25 Maggio 2012 - Verità e Vita apprezza le decisioni contro
l’eterologa. Tuttavia l’omologa -promossa dalla legge 40- consegna tutto
l’abominio della FIVET alla famiglia - Comunicato Stampa N. 127, http://www.comitatoveritaevita.it
Anche Comitato Verità e Vita
apprezza la decisione della Corte Costituzionale di rigettare le eccezioni di
incostituzionalità sollevate dai giudici di Catania, Milano e Firenze a
proposito del divieto di fecondazione eterologa sancito dalla legge 40/2004, confermando,
ci auguriamo in via definitiva, il diritto del figlio all’identità genetica e
alla famiglia naturale.
Il divieto di fecondazione
eterologa, che lede profondamente il diritto del figlio così concepito a
conoscere le sue radici, è stato, in fase di discussione della legge 40, il
caposaldo, la linea del Piave da difendere a tutti i costi della quasi totalità
dei pro-life, assieme alla CEI, secondo la linea di compromesso: passi
l’omologa, ma l’eterologa NO!
Ma neppure in questo momento di
soddisfazione si deve dimenticare che tale divieto, pur importante e giusto, è
ben poca cosa rispetto a quanto tuttavia la legge 40 consente in violazione di
fondamentali diritti del concepito in vitro e della sua dignità sia
nell’articolato originario, sia per le successive sentenze. Come sarebbe
rispettato il suo diritto alla vita richiamato dall’art.1, dall’adozione di
tecniche con altissimi tassi di abortività programmata, con un tasso globale
così alto di esiti negativi e fatali che in nessun altro ambito della medicina
sarebbe ammesso dalla deontologia medica e dalle stesse autorità sanitarie? E
da un articolato che per ben due volte lo abbandona al braccio della legge
sull’aborto n.194?
La sentenza 151 del 18 aprile
2009 della stessa Corte Costituzionale, abolendo il limite del numero di tre
embrioni da produrre e impiantare, e affidandolo alla discrezionalità del
medico, ha reintrodotto la pratica della produzione di embrioni soprannumerari
e incrementato la crioconservazione che svilisce ulteriormente la dignità di
queste creature. Di fatto, i cosiddetti paletti che avrebbero, nel progetto di
chi, in campo pro-life, ha proposto e caldeggiato la legge 40, tutelato
l’embrione umano, sono nella quasi totalità saltati.
Rimane per ora il divieto di
eterologa. E, se ci rallegra per le ragioni su esposte, non può tuttavia non
indurre un’amara considerazione su questa sorta di eterogenesi dei fini: la
Consulta riconosce il diritto di accedere alla fivet soltanto alla famiglia,
che, quando si lascia irretire dal fascino della tecnologia e dimentica che
ogni figlio è solo dono, si fa detentrice del potere di vita e di morte di un
alto numero di embrioni.
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