Identità di genere: pericolosa costruzione intellettuale, 25 maggio, 2012, http://www.uccronline.it
Il colpo vincente per
l’incredibile successo dell’omosessualità nel mondo occidentale è stato offerto
dalla cosiddetta “teoria dell’identità di genere” (o “del gender”), ovvero l’ideologia
per cui non si è uomini e donne perché nati con certe identità fisiche, ma lo
si è solo se ci si riconosce come tali. Il sesso sarebbe l’aspetto biologico
dell’essere umano, e il genere sarebbe la costruzione sociale o culturale del
sesso, ovvero chiunque potrebbe determinare il proprio genere e modificarlo a
suo piacimento (secondo la “Australian human rights commission” l’essere umano
si distingue in ben ventitré generi: uomini, donne, omosessuali, bisessuali,
transgender, trans, transessuali, intersex, androgini, agender, crossdresser,
drag king, drag queen, genderfluid, genderqueer, intergender, neutrois,
pansessuali, pan gender, third gender, third sex, sistergirl e brotherboy).
Dagli anni’50, ha spiegato lo
psicologo Roberto Marchesini, si è sostenuto che nascendo “maschi” o “femmine”
si poteva diventare qualsiasi cosa, e non necessariamente “uomini” e “donne”.
Un recente articolo di Marguerite Peeters, esperta nel campo delle
organizzazioni internazionali e dei diritti umani, fondatrice nel 2003 a
Bruxelles dell’Institute for Intercultural Dialogue, ha affrontato la
questione. Contestualizza il problema
riconoscendo «un pericolo in un processo definibile come globalizzazione che
s’impone dall’alto e che, sotto forma di pari diritti e di non discriminazione,
utilizza i canali del governo mondiale per cercare di adattare un consenso a
interessi particolari, attraverso un uso manipolatore del linguaggio nel corso
del processo di costruzione di tale consenso. Non possiamo negare l’esistenza
di una lotta culturale, politica e giuridica che ha luogo in questo forum
riguardo all’identità sessuale, all’orientamento sessuale, al contenuto dei
diritti e al senso dell’universalità. In questa lotta il linguaggio è un
fattore critico». C’è una vera e propria strategia sul linguaggio, come già è
stato rivelato da un nostro collaboratore ex omosessuale.
Il termine “genere” è entrato nel
dibattito pubblico, secondo la Peeters, nelle conferenze dell’Onu degli anni
Novanta, ed è stato al centro della parità dei sessi, divenendo quest’ultima
una condizione dell’aiuto allo sviluppo. Tuttavia, ha continuato, «i sociologi
e gli psicologi appartenenti all’intellighenzia postmoderna occidentale, dalla
metà degli anni Cinquanta, hanno elaborato un significato molto diverso.
Nutrendosi allo stesso tempo del femminismo radicale e del movimento
omosessuale (che hanno entrambi lottato per ottenere l’uguaglianza solo in
termini di potere sociale), hanno distinto il genere dal sesso, limitando il
sesso alle caratteristiche biologiche che definiscono uomini e donne, e
utilizzando il genere in riferimento a quelli che consideravano essere i ruoli
socialmente costruiti dalla società per uomini e donne». Le conseguenze sono
state immediate, poiché hanno trattato «la maternità, la famiglia fondata sul
matrimonio tra un uomo e una donna, la complementarietà tra i due, l’identità
sponsale della persona umana, la femminilità e la mascolinità,
l’eterosessualità, come altrettante costruzioni sociali o stereotipi che
sarebbero contrari all’uguaglianza, discriminatori e, pertanto, da decostruire
culturalmente». Ha quindi concluso: «L’agenda del genere fa divorziare la
persona umana da se stessa, per così dire dal suo corpo e dalla sua struttura
antropologica. Così radicalmente ridefinito, il genere è una pura costruzione
intellettuale, difficile da cogliere per le culture non-occidentali».
L’assurdità della teoria del
genere, ovvero della separazione del sesso dal genere sessuale è provata
dall’esperimento sulla sessualità del dottor John Money -pioniere del cambio di
sesso e teorizzatore dell‘Identità di genere-, e dalla drammatica e nota
vicenda di Bruce (David) Raimer, fratello gemello omozigote di Brian, a cui
durante un intervento chirurgico da neonato, venne accidentalmente bruciato il
pene. Portato dal dr. Money venne usato come cavia e trasformato in Brenda,
ordinando ai genitori di educarlo come una bambina. Tuttavia Bruce/Brenda, che
nulla sapeva di tutto questo, crebbe ovviamente con atteggiamenti prettamente
maschili, venne rifiutato dai coetanei maschi e femmine con conseguenti
problemi psicologici. Il dr. Money consigliò di girare nudi per casa,
frequentare spiagge per nudisti, andare a vivere in un camper isolati fra le
montagne, ma nulla servì. Bruce/Brenda venne così bombardato di terapie
ormonali e filmini pornografici e venne deciso che i due gemelli dovessero
essere adottati da un transessuale (per convincerli che era tutto normale), ma
Bruce/Brenda minacciò il suicidio e rifiutò completamente la sua identità. La
famiglia rivelò la verità, Bruce/Brenda si amputò il seno e si volle chiamare
David Reimer, tentando inutilmente di ricostruirsi una vita sposando una donna.
Dopo aver tentato di assassinare il dottor Money, il 5 maggio 2004 si suicidò.
Money, paladino degli omosessuali e dei transessuali, ha invece concluso la sua
vita diventando il portabandiera anche dei pedofili, avendo tentato di
giustificare scientificamente la normalità dell’attrazione sessuale verso i
bambini (un altro genere sessuale?).
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