FAMIGLIA/ Introvigne: ecco chi sono i veri nemici - INT. Massimo
Introvigne, lunedì 28 maggio 2012, http://www.ilsussidiario.net/
“La famiglia nasce da un dato
naturale, e non possiamo reinventarla a nostro piacimento”. Lo dice Massimo
Introvigne, sociologo e opinionista, alla vigilia del VII incontro mondiale
delle famiglie, che comincerà mercoledì prossimo a Milano per concludersi con
la messa che Benedetto XVI celebrerà domenica 3 giugno all’aeroporto di Bresso.
“La famiglia fondata sul matrimonio fedele tra un uomo ed una donna ed aperta
alla vita, al di là di tutte le evoluzioni culturali che la caratterizzano,
continua ad imporsi come la via maestra per la generazione e la crescita della
persona” aveva detto il cardinale Angelo Scola nella conferenza stampa di
presentazione dell’evento. È di quelle “evoluzioni culturali” che
IlSussidiario.net ha parlato con lo studioso torinese.
“Uno dei grandi insegnamenti di
Benedetto XVI” spiega Introvigne “è che non si può dissociare la crisi
economica dalla crisi morale. Sono sempre collegate e si rinviano l’una
all’altra, non lo dobbiamo mai dimenticare. Detto questo, solo uno stolto negherebbe
che esista una crisi economica che influisce negativamente sulla famiglia anche
perché pochi governi, nonostante le declamazioni di principio, considerano
davvero la famiglia una priorità”.
Dove sta invece la crisi
culturale che sarebbe tutt’uno con la crisi economica?
È una crisi che viene da lontano
ed ha le sue radici nell’illuminismo. Pensiamo alle polemiche di Rousseau sulla
famiglia come luogo in cui ai bambini vengono trasmesse superstizioni e cattive
idee. Già allora si cominciò a mettere in discussione i legami organici.
Oggi quando parliamo di famiglia
dobbiamo ormai specificare che si tratta di famiglia tradizionale, oppure dire
che intendiamo la famiglia costituita di uomo e donna. Non è già una dato
eloquente sul quale riflettere?
Nemo repente fit pessimus,
dicevano i medievali: nessuno arriva al fondo dell’abisso immediatamente. È
l’esito di un processo, che annovera tre tappe. Comincia con il primato
dell’individuo sulla famiglia dell’illuminismo, poi dello Stato sulla famiglia
delle ideologie totalitarie del XX secolo. In fondo al tunnel c’è la negazione:
la famiglia non è una realtà ma un’invenzione culturale che ognuno è libero di
rifare a proprio piacimento.
Un’invenzione, dice?
Sì. Se qualcuno vuole importare
la poligamia in occidente, è libero di farlo; chi vuol fare coppia omosessuale,
ne ha pari diritto; fino all’ultimo caso, che viene dalla Germania, nel quale
ci si appella alla Corte europea chiedendo l’ammissibilità dell’incesto. È
l’estremo, drammatico approdo cui si giunge quando la realtà delle cose viene
dissolta. In modo coerente, la nozione di famiglia tradizionale è semplicemente
superata.
Guardiamo la nostra storia. Cosa
ha rappresentato il ’68 per la famiglia italiana?
La premessa indispensabile per il
terzo passaggio che ho descritto. Essa si verifica quando la cultura marxista
presente nel Paese ha già ampiamente articolato il suo attacco alla famiglia
come prima depositaria dell’educazione dei figli, delegandone il ruolo allo
Stato. Questa concezione subordinava la famiglia alla collettività, nondimeno
le riconosceva ancora un valore in sé. Invece con la “fantasia al potere”
inizia una nuova fase: con la rivoluzione sessuale la famiglia “di prima” è
nient’altro che un freno alla manifestazione libera del desiderio. Questo
approccio sarà sviluppato in modo coerente nei venti anni successivi, basti
pensare ai Pacs in Francia.
Il desiderio di cui parla la
rivoluzione sessuale è lo stesso desiderio che il Catechismo della Chiesa
cattolica dice essere proprio del cuore di ogni uomo?
Credo che Luigi Giussani abbia
scritto pagine molto belle su questo tema, prendendo le mosse, e non è un caso,
da una delle parole più controverse della crisi che si era determinata in
quegli anni. Il desiderio più profondo che l’uomo, tutti gli uomini, si portano
dentro è il desiderio di Dio, il desiderio della Gerusalemme celeste. È uno dei
grandi insegnamenti di Sant’Agostino più citati dall’attuale Pontefice. Nel
desiderio, tipico di un amore vero e pieno, di essere perfettamente soddisfatti
− il che sul piano dell’amore fisico si rivela impossibile − può darsi che ci
sia il desiderio originale della Gerusalemme celeste. L’uomo però deve saperlo
e comprenderne le radici; se questo non avviene, allora quel desiderio
dell’altro minaccia di divenire autodistruttivo.
Si può dire cos’è la famiglia
facendo a meno del concetto di natura?
Direi proprio di no. È possibile
naturalmente mantenere la parola “famiglia”, dando però ad essa significati
completamente nuovi. La famiglia nasce da un dato naturale che non siamo liberi
di inventare. Qui le strade divergono: per il credente tale dato è creato,
iscritto in un disegno di Dio sull’universo, per un non credente tale disegno
non c’è e, coerentemente, quel dato diviene modificabile. La differenza e la
complementarità fra l’uomo e la donna appartengono a questo dato originale.
Che cosa intende per “dato
originale”?
Possiamo cambiare molte cose, ma
non possiamo cambiare il semplice fatto che un giorno siamo nati, cioè che non
ci siamo fatti da soli. Come non possiamo cambiare − fino ad oggi, ma penso mai
− il fatto che un giorno dovremo morire. Un altro dato originale è il fatto che
mentre il piccolo di tante specie animali, lasciato solo, per qualche ora
sopravvive, il piccolo d’uomo, nelle stesse condizioni, muore; quindi bisogna
che ci sia una istituzione la quale garantisce che non sia lasciato solo ma
accudito, e per molti anni sia accompagnato verso lo sviluppo. È suggestivo che
da questa riflessione nasca una scienza nuova, la sociologia.
L’immoralismo della rivoluzione
sessuale in Italia è mai diventato epoca?
Da sociologo vedo le statistiche
sull’abbassamento del primo rapporto sessuale dichiarato, sull’abbassamento
dell’età delle gravidanze prematrimoniali, sull’aumento delle convivenze prima
e fuori dal matrimonio. Posso senz’altro dire che è diventato epoca nel periodo
successivo. Aiutato da un perverso intreccio tra il costume e la legge, perché
certamente le leggi sul divorzio e sull’aborto hanno interagito con il costume
e in qualche modo lo hanno anche prodotto.
Sono gli anni del socialismo
rampante. In Italia il socialismo è stato solo la cultura di un partito di
governo?
È curioso come la cultura del
socialismo italiano, anche quello che Craxi ci abituò a considerare simpatico
per il suo moderatismo rispetto al comunismo sovietico, veicoli al proprio
interno la posizione di Turati. Il padre del socialismo italiano rivolge alla
famiglia una critica di stampo libertino che mette insieme il peggio
dell’ideologia marxista e il peggio dell’ideologia illuminista.
Questo ha avuto conseguenze sul
piano della mentalità?
Non c’è dubbio che grazie anche
alla cultura del Psi si affermò e si diffuse una forte critica agli stili di
vita e alla morale tradizionale. Essa costituì in tal modo un efficientissimo
acceleratore della società edonistica. Oggi si è andato ben oltre, tanto che
consideriamo retroguardie alcuni esponenti di quel mondo politico; ma allora,
rispetto alla morale tradizionale, l’impatto fu devastante.
Anni, fa, in alcuni saggi, lei
mostrò il nesso tra gnosi e socialismo in tema di famiglia e di morale
sessuale. Esiste una ispirazione gnostica nel modo in cui il rapporto uomo
donna è vissuto oggi?
Se ne possono vedere gli effetti
nel ritenere − non importa quanto consapevolmente − che la procreazione, ma
anche il rapporto uomo-donna, sono male, perché il male del mondo, per la
gnosi, coincide con l’esistenza di individualità distinte, la cui
moltiplicazione agevola la caduta dal mondo delle idee e dell’uno-tutto, il
Pleroma, che è buono, in quello del mondo materiale che è cattivo.
E queste antiche dottrine
arrivano fino a noi?
Non dimentichiamo che tanti
elementi gnostici hanno affascinato parte della cultura del 900, in ambito
marxista e psicanalitico. Si ricorda quando Paul Ricœur parlava dei “maestri
del sospetto”? Giovanni Paolo II riprese quella espressione di Ricœur per
indicare i principali fautori della gnosi moderna, Marx, Nietszche e Freud.
Questi sono i “nonni” dei quali gli attuali esponenti della filosofia di genere
sono i nipoti, anche se non giurerei che questi ultimi abbiano le categorie
culturali necessarie per essere all’altezza di questi temi. E tuttavia ne
rimangono influenzati.
“Maestri del sospetto”, dunque.
Sospetto di e su che cosa?
Sospetto su tutto ciò che in
Europa e in occidente è tradizionale e cristiano.
Siamo nel postmoderno, dove tutte
le ideologie si equivalgono. Quali sono le sfide con cui si misura la famiglia
oggi?
Io non penso che il problema
della famiglia possa essere disgiunto da una serie di altri problemi di ordine
culturale e morale. La rivoluzione culturale che dal ’68 arriva ai giorni
nostri e che attacca i giovani, l’individuo, la famiglia, lo Stato, l’arte, la
religione, rende la sfida globale. Quando anche introducessimo il quoziente
familiare, al quale sono peraltro assolutamente favorevole, e avessimo
rinunciato ad affrontare la crisi culturale che ancora ci avvolge avremmo
comunque perso.
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