“O la cavia o la vita”: ma chi fa polemica ha letto l’articolo? - Continuano
sul sito di Panorama e sui social network le polemiche per la copertina del
numero in edicola. Così l’autrice dell’articolo ha risposto dalle pagine del
suo blog: di Barbara Gallavotti, http://blog.panorama.it
Sul numero di ieri di Panorama è
uscito un mio articolo dal titolo O la cavia o la vita. Purtroppo non posso linkare
l’articolo perché il giornale non lo ha reso ancora disponibile in rete, ma
basta farsi un giro in internet per capire le reazioni che ha suscitato (forse
anche perché essendo richiamato in prima pagina era molto visibile).
Devo quindi provare a rispondere
ad alcune delle questioni sollevate. Cercherò di essere sintetica ma i punti
sono molti. Dunque alcuni lettori dicono:
1) L’articolo è a favore della
vivisezione. Ho l’impressione che moltissimi l’articolo non lo abbiano proprio
letto. Comunque non era, o almeno non voleva essere, né a favore nè contro la
sperimentazione sugli animali. Nell’articolo ho cercato di rispondere alla
domanda: a cosa serve la sperimentazione sugli animali e cosa accadrebbe se la
si sospendesse. Insomma, ho cercato di capire se la sperimentazione animale è
utile. Se sia giusta o meno è una questione diversa, di cui la società civile
deve dibattere. Ma a mio avviso per dibattere e per prendere poi delle
decisioni responsabili (direi “adulte”) si devono conoscere i fatti che ho
tentato di esporre. Purtroppo abbiamo tutti un problema con la tecnologia: ne
vogliamo i benefici, ma rifiutiamo la responsabilità delle sue sgradevolissime
implicazioni. Vogliamo l’energia pulita, ma non l’eolico che è brutto e con le
sue pale ammazza gli uccelli. Vogliamo cibo abbondante ed economico per tutti,
ma non gli ignobili pesticidi che servono per coltivarlo. Vogliamo una medicina
che ci curi, ma non che venga versato il sangue delle cavie. Io credo nella
scienza, e penso che in futuro potremo forse risolvere i nostri problemi
energetici, coltivare in modo più ecocompatibile, e fare a meno delle cavie. Ma
dobbiamo lavorare molto per arrivare a questi obiettivi, e comunque al momento
non sono in vista. Quindi, al momento, dobbiamo affrontare la realtà. Ma
qualcuno dice che la realtà non è quella che ho descritto, ed ecco il punto
successivo.
2) La sperimentazione sugli
animali è inutile e può essere sostituita da test in vitro. Nell’articolo gli
esperti che ho intervistato sostengono che allo stato attuale non esistono
mezzi per sostituire COMPLETAMENTE la sperimentazione sugli animali. Dunque, se
rinunciassimo del tutto alla sperimentazione sugli animali, dovremmo anche
rinunciare a nuovi farmaci. I lettori dicono che è falso, che potremmo avere
ugualmente i farmaci che ci occorrono, sperimentando su cellule in vitro (molti
dicono sulle staminali). Anche a me piacerebbe moltissimo che fosse così, e
anzi, sono convinta che la medicina arriverà al punto in cui potrà fare a meno
degli animali. Personalmente, non vedo l’ora. Però per ora non è così, stando a
quanto dicono tutti gli articoli scientifici. Un collega mi ha segnalato questo
articolo di The Lancet, una delle più prestigiose riviste scientifiche al
mondo. Purtroppo è in inglese, come tutte le riviste scientifiche, ma sarebbe
utile leggerlo perché fa un po’ il punto. Tra le altre cose gli autori
scrivono: “A nessuno è permesso usare animali dove esistono alternative
percorribili” (Nobody is permitted to use animals where there is a viable alternative).
E scrivono anche: “L’agenzia che regola i prodotti medicinali e di salute nel
Regno Unito ha sostenuto che i test senza animali siano usati ovunque è
possibile, ma aggiunge che a oggi non ci sono metodi di laboratorio per
sostituire completamente la sperimentazione sugli animali” (The UK’s Medicines
and Healthcare Products Regulatory Agency has acknowledged that non-animal
testing is used wherever possible, but adds that “at present there are no
laboratory methods available to totally replace animal testing of medicines).
L’articolo fa riferimento al Regno Unito (UK), ma anche da noi le regole
impongono che nessuna sperimentazione sugli animali possa essere condotta a
meno che i ricercatori non dimostrino che non esistono alternative. Ma perché i
farmaci non possono essere totalmente sperimentati in vitro? Perché, dicono i
ricercatori, una cosa è capire l’effetto di una molecola su un mucchietto di
cellule, e ben altra è capire come si comporta all’interno di un corpo. Gli
organi sono strutture complesse, e possono metabolizzare, cioè assorbire, le
molecole che usiamo come farmaco in modo molto diverso. Questo fatto comporta
molte cose, ad esempio per quel che riguarda la tossicità: un candidato farmaco
può essere del tutto innocuo in vitro, ma fare un sacco di danni dentro un
organismo. Possiamo immaginare il candidato farmaco come un chiodo: può avere
un effetto totalmente diverso se viene appoggiato su un pezzo di ferro o se
viene gettato negli ingranaggi di un motore che funziona a pieno ritmo. Questo
almeno è quello che ci dicono i ricercatori. Ma l’obiezione successiva mette in
dubbio proprio la loro buona fede.
3) I ricercatori mentono perché
vengono pagati dalle multinazionali. Le multinazionali e le industrie possono
essere accusate di diverse nefandezze, ma qui si sta sostenendo che sono
autolesioniste. Scusate, ma lo scopo di una casa farmaceutica è di vendere un
farmaco, giusto? E allora, se esistessero alternative alla sperimentazione
sugli animali, perché si dovrebbero sobbarcare spese enormi (la sperimentazione
sugli animali costa molto di più di quella in vitro, e poi ci sarebbero
migliaia di ricercatori “di base” da corrompere)? solo per il gusto di
torturare degli esseri viventi? Inoltre questa tesi presume che tutta, ma
proprio tutta, la comunità scientifica sia composta da individui crudeli e
privi di scrupoli. Io sarò ingenua, ma di ricercatori ne ho conosciuti tanti, e
nessuno mi è sembrato un mostro sadico. Sono stata anche accusata di avere
intervistato solo persone di parte. Ma se devo capire come funziona la ricerca
su un farmaco devo andare alla fonte, cioè chiedere a chi i farmaci li studia.
Loro mi raccontano dei fatti, io li riferisco, e poi ciascuno tira le somme in
base anche alla sua coscienza.
4) La ricerca sugli animali non
fornisce risultati certi, al punto che la stragrande maggioranza dei farmaci
che inizialmente sembrano promettenti si rivelano poi non adatti all’uomo.
Questo è assolutamente vero. Gli animali non sono esseri umani, e quindi ciò
che funziona su di loro può non funzionare su di noi. Però i test sugli animali
danno delle indicazioni di massima importantissime, soprattutto per ridurre al
minimo il rischio di nuocere agli esseri umani che per primi proveranno il
nuovo farmaco. Ad esempio un ricercatore che non ho citato mi diceva che quando
si inizia la sperimentazione su esseri umani, si incomincia somministrando al
paziente un decimo della dose che si è rivelata non tossica sugli animali. La
medicina non è una scienza esatta e procede per tentativi ed errori. Purtroppo
non abbiamo strategie migliori, al momento. A meno di non prendere atto della
situazione e decidere che comunque il sacrificio degli animali non è
sopportabile.
5) La gran parte degli animali
viene vivisezionata per scopi non medici. Nel mio articolo ho cercato di
spiegare perché gli animali vengono usati nella ricerca biomedica, e cosa
succederebbe nel caso decidessimo di farne a meno, quindi mi riferivo solo agli
esperimenti a scopo medico. Comunque il Ministero della Salute tiene un registro
di tutti gli animali utilizzati in Italia per la sperimentazione, e trovate qui
le tabelle più aggiornate. Nella tabella 2.1 si spiega in che tipo di
sperimentazioni vengono coinvolti gli animali. A parte le sperimentazioni volte
a mettere a punto farmaci per uso veterinario, mi pare che tutto il resto sia
sostanzialmente riconducibile a usi medici per umani (o di ricerca di base, che
però è essenziale alla medicina). Qualcuno è preoccupato per l’uso di animali
nella produzione dei cosmetici: sempre su Panorama si può leggere che questo
uso è attualmente fortemente limitato e prestissimo sarà del tutto proibito,
credo con sollievo di tutti.
6) Accetto la sperimentazione
animale ma non su cani, gatti e cavalli Questa è una posizione che non tutti
condividono, ma che come le altre merita rispetto perché esprime una
sensibilità. La stragrande maggioranza della sperimentazione animale utilizza i
topi e solo in fasi più avanzate prevede gli animali che amiamo di più.
Possiamo immaginare di fare a meno di certe specie (nel caso includerei
sicuramente le scimmie). È possibile che in certi casi possano essere
sostituite da altre, magari allungando i tempi e aumentando i costi. In altri
casi probabilmente non potrebbero essere sostituite, e quindi al solito ci
troveremmo di fronte all’alternativa o di rinunciare al farmaco o di accettare
un rischio molto alto per gli esseri umani che per primi lo proveranno. Fra i
vari messaggi, c’era anche qualcuno che suggeriva di sostituire gli animali che
vogliamo salvare con carcerati per crimini gravi che in cambio potrebbero
godere di sostanziosi sconti di pena. Era una provocazione, spero.
7) Non accetto nessuna forma di
sperimentazione animale, neppure sui topi. Anche questa è una posizione
assolutamente rispettabile. Me ne ha scritto fra gli altri un animalista
vegetariano che probabilmente fa anche a meno dei farmaci proprio perché non
vuole utilizzare qualcosa di testato sugli animali. Questa persona è
estremamente coerente e ha tutto il mio rispetto. Un ricercatore però mi
ricordava che nelle cantine muoiono molti più topi di quanti ne vengano
utilizzati nella ricerca, fra gli atroci tormenti causati dal veleno. Se
decideremo di non utilizzare più i topi per la ricerca, dovremo anche
mobilitarci per la messa al bando dei topicidi.
8) Lei ha scritto queste cose
perché è stata pagata dalle multinazionali. Vi garantisco che non è così, ed
escludo anche di essere stata compensata in qualsiasi modo a mia insaputa:
appartengo a quella stragrande maggioranza degli italiani che conosce
personalmente ogni singolo euro che entra o esce dalle sue tasche, e se ci
fossero stati movimenti insoliti me ne sarei accorta. Del resto, anch’io potrei
sospettare che le molte voci che hanno scritto esprimendo dissenso siano
pilotate dalla lobby dei produttori di attrezzature per test in vitro. Ma non
lo faccio: resto totalmente convinta della buona fede dei miei lettori.
9) Non compreremo mai più
Panorama. Beh, ognuno è libero di scegliere cosa leggere. Però ultimamente
abbiamo tutti la tendenza a seguire solo i mezzi di informazione che dicono le
cose con cui siamo d’accordo. Ma i mezzi di informazione, non dovrebbero avere
il coraggio di trattare temi controversi e voci discordanti, purché le fonti
siano sempre dichiarate e trasparenti? E se leggiamo solo quelli che sappiamo
già essere d’accordo con noi, non rischiamo di chiudere un po’ i nostri
orizzonti?
Mi scuso con i lettori, ma non
credo che continuerò la discussione su questo blog, Non voglio sottrarmi al
dibattito, ma penso che in caso il posto giusto per farlo sia il giornale.
Spero solo che la discussione possa essere pacata. Qualcuno mi ha detto che
avrei dovuto scrivere sotto pseudonimo. Ma scherziamo? Non sono mica un blogger
dissidente che in Iran si oppone ad Mahmud Ahmedinejad!
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