamente tradotta in proteina. Quando un gene viene
copiato in Rna messaggero, prima che questo faccia da stampo per la sintesi
proteica alcune sue parti vengono rimosse da un macchinario cellulare
specializzato: questa attività è appunto lo “splicing” ed è importante che
avvenga con assoluta precisione». Nei pazienti affetti da alcune malattie
genetiche rare ci può essere un difetto genetico che compromette la corretta
rimozione dei pezzi dell'Rna messaggero, portando quindi alla produzione di una
proteina difettosa.
«E' quello che succede -
sottolinea l'esperto - in quasi il 99% dei casi di fibrosi cistica e in piccola
percentuale anche nei casi di Sma ed emofilia». Da qui l'idea dei ricercatori
di creare pallottole molecolari, mirate direttamente a correggere il difetto.
«Per ripristinare un corretto “splicing” dei geni che risultano difettosi in
queste malattie - spiega Mirko Pinotti, che ha coordinato il gruppo dell'
Uniersità di Ferrara - abbiamo sfruttato dei piccoli Rna chiamati U1 snRNA che,
opportunamente manipolati, sono capaci di appaiarsi in modo specifico al gene
bersaglio e guidare correttamente il macchinario addetto allo “splicing”,
evitando così che vengano rimosse porzioni che, invece, vanno mantenute nella
proteina matura. Nel caso dell'emofilia i livelli di correzione raggiunti, se
ottenuti nei pazienti, sarebbero abbondantemente sopra la soglia terapeutica».
Per questa patologia specifica, poi, una nuova strategia potrebbe significare
tanto, considerato che solo il 25% dei malati di emofilia del mondo, come
denuncia la FedEmo, hanno accesso alle cure. Certo non siamo arrivati a una
nuova cura miracolosa, ma i presupposti ci sono.
Il nuovo sistema, già brevettato,
ha funzionato perfettamente sulle cellule, consentendo ai ricercatori di
ripristinare i livelli sufficienti di proteina. Ma attenzione a non confondere
questa strategia con la classica terapia genica. «Il sistema - sottolinea
Pagani - ci permette di correggere il difetto genetico direttamente in loco,
lasciando quindi il gene nel suo contesto e mantenendone così i naturali
meccanismi di regolazione». Praticamente è come quando il meccanico ripara
l'iniettore dell'auto senza cambiare tutto il motore.
Potenzialmente questo stesso
sistema potrebbe essere utile anche a trattare malattie genetiche dovute a
difetti in geni molto grossi e complessi. Inoltre, potrebbe consentire di
trattare anche malattie a eredità dominante, dove il risultato del difetto
genetico non è l'assenza di una proteina, ma la presenza di una proteina
anomala dagli effetti tossici.
«Prossimo obiettivo - conclude
Pagani - sarà perfezionare ulteriormente questa tecnica e verificarne
l'efficacia anche nel modello animale di queste malattie veicolando i piccoli
Rna in vettori virali. Potenzialmente sono tante le patologie di origine genetica
dovute a problemi di “splicing”: la speranza è quindi mettere a punto una
strategia non solo mirata ma anche ad ampio raggio d'azione».
Nessun commento:
Posta un commento