Aborti in aumento per colpa della crisi. Alla clinica Mangiagalli si
allunga la lista di attesa, Giovedì 19 Marzo 2009, Milano cronaca di Arianna
Ascione, http://milano.blogosfere.it
Parlare di aborto è sempre molto
difficile, anche se in realtà molti politici (spesso uomini) lo fanno, e a
sproposito. E' una questione che riguarda un aspetto delicatissimo della vita
di una donna e che deve essere considerato nella sua difficoltà. Se è difficile
scegliere di tenere un bambino, quando si rimane incinte in situazioni
precarie, è altrettanto, se non addirittura più, difficile decidere di
interrompere la gravidanza. Perfettamente consapevoli di quello a cui si andrà
incontr, difficoltà psicologiche e rimorsi in primis. O rabbia, per essere
state costrette a farlo da fattori esterni.
E' una scelta che sicuramente non
viene fatta con leggerezza come si fa pensare e forse, se non ci fosse tutta
questa difficoltà nel reperimento di metodi "di emergenza", ci
sarebbero molte meno richieste di aborto. La clinica Mangiagalli di Milano
infatti ha segnalato un picco di richieste dovute principalmente a difficoltà
economiche. Solo 13 mila posti di lavoro a rischio solo tra gennaio e febbraio.
Lavori che si perdono, mutui da
pagare, precariato, studi da finire: presumibilmente quando si scopre di essere
incinte in queste condizioni la gioia di una gravidanza viene offuscata da nubi
nerissime. Alla Mangiagalli si fanno 1.700 interruzioni di gravidanza all'anno,
e sono in aumento fra le italiane. Le extracomunitarie invece spesso ricorrono
a aborti-fai-da-te o clandestini per paura di essere denunciate se sono
irregolari, con gravi rischi per la salute.
E non è certo una mera questione
di degrado sociale: il direttore sanitario Basilio Tiso spiega che
"Mai come adesso la mancanza
di soldi sta condizionando la decisione di tenere un bambino, anche e
soprattutto tra le italiane. È uno degli effetti della crisi finanziaria"
Il primo segnale è l'allungamento
delle liste d'attesa: dai sette giorni previsti dalla legge 194 in Mangiagalli
si arriva anche a dieci/dodici.
"C'è un'ondata allarmante di
richieste che facciamo fatica a soddisfare. La prima ipotesi che ci viene in
mente per giustificarla è la recessione. Chi fa fatica ad arrivare a fine mese
spesso rinuncia a fare un figlio. È una triste realtà"
Il 12% delle donne che chiedono
di abortire sono disoccupate, il 3% in cerca di lavoro, il 10% studentesse, il
12% casalinghe: proprio la mancanza di ocupazione, o al contrario, la
difficoltà di conciliare famiglia e lavoro (per quante bugie si possano
raccontare le donne sono ancora fortemente penalizzate da questo punto di vista
e devono attaccarsi con le unghie salde alla scrivania o al nastro
trasportatore della fabbrica per non perdere il posto. Figurarsi chiedere periodi
di astensione) fanno propendere una donna per questa scelta.
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